Il diritto a un salario che consenta di vivere

La gente ha sempre meno soldi in tasca e fa sempre più fatica a tirare la fine del mese. Tutto è sempre più caro (la spesa per mangiare, i premi dell’assicurazione malattie, gli affitti), mentre i salari sono stagnanti, nell’accesso all’impiego non sono garantite pari opportunità a uomini e donne e le pensioni, già insufficienti, sono a rischio di ulteriori riduzioni. Non diciamo nulla di nuovo, ma lo ripetiamo e lo ripeteremo, così come faranno le lavoratrici e i lavoratori nelle piazze del 1° maggio che risponderanno all’appello dei sindacati a mobilitarsi per rivendicare “salari migliori, pensioni migliori” e, naturalmente, “parità subito”, come recita lo slogan scelto quest’anno dall’Unione sindacale svizzera (Uss) per la Festa dei lavoratori. Una festa che in Svizzera sarà anche una sorta di “antipasto” dello sciopero femminista del 14 giugno.

Le problematiche elencate in entrata ci portano a una constatazione inquietante: la situazione delle salariate e dei salariati si sta degradando nella ricca Svizzera, dove si trovano centinaia di miliardi per la piazza finanziaria, per salvare (senza porre condizioni) le grosse banche, ma dove molti padroni si rifiutano persino di compensare il rincaro che essi stessi producono aumentando i prezzi e da questo traendo profitto.
Lo confermano i dati pubblicati recentemente dall’Ufficio federale di statistica sull’indice svizzero dei salari nominali nel 2022: salari cresciuti di un modesto 0,9 per cento a fronte di un rincaro del 2,8 per cento e dunque diminuiti, in termini reali, dell’1,9. E il fenomeno colpisce oltretutto settori in cui le remunerazioni (ristorazione, logistica, commercio al dettaglio) che già sono generalmente basse. E anche dal punto di vista della discriminazione di genere la tendenza resta preoccupante, visto che ancora una volta i salari delle donne sono cresciuti meno di quello degli uomini: 0,8 contro 1,1 per cento. Ce n’è insomma ancora tanta di strada da fare per realizzare il principio, peraltro minimo, che il salario debba essere sufficiente per vivere. Dunque: “Nessun salario al di sotto dei 4.500 franchi” è la rivendicazione che sarà portata nelle piazze del 1° maggio.
E lo stesso ragionamento deve valere per le pensioni, che per consentire una vita dignitosa alle persone che hanno faticato una vita intera, vanno aumentate e non certo diminuite come vuole la maggioranza borghese del Parlamento, per esempio con la riforma della previdenza professionale Lpp21 appena approvata e contro cui i sindacati e la sinistra hanno lanciato il referendum. Una riforma che dovrà essere spazzata via in votazione popolare per impedire nuove riduzioni delle rendite e quindi scongiurare un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle pensionate e dei pensionati. Invece di favorire i profitti che banche e assicurazioni fanno con il secondo e con il terzo pilastro, va rafforzata l’Avs, l’assicurazione sociale per la vecchiaia, per esempio introducendo una tredicesima rendita come chiede l’omonima iniziativa del movimento sindacale, un piccolo ma significativo passo nella giusta direzione.
E che dire del recente allarme lanciato dall’Unione svizzera degli imprenditori per la penuria di manodopera e “del piano d’azione” per farvi fronte che ha proposto (allungamento degli orari di lavoro, allentamento della protezione dei lavoratori e finanziamento pubblico di asili nido)? Proposte semplicemente fuori dal tempo e da ogni logica, salvo la terza che viene però vincolata ad una condizione inaccettabile: «Ogni franco statale che sovvenziona l’assistenza all’infanzia deve essere destinato ad un lavoro supplementare o alla formazione e non a un aumento del tempo libero», scrive l’organizzazione padronale. Bisogna invece migliorare le condizioni d’impiego e l’ambiente di lavoro, per consentire a ogni lavoratrice e ogni lavoratore di conciliare il lavoro con la vita familiare e privata, di poter vivere con il proprio salario. E di non ammalarsi o infortunarsi a causa del lavoro, come verrà ricordato questo 28 aprile nell’ambito delle celebrazioni in occasione della Giornata internazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Pubblicato il

27.04.2023 09:20
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