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Il diffuso disagio psichico oltre l’immagine patinata dell’apprendistato

Dalla più estesa indagine sulla salute degli apprendisti svizzeri emerge che oltre metà di loro ha sperimentato disagio psichico. A mancare è un’efficace presa a carico che sappia anche appianare le differenze sociali

Dietro il successo apparente dell’apprendistato svizzero – che politici di ogni schieramento si sperticano nel definire il fiore all’occhiello formativo del paese –, si nasconde anche una realtà più problematica: migliaia di giovani affrontano l’ingresso nel mondo del lavoro in condizioni di disagio psichico, stress cronico e scarsa tutela dal punto di vista delle condizioni di lavoro. Lo dimostra la più ampia indagine mai realizzata sul tema da WorkMed, Centro svizzero per il lavoro e la salute mentale, che ha coinvolto oltre 44.000 apprendisti: i risultati costringono ad aprire gli occhi.


Secondo il sondaggio, il 61% degli apprendisti ha sperimentato durante il tirocinio problemi psichici nel senso più ampio del termine, in un ventaglio, cioè, che va da pensieri e sentimenti negativi fino a crisi e malattie psichiche. I sintomi più comuni sono depressione, ansia, disturbi dell’attenzione, e in circa la metà dei casi i problemi limitano concretamente lo svolgimento dell’apprendistato. La presa a carico dimostra, inoltre, non poche lacune: molti giovani non ricevono aiuto, né in azienda né a scuola. Come si legge nel rapporto, “i servizi di consulenza nelle scuole o nelle aziende non vengono utilizzati” e ciò, spesso, per difficoltà relative all’accesso a questi servizi, per mancanza di fiducia o per tabù. Il risultato è che il disagio resta invisibile, fino a che non compromette la salute del giovane o finché lo stesso non decide di abbandonare la formazione.
Un altro dato allarmante riguarda proprio le interruzioni del percorso formativo: il 25% degli apprendisti ha pensato più volte di abbandonarlo, un altro 25% ha valutato questa possibilità almeno una volta e, infine, il 22% ragionava su questa ipotesi al momento della rilevazione. I motivi sono spesso da ricondurre a dinamiche negative nei luoghi di formazione. Per il rapporto, il secondo motivo più frequente di abbandono dell’apprendistato (dopo lo scarso gradimento per la professione scelta) è infatti la presenza di problemi psichici (21%), seguito da problemi nel contesto aziendale (19%) come conflitti con i formatori, senso di incapacità e disagio nel gruppo di lavoro.

 

“Mi hanno fatto sentire che non sapevo fare niente” è la casella su cui hanno apposto la crocetta più della metà degli apprendisti che hanno abbandonato un percorso formativo per problemi nell’azienda di tirocinio. Lo spazio lasciato all’interpretazione è ben poco: l’ambiente lavorativo non è sempre un luogo di apprendimento, ma può trasformarsi anche in un luogo di malessere e di sofferenza psicologica non indifferente. Anche in questo contesto, le vulnerabilità sono le “solite note”: ad essere più colpite da disagio psichico sono in particolare le donne e le persone con passato migratorio. “Molti dei problemi psichici riscontrati erano presenti già alla scuola primaria”, recita il rapporto. La transizione verso il mondo del lavoro, però – con le sue richieste di produttività ed efficienza –, se non accompagnata in maniera puntuale e se non sostenuta da un ambiente lavorativo sano e realmente formativo, non fa che amplificare le vulnerabilità preesistenti.

Per circa un terzo delle apprendiste e degli apprendisti, i problemi dovrebbero essere affrontati in modo più attivo, con maggiori sforzi da parte delle figure coinvolte nella formazione professionale.
La richiesta è chiara: per far sì che l’apprendistato resti per davvero un vanto e un’opportunità, è necessario investirvi e non ignorare i problemi sociali che nell’ambito di quest’ultimo vengono a galla.

La rivendicazione

“Più vacanze per proteggere la salute mentale degli apprendisti”


A fronte dei dati emersi dallo studio WorkMed, l’Unione Sindacale Svizzera (USS) torna a ribadire l’urgenza di un miglioramento delle condizioni di lavoro degli apprendisti, a partire da un aumento delle vacanze annuali da cinque a otto settimane. La richiesta è avallata da oltre 95.000 giovani che hanno firmato la petizione indirizzata al Consiglio federale per ottenere “8 settimane di vacanza durante l’apprendistato”. Come denuncia l’USS, “due terzi degli apprendisti soffrono di disturbi psichici dovuti alle pressioni subite”. E ancora: “Il 63% segnala come principali preoccupazioni le giornate di lavoro troppo lunghe, la mancanza di vacanze e la paura di essere sopraffatti dalla scuola”. Quasi il 30% afferma che questi problemi compromettono il proprio percorso formativo. Il sistema, osserva sempre l’USS, non offre sufficiente sostegno psicologico: “Nonostante lo stress mentale, il 78% degli apprendisti colpiti non ha avuto alcun colloquio né con l’azienda formatrice né con la scuola”, contesti in cui, per i giovani, sono prioritarie la gratuità, la riservatezza e la garanzia di anonimato. “L’apprendistato è un pilastro centrale dell’economia svizzera, che promuove la mobilità sociale”, prosegue l’USS, che sottolinea però come gli investimenti si siano fin troppo concentrati sul “marketing delle carriere e sull’immagine dell’apprendistato”, e conclude sostenendo che “otto settimane di vacanza sarebbero un primo passo concreto per rafforzare l’apprendistato”.

Foto Adobe Stock

Pubblicato il

17.06.2025 17:14
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