Il cinema dopo Ruth

È certamente una Sezione molto marginale, quella del cinema, nel pachidermico organigramma del Dipartimento federale degli interni. E i problemi che quella Sezione deve affrontare, dalla produzione cinematografica nazionale al sostegno ai festival passando per la promozione dei film svizzeri in patria e nel mondo, sono indubbiamente poca cosa rispetto, tanto per dirne una, all’esplosione dei costi dell’assicurazione malattie, che pure è di competenza dello stesso Dipartimento. Ma il cinema è importante sia per la sua valenza culturale, che sotto il profilo economico, garantendo numerori posti di lavoro anche in Svizzera. Così sia nella Sezione cinema che, più in generale, nel mondo del cinema e della cultura svizzeri s’è guardato con molta attenzione all’elezione della nuova consigliera federale, la ginevrina Micheline Calmy-Rey che ha preso il posto della concittadina Ruth Dreifuss, e soprattutto alla nuova ripartizione dei dipartimenti fra i membri del governo svizzero. Ora le congetture si moltiplicano per sapere cosa farà Pascal Couchepin, che ha assunto le redini del Dipartimento dell’interno. E si mormora che i giorni di David Streiff alla testa dell’Ufficio federale della cultura siano ormai contati. Molti avevano paura dell’ipotesi, ora concretizzatasi, che Couchepin diventasse il nuovo ministro svizzero della cultura, con poteri di fatto limitati soprattutto al cinema. Perché gli si attribuisce un tecnicismo economicista e neoliberista poco incline ai compromessi con i bisogni e le specificità del mondo della cultura che, si sa, soccombe se troppo esposta alle rigide leggi del mercato. Ora invece, almeno all’Ufficio federale della cultura e in particolare alla Sezione cinema, si tira il fiato. E si considera l’arrivo di Couchepin alla testa del Dipartimento dell’interno come una sfida. In realtà l’unico a non poter essere molto contento è David Streiff, già direttore del Festival del film di Locarno, poi passato dalla Fondazione svizzera della fotografia e da Pro Helvetia ed oggi direttore dell’Ufficio federale della cultura. Perché, se un nuovo capo dipartimento deve in linea di principio tenersi i funzionari che si ritrova, è per contro sua facoltà sostituire i capi ufficio che non gli aggradano, previo un preavviso di sei mesi. E pare che Couchepin voglia sostituire Streiff mettendo quale nuovo direttore dell’Ufficio della cultura Martin Haller, ex direttore artistico di Expo.02 e ora disoccupato. Quanto a Marc Wehrlin, capo della Sezione cinema, se era molto legato a Dreifuss da amicizia personale, comunque non sembra intenzionato a cambiar mestiere, anche perché conosce comunque bene pure Couchepin. Per la cultura e in particolare per il cinema svizzeri l’arrivo di Couchepin è comunque una chance. Così almeno la giudicano ora gli addetti ai lavori. Perché Couchepin è un borghese, dunque in governo gode di una comoda maggioranza e non deve ogni volta svolgere opera di convincimento per raggiungere i suoi obiettivi, come invece doveva fare la socialista Dreifuss. «Se la proposta fosse stata sostenuta da un borghese anziché da Dreifuss, sarebbe passata senza discussioni», era uno dei commenti all’indomani del clamoroso rinvio al governo della nuova Legge sul cinema da parte del Consiglio degli Stati, nella primavera del 2001. E in effetti, quasi tutto ciò che Dreifuss chiedeva in nome della cultura le veniva bocciato. Per questo, benché fosse personalmente molto vicina al mondo della cultura, per gli artisti stessi può essere paradossalmente un bene averla persa. Ed in questo consiste la sfida della Sezione cinema: convincere Couchepin della necessità di un deciso aumento dei crediti federali alla cinematografia, motivandoli non solo con argomentazioni culturali, ma mettendo in rilievo anche l’importanza economica di tutto il settore. Convinto Couchepin, l’approvazione di aumenti di credito nell’ambito dei rispettivi preventivi da parte del governo e poi del parlamento dovrebbe essere, se non proprio automatica, almeno più agevole che in passato. Ora è l’aumento del credito a disposizione della Sezione cinema la battaglia politica più importante che deve condurre il settore. Svanite con il crash di Swissair (e con il buco da esso creato nelle casse della Confederazione) le speranze (invero irrealistiche) di un raddoppio a breve termine del credito, con il Preventivo appena votato è stato ottenuto un milione in più rispetto ai 22,6 del 2002. Di questi, 600 mila franchi andranno alla produzione (ossia l’equivalente di un sussidio ad un grosso film…). E anche per il Preventivo 2004, l’ultimo che verrà stilato sotto la responsabilità di Kaspar Villiger, che in Parlamento non s’è mai mostrato accondiscendente verso le richieste della cinematografia, se aumento ci sarà, esso sarà contenuto. Poi? Alla Sezione cinema sperano nell’arrivo alle finanze della socialista Calmy-Rey, ma per ora questa è ancora un’ipotesi. Di certo per ora c’è che entro la prima metà di gennaio Couchepin dovrà prendere contatto con l’Ufficio federale della cultura per assumerne le redini. Lui ama presentarsi come un umanista, un uomo di lettere. E forse così paladino delle deregulations selvagge non è. Certo, a Locarno, durante il Festival, e a differenza di numerosi suoi altri colleghi, non s’è mai fatto vedere, ma non era nemmeno tenuto a farlo. Un primo segnale importante del suo atteggiamento verso la cultura e verso il cinema lo darebbe se facesse almeno una capatina alle Giornate cinematografiche di Soletta, che verranno inaugurate da Moritz Leuenberger il 20 gennaio prossimo. Intanto di positivo c’è che ha nominato, quale suo consulente personale per l’anno presidenziale, il figlio di Jean-Luc Bideau, celebre attore di cinema e di teatro. Chissà che, fra un coktail ufficiale e l’altro, non gli possa spiegare l’importanza culturale, economica e sociale del cinema soprattutto per un paese come la Svizzera.

Pubblicato il

20.12.2002 10:00
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