Altri sguardi

Il Locarno Film Festival è il luogo giusto per riflettere sulla contemporaneità. Nel 2018 il festival ha celebrato i 70 anni della Dichiarazione dei diritti umani. Quest’anno ricorda invece una diretta filiazione di quel documento: i 70 anni della Convenzione sullo statuto dei rifugiati del 1951. Al centro della Convenzione, riconosciuta dalla maggior parte degli Stati del mondo, c’è il principio di non respingimento che garantisce la protezione di rifugiati e rifugiate nei paesi d’accoglienza. Per ricordare l’anniversario è stata invitata Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario per la Protezione dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e Assistente Segretario generale delle Nazioni Unite.

 

Gillian Triggs, possiamo tornare al momento storico che ha permesso la nascita della Convenzione sui rifugiati del 1951?


Innanzitutto, voglio dire che è meraviglioso essere qui in Svizzera a celebrare questo anniversario. La Convenzione è nata a Ginevra e la Svizzera la sostenne con forza. Se guardiamo al contesto storico, notiamo il forte contrasto con i nostri giorni: allora 27 paesi cercavano soluzioni per proteggere 3 milioni di persone ancora sfollate a seguito della Seconda guerra mondiale. C’era grande consenso popolare e politico attorno a questo. Oggi ci sono più di 20 milioni di persone sparse per tutto il globo che hanno varcato le frontiere nazionali e necessitano di protezione.      

 

Oggi una tale Convenzione raccoglierebbe lo stesso tipo di approvazione?


Sono 148 i paesi che l’hanno ratificata negli anni. Oggi sarebbe molto difficile perché la Convenzione è uno strumento legale vincolante e i governi oggi sono meno propensi a impegnarsi da questo punto di vista. Posso dire però che nel 2018 è stato firmato un patto sui rifugiati, non vincolante dal punto di vista legale, che è comunque un segnale importante della comunità internazionale. I paesi sono più propensi oggi a firmare dichiarazioni d’intenti che a impegnarsi dal punto di vista legale.   

 

La Convenzione è oggi pienamente rispettata?


Nessuna nazione firmataria nega il valore della Convenzione e tutte, nell’arena pubblica, dichiarano di rispettarla alla lettera. La realtà è tristemente un’altra in alcuni paesi.  

 

Il cinema è riuscito finora a raccontare con efficacia il tema dei rifugiati?


Sono un’avvocata, posso parlarti della Convenzione, dei suoi articoli, posso forniti dati e numeri, ma tutto ciò non ha un grande impatto sulle persone. A volte tutto ciò risulta anche difficile da comprendere. Il cinema in particolare racconta per immagini storie individuali che riescono a fare la differenza. Sono stata in missione in tutto il mondo e ho avuto a che fare con vicende laceranti. Il cinema e le immagini hanno raccontato meglio di un’avvocata come me alcune di queste vite.

 

E in futuro?


Proprio qui al festival ho incontrato un uomo che è stato un rifugiato siriano, che è scappato dalla Siria per andare in Europa e ora si trova negli Stati Uniti. Ora è diventato un attore ed è nel cast di uno dei film presentati qui al Locarno film festival. Questo è il futuro: un ex rifugiato che contribuisce a raccontare la condizione di milioni di persone attraverso il cinema.   

 

 

 

Pubblicato il 

16.08.21
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