La legge della domanda e dell’offerta è uno dei pilastri su cui poggia la teoria economica neoliberista. Essa sostiene la liberazione dell’economia dallo Stato, la privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore non strategico, tra i quali rientrerebbe la politica dell’alloggio. In presenza di una forte richiesta di un bene, cioè se aumenta la domanda, i prezzi tendono a salire; tuttavia, secondo i fautori del libero mercato, l’aumento del prezzo farebbe rallentare la domanda, determinando un nuovo e corretto equilibrio, senza necessità di interventi esterni da parte dello Stato. Il prezzo, autonomamente fissato dal mercato, sarebbe sempre e comunque il più giusto e corretto indicatore del valore di un bene, mentre qualunque intervento pubblico tenderebbe a falsare gli infallibili meccanismi del mercato, basati sul rapporto domanda e offerta. Si tratta di una terribile mistificazione economica, la cui applicazione in settori essenziali e delicati quali il diritto allo studio, la sanità e l’alloggio comporterebbe conseguenze catastrofiche. Oltre agli anziani, i più colpiti sono i giovani, i ragazzi, i bambini, che intraprendono la loro corsa nella vita e che troppo spesso non partono alla pari. Per quel che concerne il settore dell’alloggio, è sotto gli occhi di tutti quanto sono penalizzanti le leggi di mercato per le fasce di popolazione più deboli. Nonostante i tassi ipotecari abbiano raggiunto i minimi livelli che conosciamo, i prezzi lievitano a causa della penuria di abitazioni (con un tasso di sfitto inferiore all’1%) e gli inquilini meno abbienti sono costretti a accontentarsi di soluzioni locative sempre peggiori dal profilo della qualità abitativa o ad abbandonare i grandi centri per spostarsi verso la periferia. Ora è evidente che utilizzare quale scriminante del diritto alla casa la quantità di denaro che si possiede porta a una deriva sociale pericolosa. È per questo che è sbagliato pensare che il mercato possa decidere quale sia la pigione adeguata. Nel mercato dell’alloggio servono infatti delle linee guida tracciate da una politica pubblica forte, orientata soprattutto all’aiuto nei confronti delle fasce più deboli della popolazione per garantire a tutti il diritto alla casa, senza disuguaglianze. La casa infatti non è una merce qualunque, di cui si può fare a meno, ma è un diritto costituzionale che non può essere regolato soltanto dal cinico meccanismo, indifferente ai bisogni, che la legge della domanda e dell’offerta purtroppo oggi ci offre.
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