Sei anni e mezzo. Tanto ci è voluto affinché un processo potesse aiutare a capire perché Andrea Astorino e Salvatore Di Benedetto abbiano perso la vita mentre lavoravano. Giusto in tempo prima che scatti la prescrizione per il reato ipotizzato di omicidio colposo.
Andrea Astorino e Salvatore Di Benedetto persero la vita il 21 gennaio del 2005 mentre stavano lavorando all'interno della galleria di base dell'AlpTransit, la nuova via ferroviaria delle Alpi.
Poco dopo le 14 di quel maledetto giorno, un convoglio stava trasportando verso l'uscita il materiale d'inerti originato dallo scavo. Al chilometro 6 deve cambiare direzione perché il binario su cui viaggia è occupato poco più avanti da un treno di appoggio alla squadra di pulizia della soletta. Al momento dello scambio, qualcosa va storto. Solo la prima metà dei vagoni proseguirà sulla corsia libera, mentre i vagoni finali non cambieranno binario. Il convoglio viaggerà in parallelo per circa settecento metri. Poi l'impatto violento contro il treno-pulizia. Quest'ultimo, sbalzato in avanti, travolgerà la squadra degli addetti alla pulizia, uccidendo gli operai Astorino (31 anni) e Di Benedetto (24 anni). Per chiarire la dinamica dei fatti ed eventuali responsabilità di questa assurda duplice morte, il 26 luglio di quest'anno sono iniziate le udienze davanti alla Corte presieduta dal giudice Claudio Zali.
La procuratrice pubblica Chiara Borelli al termine di una non facile istruttoria, ha portato a giudizio quattro imputati: l'addetto al pannello di controllo del traffico treni al momento dell'incidente, il titolare dell'impresa tedesca fornitrice dei vagoni, il capocantiere e il responsabile della manutenzione del materiale rotabile del cantiere.
Il giudice Zali ha imposto al processo un calendario che dovrebbe scongiurare il termine della prescrizione di sette anni dall'evento prevista nel caso di reato di omicidio colposo formulato dalla procuratrice Borelli nei confronti dei quattro imputati.
Un processo non facile al termine di un'altrettanto complessa fase istruttoria precedente, combattuta a colpi di perizie, in gran parte sollecitate dal collegio difensivo dei quattro imputati. Il 26 e 27 luglio si sono tenute le prime due udienze, volutamente limitate dal giudice Zali alla verifica dei fatti su cui non esistono opinioni contrastanti. Davanti ai famigliari e amici delle vittime presenti in aula, il giudice Zali ha ripercorso i giorni, le ore e i minuti precedenti il fatale incidente interrogando i quattro imputati.
Nelle due imminenti udienze, (6-7 settembre) sarà il turno delle diverse perizie della procura e della difesa atte a dimostrare o negare le responsabilità così come sono state ipotizzate dalla procuratrice Borelli. La sentenza è prevista per il 17 novembre.


Il ricordo delle vittime

In un momento particolarmente toccante, il giudice Zali ha chiesto agli avvocati delle parti lese, l'avvocato Sergio Sciuchetti (legale della famiglia Astorino) e avvocato Felice Dafond (Di Benedetto) di descrivere le due vittime, per inserire nel giusto contesto il dramma umano di cui si stava discutendo in aula.
Salvatore Di Benedetto era nato a Soletta da una famiglia di origini siciliane. Trasferitosi in Ticino a metà degli anni 90, lavorava tramite agenzia interinale all'Alp Transit. Il destino tragicamente beffardo gli ha tolto la vita a soli 24 anni, a sole due ore dalla fine del turno dell'ultima giornata lavorativa che doveva svolgere all'Alp Transit. Quel maledetto giorno dell'incidente, tra i suoi colleghi di squadra, vi era anche suo fratello. Un dramma nel dramma di una famiglia duramente colpita.
Andrea Astorino, pure lui figlio di emigranti italiani, domiciliato a Bironico, avrebbe compiuto 31 anni pochi giorni dopo. Era nato a Petronà, in Calabria. Lavorava da diversi anni nel cantiere AlpTransit per la Alpine Mayreder Services Gmbh. Al momento dell'incidente, sua moglie era in attesa del loro primo figlio, ormai al quinto mese di gravidanza. Oggi il ragazzo ha sei anni, e circondato dall'amore di una famiglia molto presente, ha potuto crescere serenamente. «Fortunatamente oggi è un bambino solare» ha chiosato l'avvocato Sciuchetti.

Pubblicato il 

26.08.11

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