Il diritto alla vita degli operai

La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 3), così come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (art. 2) riconoscono il diritto alla vita come inviolabile. Un diritto che ogni governo dovrebbe garantire anche agli operai. Eppure, nelle miniere di Soma si muore da un bel po’. Sempre di più dal 2005, quando il governo turco ha imposto la privatizzazione del settore. Nel solo 2013 si sono registrati 5.000 incidenti nella regione, oltre il 90 per cento avvenuti nelle miniere.


Ai parlamentari che a fine aprile hanno chiesto al governo di intervenire con urgenza per garantire la sicurezza è stato risposto che «le miniere di Soma sono le più sicure del paese» (sic !) e che questi incidenti sarebbero inerenti «alla natura della professione di minatore».


Due mesi dopo, è accaduto l’inevitabile. L’esplosione di un compressore ha portato al taglio dell’elettricità nella miniera. Senza elettricità, il sistema di ventilazione che portava l’ossigeno sotto terra ha smesso di funzionare, si sono spente le luci, si sono fermati gli ascensori. In superficie, i parenti piangevano e urlavano la loro disperazione. Decine di metri sotto i loro piedi, uno dopo l’altro, 274 lavoratori morivano asfissiati. Ci fossero stati un compressore di riserva o un’uscita di sicurezza, molti sarebbero ancora vivi.


Recentemente, il padrone della Soma Holding si vantava sul quotidiano Hürriyet che «grazie alla privatizzazione del settore» estrarre una tonnellata di carbone costerebbe oggi 24 dollari, contro i 140 precedenti. È chiaro che a non prevedere misure di sicurezza si risparmia, poco importa se i risparmi si fanno sulla vita e la salute degli operai.  Ma non è necessario addentrarsi nelle viscere della terra turca per accorgersi che per i capitalisti, quando è in gioco il loro profitto, il diritto alla vita diventa un concetto ben relativo.

 

Come dimenticare la catastrofe dell’Eternit? l miliardario svizzero Stephan Schmidheiny è stato recentemente condannato da un tribunale italiano a 18 anni di reclusione per la sua responsabilità nella morte di oltre 3.000 operai e abitanti delle zone limitrofe alle sue fabbriche, che per anni hanno respirato fibre di amianto, perché i profitti della sua impresa erano troppo importanti per dare l'allarme e salvare centinaia di vite.


E chi si scorda il disastro di Fukushima? Quella che si è cercato di far passare come una fatalità non è altro che la conseguenza della scelta ragionata della Tepco, proprietaria dell’impianto, di ignorare il rischio di maremoto, dotando la centrale di un sistema di sicurezza inadatto ma evidentemente meno caro. Il risultato: maggiori profitti per gli azionisti e decine di migliaia di sfollati, migliaia di malati di cancro, centinaia di morti tra gli operai e i residenti della zona e danni ecologici incalcolabili.


Interrogato sui 274 minatori morti a Soma, il presidente turco Erdogan ha dichiarato: «Sono cose che succedono». Signor presidente, signori padroni che lucrate sulla salute dei lavoratori e delle lavoratrici, a Soma come a Casale Monferrato gli operai e le loro famiglie hanno la memoria lunga.
Non dimenticano. Chi costruisce palazzi sulle vite degli operai, un giorno o l’altro potrebbe subirne le conseguenze. Quel giorno, quando le vostre industrie e miniere saranno espropriate, o quando, finalmente, entrerete in carcere per scontare la vostra pena, sarà un piacere ricordarvi che «sono cose che succedono». Che sono i rischi inerenti alla professione di assassini.

Pubblicato il

05.06.2014 11:19
Olivier Peter, avvocato
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy

 

 

© Copyright 2023