Il danno e la beffa per Sandro Huber

Ha fatto scalpore questo agosto la storia di Sandro Huber e del suo minuscolo monolocale. Prima con l'interrogazione all'indirizzo delle autorità cantonali del granconsigliere socialista Bill Arigoni e in seguito con il servizio giornalistico che il Quotidiano ha dedicato al "pasticciaccio" dell'appartamento che lo sportello dell'assistenza di Paradiso ha in pratica messo sotto il naso del signor Huber. Che paga 850 franchi al mese per un monolocale che ha uno spazio abitabile di 13 metri quadrati. Meno di quanto offre una cella alla Stampa e molto di più delle case a pigione "un po' troppo moderata" che la città di Lugano ha messo a disposizione di personaggi illustri (si veda l'articolo nella pagina a fianco). Sandro Huber e altre persone in assistenza o in situazioni precarie sono invece stipate nello stabile di via Zorzi a Paradiso, con la costosa intermediazione dell'immobiliare Ticova sa. La coraggiosa denuncia del 14 agosto scorso ha avuto i suoi strascichi. Da una parte l'indignazione e le domande sulla corretta gestione degli sportelli Laps – che aspettano ancora una risposta –, ma dall'altra anche una strana coincidenza. Poco tempo dopo la denuncia di Sandro Huber, che puntava il dito anche contro la leggerezza delle autorità comunali, qualche solerte funzionario ha scoperto che nell'incarto dell'indignato cittadino mancavano un paio di documenti. Risultato? Nessun assegno di assistenza sociale per il mese di settembre e ottobre…

«Il Ticino è un circolo chiuso per i poveracci senza soldi. Senza denaro non puoi fare ricorsi, non puoi far valere i tuoi diritti, sei semplicemente escluso dal corso normale delle cose. Devi accettare i fatti come stanno, senza alzare la testa. Senza dire che non va bene. Se osi alzare la testa ecco che c'è qualcuno che te la fa pagare (e qualcuno ci ha già pensato a dargli una lezione… , ndr)».
Ma Sandro Huber non è un poveraccio, è una persona come altre che la vita ha però deciso di mettere alla prova. Ha lavorato, anche con successo, esercitando la professione di elettricista. Da giovane è stato impiegato a Zurigo presso una grossa industria ed ha anche avuto la responsabilità di dirigere una squadra di operai. A seguito di una grossa ristrutturazione Sandro Huber decide che è meglio tornasene in Ticino – «il mio più grande errore» – e di lavorare come indipendente. La sua ditta ha delocalizzato parte della produzione dove il costo del personale è nettamente inferiore. Mentre camminiamo per le strade di Lugano ci indica una palazzina poco lontana dalla redazione di area: «l'impianto elettrico di quell'edificio l'ho fatto io», dice con un certo orgoglio.
Nel corso del 2000 la vita di Sandro Huber prende di nuovo una svolta. A seguito di un'aggressione fisica non è più in grado di lavorare. Fa ricorso all'assicurazione infortuni professionali per una rendita che alla fine gli verrà negata. In seguito chiede un contributo per una riqualifica professionale, ma non ottiene neppure questa. Tira avanti così fino al 18 settembre del 2003. Non ce la fa più da solo, non riesce a mantenersi. Presenta allora una domanda di assistenza presso gli sportelli dell'amministrazione cantonale a Bellinzona. La risposta, questa volta positiva, giungerà dopo nove mesi di attesa.
Sandro Huber ha bisogno anche di un appartamento, ha divorziato da poco, e si rivolge allo sportello Laps (gli sportelli che applicano la legge sull'armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali) di Paradiso. Fa caldo dietro al vetro assolato. Sandro si toglie la giacca.
«Può immaginarselo: è difficile trovare un appartamento se sei in assistenza sociale, i locatori non vogliono assumersi il rischio di non vedersi pagare l'affitto. Così ci si deve accontentare di qualsiasi cosa e si fa fatica a trovare qualcuno disposto ad accettarti». Ma – pare – non presso l'immobiliare Ticova,  almeno secondo il funzionario comunale responsabile dello sportello Laps che suggerisce a Sandro l'intermediaria luganese. Presso gli uffici dell'immobiliare al nuovo cliente vengono fatti firmare due documenti. Solo dopo aver firmato Sandro si renderà conto che fra le clausole ce ne sono due particolarmente vantaggiose. Vantaggiose per la Ticova. In sostanza all'immobiliare, per il solo fatto di essere stata interpellata quale intermediario, spetta un'ammontare pari a due canoni di locazione. Questo anche se il contratto non andrà a buon fine e non verrà firmato (a proposito: fino a che punto può essere considerato lecito, anche da un punto di vista della concorrenza leale, questo comportamento da parte della Ticova?). 
Sandro finisce così nella sgarrupa palazzina di Via Zorzi 39A a Paradiso, di proprietà della Mirantina sa. «Era talmente usurato e sporco (si veda la foto in pagina, ndr) che ho dovuto investire una parte di quei pochi soldi che ricevevo dall'assistenza per mettere a posto il monolocale che mi avevano assegnato». L'affitto per il nuovo alloggio, un monolocale di 20 metri quadri, è di 850 franchi. «Se togliamo la superficie del bagno e del corridoietto d'entrata dei 20 metri quadri ne restano 13. Con un letto e un tavolo non ti muovi più».
Sandro si accontenta di avere trovato almeno un tetto sopra la testa. Ma in seguito – soprattutto dopo aver trovato durante le pulizie un cedolino che indicava l'affitto del precedente inquilino in 625 franchi – si rende conto che le cose non vanno per il verso giusto. La qualità dell'appartamento è veramente bassa per rapporto all'affitto, la gestione dell'immobile è lacunosa e la maggior parte degli inquilini sono persone in assistenza o in situazioni di disagio. Tutti stipati lì dentro in via Zorzi. Gli affitti hanno poi subìto un'impennata – paradossalmente – con l'arrivo di queste persone. Si fa coraggio e decide di ricorrere all'ufficio di conciliazione da una parte per chiedere un rimborso per i 2'300 franchi che ha investito per migliorare l'appartamento e dall'altra per denunciare la pratica della Ticova che – con il beneplacito dello sportello di Paradiso – affitta a prezzi esorbitanti gli appartamenti di via Zorzi incassando una lauta commissione.
Il 14 agosto scorso Bill Arigoni scrive un'interrogazione – ancora pendente – al Consiglio di Stato in cui chiede se è lecito che uno sportello di assistenza sociale instauri una collaborazione con un'immobiliare che lucra su chi è in assistenza sociale. Un paio di giorni dopo il Quotidiano riprende Sandro nel suo angusto monolocale mentre denuncia la situazione di degrado in cui è stato relegato.
Il seguito di questa storia ha un sapore davvero amaro: nel corso del mese di settembre e ottobre Sandro non ha percepito l'assegno mensile di 1'858 franchi da parte dell'assistenza sociale. Per quale motivo? Dopo un controllo della documentazione qualcuno si è accorto che mancavano le cedole di pagamento dell'affitto del monolocale degli ultimi tre mesi. Senza questa documentazione l'erogazione dell'assegno è stata bloccata. Quei soldi devono servire anche per pagare l'affitto oltre che a vivere. L'avvenuto pagamento deve essere provato. Se da un punto di vista formale la decisione è ineccepibile, dall'altro vien da chiedersi per quale motivo proprio poco dopo la denuncia pubblica siano giunti questi controlli. Se lo chiede pure Bill Arigoni che è tornato sull'argomento presentando questa volta sia una mozione che un'interpellanza. Il titolo è eloquente: "Democrazia: rispetto dei più deboli o vendetta (comportamento mafioso?)". Oltre a chiedere lumi sull'accaduto e sulla liceità dei guadagni della Ticova e della Mirantina il granconsigliere chiede anche che venga fatto un rapporto dettagliato sulla gestione degli sportelli Laps e che si discuta finalmente di una strategia per l'alloggio di modo che in futuro il denaro pubblico non venga «gettato nelle tasche degli speculatori».
Ma c'è anche da chiedersi per quale motivo Sandro non ha pagato l'affitto: «presso l'ufficio di conciliazione non siamo riusciti a trovare un accordo. Sono dovuto ricorrere alla pretura e ora ho un'udienza il prossimo 19 novembre. Gli affitti che non ho pagato corrispondono alla cifra che mi deve la Mirantina per i lavori di rinnovo che ho pagato di tasca mia. Avevo paura che incassando 2'300 franchi l'assistenza mi avrebbe decurtato l'assegno. Ora però mi ritrovo di nuovo a terra. La mia unica speranza è che la situazione si sblocchi con l'intervento del giudice».
Sandro Huber aveva intenzione di cambiare appartamento, grazie ad un amico aveva trovato un 2 locali e mezzo a meno di 850 franchi. Al momento di dover versare la caparra gli sono però mancati i soldi. Vive ancora nei suoi 13 metri quadrati.

Giudizi sindacabili

Ettore Vismara, sindaco di Paradiso, non ci sta proprio alle domande sulla vicenda Ticova. L'avvocato si arrabbia, chiama fuori sé e il suo comune da ogni responsabilità. Noi l'avevamo contattato per fargli una semplice domanda: "alla luce dell'accaduto intendete ancora indicare a chi ha bisogno l'immobiliare Ticova?". Che ricordiamo: intasca lauti compensi per l'intermediazione fra la Mirantina, la società proprietaria della fatiscente palazzina in via Zorzi a Paradiso, e il cliente. La condizione di Sandro Huber (si veda l'articolo sopra) è solo uno dei casi in cui chi è in uno stato di necessità non ha molto da scegliere, da alzare la testa.
Il sindaco di Paradiso si arrabbia con noi, con Bill Arigoni (reo, secondo lui, di aver montato la faccenda ad arte) e con chi si è rivolto all'associazione inquilini e alla stampa (senza aver chiamato prima lui... e poi andiamo a vedere chi è questo signore...[sic!]).
«È chiaro che per queste persone non possiamo trovare alloggio presso la proprietà Mantegazza», ci ha detto Vismara. Ha perfettamente ragione. L'avvocato ci ricorda ancora che la sua amministrazione non fa altro che dare una lista di immobiliari "disponibili" e che secondo il diritto è poi il cittadino che deve far valere le proprie ragioni. Ma lei ci è andato a vedere questo appartamento da 13 metri quadri (gli abbiamo chiesto)? No, non vedo perché avrei dovuto farlo. Non spetta a me (ci ha risposto).
Un dialogo telefonico assurdo e volgare. Se i municipi hanno delle difficoltà a far applicare la legge sull'armonizzazione delle prestazioni sociali mettano alle strette il Cantone per adottare una politica degli alloggi degna di questo nome (lo possono fare anche tramite la "cattiva" stampa). Bill Arigoni da anni chiede maggiore attenzione. La denuncia di Sandro Huber poteva servire anche a questo. Oggi invece la denuncia di un semplice cittadino viene vista come un fastidio, come chi è andato troppo il là.  Secondo Ettore Vismara Sandro Huber avrebbe dovuto seguire un altro ordine di gerarchie, non lamentarsi in pubblico. Considerazioni vergognose.

Pubblicato il

26.10.2007 05:00
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