Il contratto non è una farsa

Allo Schauspielhaus, il celebre teatro di prosa di Zurigo, tecnici e maestranze sono di nuovo in agitazione. Il loro contratto collettivo di lavoro scade infatti a fine gennaio 2007 e la società che gestisce questa istituzione culturale vorrebbe rinnovarlo solo a determinate condizioni. Le trattative sono in corso; ma il clima s'è fatto subito teso.

«Siamo fiduciosi che nelle prossime due settimane, cioè entro il 27 novembre, sarà possibile trovare una soluzione per un nuovo contratto collettivo di lavoro». Così s'è espresso martedì il segretario del sindacato Unia per la regione Zurigo-Sciaffusa, Roman Burger, a conclusione di un incontro "al vertice" con la Schauspielhaus Ag.
La delegazione della società era guidata, contrariamente che in passato, dal sindaco di Zurigo Elmar Ledergerber ed era composta da diversi membri del consiglio d'amministrazione; dal lato sindacale, a fianco di Burger c'era anche il copresidente nazionale di Unia Vasco Pedrina. Il segretario zurighese ha risposto in modo laconico alla nostra domanda perché le due delegazioni s'erano accordate di mantenere il silenzio stampa sui contenuti del colloquio fino a quando non si fosse trovato una soluzione.
Gli abbiamo allora chiesto quali fossero state le decisioni dell'assemblea tenuta il 9 novembre dal personale tecnico del teatro. «Ha deciso chiaramente di respingere l'ultimatum del consiglio d'amministrazione – ha detto Burger – che impone di accettare senza condizioni le richieste unilaterali di smantellamento. Ha inoltre deciso, da un lato, che ci si debba nuovamente difendere se la società tenta unilateralmente d'imporre qualcosa, e che si facciano i preparativi necessari; dall'altro lato, l'assemblea ha fatto ancora una proposta al consiglio d'amministrazione, concernente appunto l'incontro appena avvenuto per trovare una soluzione "in extremis"».
Il settimanale di destra "Weltwoche" in un velenoso articolo contro il sindacato Unia ed il suo segretario zurighese, definisce l'ultimatum della Schauspielhaus Ag come il tentativo di non farsi più ricattare; e rimprovera ad Unia di non saper riconoscere che non l'attuale sovrintendente Matthias Hartmann, ma il suo predecessore Christoph Marthaler aveva fatto al personale false promesse, dandogli sì un riconoscimento formale, ma senza muovere un dito per migliorarne le condizioni salariali. Ed oggi vi sarebbe un "carente apprezzamento" del personale tecnico. «Una cosa è certa – replica il segretario sindacale Burger – sia il direttore artistico che il direttore amministrativo hanno cambiato tono ed alcune loro espressioni non sono state sempre perfette. È normale che dopo un conflitto il clima non sia proprio quello ottimale».
La questione può sembrare una faccenda locale di poca importanza. Ma si dimentica che il personale tecnico attivo nel mondo dello spettacolo è costituito in Svizzera da migliaia di persone, che esercitano con passione e sacrificio numerose professioni dell'artigianato, alcune delle quali specifiche del ramo (macchinisti, costumisti, ecc.).
E da tutta la Svizzera spesso si considera ciò che succede a Zurigo come un esempio che, nel bene o nel male, non si può ignorare. Le condizioni salariali e di lavoro qui praticate diventano quindi un punto di riferimento per l'intera categoria dei lavoratori di questo ramo.
Come possano essere giudicate in generale le loro condizioni di salario e di lavoro «è difficile dire», afferma Burger: «Non possiedo i dati per una visione complessiva del settore, poiché la maggior parte dei teatri hanno condizioni di lavoro diverse, solitamente analoghe a quelle dei cantoni o delle città in cui hanno sede».
Un confronto diretto si può fare a Zurigo tra il personale dello Schauspielhaus e quello dell'Opernhaus (il teatro lirico). In questo caso, dice Burger, «lo Schauspielhaus ha condizioni di lavoro assolutamente normali e paragonabili, appunto, a quelle dell'Opernhaus».
Anche il copresidente di Unia, Vasco Pedrina, non è in grado di delineare un quadro d'insieme, sia per la situazione imprenditoriale frammentata nel ramo dello spettacolo, sia perché ad occuparsene, dal punto di vista sindacale, sono strutture ed organizzazioni diverse. Pedrina accenna comunque ai problemi di dumping salariale sorti nell'ambito del personale artistico, in particolare con i "musicals" messi in piedi per esempio a Basilea. «A livello di personale tecnico, in linea di principio dove ci sono i contratti collettivi di lavoro l'impressione è che le condizioni siano corrette. Ma proprio perché sono corrette, come allo Schauspielhaus, c'è il tentativo di peggiorarle».

Un brutto programma

L'ultimatum della Schauspielhaus Ag era stato consegnato ai sindacati il 1° novembre in occasione di un incontro negoziale durato meno di 30 minuti. In 15 pagine venivano formulate le precondizioni che causerebbero un massiccio peggioramento delle condizioni di lavoro del personale tecnico del teatro. Fra queste, l'introduzione di un salario a prestazione che eliminerebbe gli scatti annuali nella scala salariale. Appena lo scorso mese di febbraio il sindacato Unia aveva concordato con la Schauspielhaus Ag, dopo una vertenza durata anni ed uno sciopero di diversi giorni, la rinuncia ad introdurre il salario a prestazione e la garanzia dell'accesso ad una classe di salario superiore. Il consiglio d'amministrazione vuole invece introdurre nel contratto collettivo l'obbligo assoluto di pace del lavoro, l'indebolimento della commissione del personale, chiari peggioramenti nell'orario di lavoro e limitazioni del campo d'applicazione del contratto collettivo (ne verrebbero esclusi i "Vorarbeiter" e i capigruppo).   
   

Pubblicato il

17.11.2006 01:30
Silvano De Pietro