«Forse il Fiscogate è il campanello d’allarme che farà capire che è giunta l’ora di dare una svolta alla gestione da privatizzazione del fisco. Ci vuole una grossa ristrutturazione dell’amministrazione, non quella della logica dei tagli lineari che tiene all’osso l’organico, ma quella del cambio di certe mentalità che fanno perdere entrate», così aveva detto ad area tre mesi fa un dipendente dell’amministrazione cantonale delle contribuzioni. Cioè prima che il Consiglio di Stato, sulla base della conclusione dell’inchiesta amministrativa, decidesse di togliere a Marina Masoni la direzione del fisco cantonale e che il rapporto della Commissione segnalasse definitivamente diverse anomalie all’interno della Divisione delle contribuzioni (Ddc). Ma mentre le luci sul palco della scena politica si stanno affievolendo dopo il pezzo forte, dietro le quinte si sta lavorando per cercare di capire come riorganizzare la Ddc. E finalmente – con la conferenza stampa di mercoledì in cui Gabriele Gendotti ha comunicato che verrà potenziato l’organico della Ddc – si ammette che sì, che i tassatori ticinesi sono sotto pressione e che questa pressione ha influito negativamente sulla qualità dell’accertamento fiscale. Nell’inchiesta che area aveva pubblicato nei numeri 6 e 7 del 10 e 17 febbraio scorsi avevamo raccolto la voce di chi tutti i giorni ha a che fare con le pratiche fiscali dei contribuenti ticinesi. Voci interne al fisco che denunciavano il ritmo di lavoro cresciuto all’esasperazione dopo che nel 2003 si è passati dalla tassazione biennale a quella annuale. Un numero di pratiche talmente alto che il ritmo con le quali vengono sbrigate si ripercuote immancabilmente sulla qualità del lavoro e dell’accertamento fiscale. Un alto funzionario della Divisione delle contribuzioni (Ddc) ci aveva dato un’immagine che calza ancora a pennello per riassumere la situazione che si è creata nella gestione Masoni del fisco: «se 10 operai devono scavare 10 metri per mettere una condotta, dovranno arrivare alla stessa profondità anche se restano solo in 8. Per i nostri tassatori ormai è questa la musica». E ora, dopo l’esautorazione del direttore Stefano Pelli e del vice Pietro Dell’Era e dopo che la competenza della Ddc è passata dalle mani di Marina Masoni in quelle di Gabriele Gendotti si è ricominciato a parlare di un fisco che va rimesso sui giusti binari. Una prima misura concreta volta a ristabilire la funzionalità di un fisco che aveva deragliato è stata presa mercoledì dal Consiglio di Stato (Cds). «Abbiamo deciso di procedere ad un potenziamento mirato dell’organico della Divisione delle contribuzioni – ha detto in conferenza stampa il nuovo responsabile politico della Ddc Gabriele Gendotti –. L’organico verrà potenziato con 9 unità. La misura si inserisce nella volontà del Governo di garantire un confacente livello di accertamento, sostenere adeguate procedure di controllo interno, contenere il numero di tassazioni arretrate, e, in definitiva, di migliorare la parità di trattamento e di evitare possibili minori introiti per lo Stato». Un potenziamento che è la logica conseguenza di una situazione che era diventata insostenibile come dimostra anche la risposta all’interpellanza socialista di Marina Carobbio Guscetti sulla funzionalità della Ddc. Una delle domande era appunto “quante sono le pratiche per ogni tassatore? Come è stata l’evoluzione del numero di pratiche dopo l’introduzione della tassazione annuale rispetto a prima del cambiamento di sistema?”. Nella risposta data dal CdS si legge che il carico medio per tassatore nel biennio 2001-2002 era di 1’848 pratiche mentre per il solo 2005 il carico era di 1’552. Cioè mentre prima il singolo tassatore aveva il compito di sbrigare 1’848 pratiche fiscali sull’arco di due anni, ora quello stesso impiegato (tenuto conto anche degli aumenti di personale decisi con il passaggio al sistema annuale, si veda l’articolo sotto) deve seguirne più di 1’500 in un solo anno. Anche il capitolo “informatica” che avrebbe dovuto bilanciare l’aumentata mole di lavoro per tassatore è – come aveva anticipato area in febbraio – tutt’altro che soddisfacente. Il Cds ha fatto sapere – sempre nella risposta all’interpellanza della Carobbio Guscetti – che ci sono stati vari problemi di gestione e che alcuni progetti come quello dell’esazione (cioè l’incasso delle imposte) non è ancora stato portato a termine: qui l’informatica è rimasta quella in uso negli anni Novanta. Interpellato da area Gabriele Gendotti non ha nascosto di «volere con questo potenziamento mirato migliorare sì la qualità dell’accertamento fiscale e di conseguenza la parità di trattamento fra contribuenti ma anche di recuperare introiti tenendo conto pure del costo dell’aumento di personale». Una nuova concezione che è uno schiaffo alla masoniana visione del fisco. Più di prima, come prima Mercoledì il Consiglio di Stato ha annunciato l’imminente concorso per nove funzionari fiscali che andranno a potenziare l’organico di una Divisione delle contribuzioni che ha bisogno di rinfoltire le fila dopo l’aumentata mole di lavoro data, da una parte dal passaggio della tassazione biennale a quella annuale a partire dal 2003 (si veda l’articolo sopra), ma dall’altra anche da una politica di un fisco alleggerito e ridotto all’osso voluto dalla direttrice dimezzata del Dfe. Gabriele Gendotti ha annunciato che «tre unità andranno all’Ufficio persone giuridiche poiché – ha detto ad area – in questi anni non abbiamo potuto procedere a tutti i controlli che andrebbero fatti». Altri 4 potenzieranno gli Uffici circondariali di tassazione oberati dal lavoro. Infine altre 4 posizioni verranno create per formare una squadra di ispettori che possa procedere ad un accertamento più mirato laddove ce ne sarà bisogno. Il saldo fra partenti e nuovi arrivi sarà alla fine nove. Si è parlato di potenziamento ma a ben vederla sembra piuttosto una pezza messa lì alla politica di taglio del personale adottata negli anni scorsi presso la Ddc. Nella tabella in pagina si può infatti vedere la situazione attuale del personale presso i vari circondari di tassazione messa confronto con quella che sarebbe dovuta essere. Già, perché in un messaggio che risale a più di tre anni fa il Cds aveva previsto un potenziamento temporaneo per la Ddc per far fronte al passaggio dal sistema di tassazione biennale a quello annuale. Un aumento di organico che – come si vede nella tabella – non è stato rispettato e che è andato addirittura oltre nel piano di riassorbimento del personale. Ad inizio del 2006 si era già ridotto di più delle 10 unità previste. Una riduzione che sarebbe dovuta essere indolore grazie all’aumento di produttività dovuta al nuovo sistema informatico FiscoNew che ancora oggi presenta diverse pecche come ci hanno riferito i funzionari del fisco da noi interpellati nel numero 7 di area del 17 febbraio 2006.

Pubblicato il 

12.05.06

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