Per prepararmi al dibattito ho letto rapporti, rendiconti, comunicati, statistiche… Comincio a capire chi vorrebbe un parlamento di professionisti: leggere un rapporto del Dipartimento federale di giustizia e polizia è come trascinare un masso in salita. Però, in compenso, ho nuotato anche nell'acqua di Zygmunt Bauman, il grande sociologo della Modernità liquida e delle Vite di scarto. In quest'ultimo saggio ho trovato l'argomento che ribalta lo slogan razzista delle pecore, al centro delle ossessioni nazionali.
Il neoliberismo, si sa, sorte l'effetto di sgretolare lo Stato sociale e di creare incertezza, precarietà, angoscia. I giovani della cosiddetta "Generazione X", quelli nati in Occidente negli anni Settanta, sono più depressi di noi, difficilmente possono fare affidamento su un posto di lavoro. E la destra al potere, impotente di fronte ai nuovi padroni del mondo che creano insicurezza, sposta il tiro e colpisce i più deboli. Gli immigrati offrono «un comodo bersaglio alternativo per le apprensioni nate dalla improvvisa precarietà e vulnerabilità delle condizioni sociali» (Vite di scarto, p.71).
Per "creare sicurezza" la destra, invece di combattere i maneggioni sopranazionali dell'economia e le mafie sempre più potenti, preferisce rassicurare i propri elettori prendendosela con gli oppressi, i rifugiati, i sans papiers, i vucumprà, i lavavetri, gli zingari, i richiedenti l'asilo: i rifiuti della globalizzazione. La destra incravattata si apre al libero mercato dei soldi e si chiude alle persone. Ma invece di sicurezza, crea xenofobia, come ho visto per strada su un grande manifesto blocheriano corretto da una mano misericordiosa. Gli stranieri, se commettono un reato, bisogna cacciarli via. Subito. Automaticamente, insistevano durante il dibattito i nostri coraggiosi campioni. Un calcio in culo au-to-ma-ti-ca-men-te.

Ho conosciuto un membro della Commissione petizioni, nel comune dove abitavo fino a qualche anno fa, che era sempre contrario alle naturalizzazioni. Sempre. Allora una volta mi sono permesso di chiedergli perché. Risposta: "Per principio". A questo onorevole non interessa conoscere chi chiede la cittadinanza svizzera, non vuol sentire parlare di leggi, Costituzione, diritti dell'uomo: cosa sono mai questi buonismi? Lui è contrario per principio. E basta. Siamo in democrazia o no? Perché ottenere la cittadinanza svizzera non è un diritto, ma un privilegio.

Durante il dibattito, seduto accanto al verde Giorgio della canonica nostra alleata, mentre ingenuamente citavo l'articolo 8 della Costituzione (capoverso 2) e tentavo di dire che straniero non significa criminale e intervenivo per difendere la Calmy-Rey, il Bertoli e i dannati della terra, ecco sul monitor di TeleTicino apparire il risultato del sondaggio: poche storie, quasi tutti stanno con democentristi e Lega… Allora non c'è proprio niente da fare. Ha ragione il candidato Torricelli: siamo colonizzati dal Blocher-pensiero.

Pubblicato il 

05.10.07

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato