Il coraggio di osare a scioperare

Ovunque in Europa si osa sempre di più nell’ambito dei conflitti sindacali: in Spagna alla Posta, in Ungheria presso la fabbrica Audi, in Germania nei servizi di sicurezza degli aeroporti, in Belgio nei supermercati Lidl e Carrefour e in Austria nei settori della sanità e della socialità. Sono solo alcuni esempi tra i tanti degli ultimi dieci mesi.
Significativo è che la maggior parte degli scioperi si registri nel settore terziario e che sempre più donne vi prendano parte. Si pensi per esempio alle 8.000 lavoratrici dell’amministrazione di Glasgow (in Scozia) che hanno incrociato le braccia lo scorso ottobre, toccando l’apice di una protesta contro la discriminazione salariale che andava avanti da 12 anni. Oppure all’attuale rivolta in Irlanda di 40.000 infermiere e ostetriche, che per tre giornate hanno garantito solo i servizi di pronto soccorso: chiedono una valorizzazione delle loro professioni, in particolare un aumento dei salari attorno al 12 per cento.


Un nuovo fenomeno conosciuto da tempo è quello degli scioperi transnazionali: presso Amazon si sono già più volte (l’ultima in novembre in occasione del “Black Friday”) mobilitati i lavoratori dei centri di spedizione in Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna. A fine 2017 la minaccia di sciopero durante le festività natalizie del personale della compagnia area Ryanair, emblema del dumping, ha invece coinvolto sei paesi. Allora Ryanair promise di trattare, ma solo l’ondata di scioperi della scorsa estate ha costretto la società a iniziare delle trattative.
Questo nuovo coraggio viene ricompensato: le donne di Glasgow hanno ottenuto complessivamente 100 milioni di franchi supplementari, gli scioperanti ungheresi Audi ci hanno ricavato aumenti salariali dell’8%, mentre gli impiegati postali spagnoli aumenti dell’11 per cento, a cui si aggiungono 12.000 assunti a tempo indeterminato e una conseguente riduzione degli impiegati temporanei dal 30 all’8%. Amazon ha dal canto suo già dovuto cedere in Italia siglando un accordo sperimentale con i sindacati. E anche Michael O’Leary, il potente amministratore delegato di Ryanair, ha dovuto piegarsi: ancora nel 2017 sosteneva che «i sindacati sono delle bande con i giorni ormai da tempo contati» e oggi deve sottoscrivere convenzioni collettive in diversi paesi; oggi ha queste “bande” in casa.

Pubblicato il

14.02.2019 09:57
Roland Erne