Il cervello, uno e trino

P.D. Mac Lean, autore dell’opera «Evoluzione del cervello e comportamento umano», è l’inventore del cervello diviso in tre parti. Negli anni settanta, infatti, questo neurofisiologo e antropologo americano ha messo a punto la concezione secondo cui, nel corso dell’evoluzione, il cervello dei primati (e quindi quello dell’uomo) si sviluppa secondo tre modelli principali: il modello del rettile, il modello del mammifero antico e il modello del mammifero recente. L’idea non è banale soprattutto se si considera che i tre cervelli sono come una mini serie di scatole cinesi, il più evoluto contiene quello intermedio e quello intermedio contiene il meno evoluto. Strettamente interconnessi, i tre cervelli umani dipendono uno dall’altro anche se è dimostrato che ciascuno è in grado di operare indipendentemente dagli altri due. Il «cervello rettiliano», a prima vista inquietante, è la sede dei comportamenti di sopravvivenza dell’individuo e della specie. Si tratta di comportamenti automatici e invariabili che non offrono alcuna possibilità di adattamento quando sopravvengono cambiamenti ambientali. Dal momento che il suo ruolo coinvolge principalmente la motricità, una sua tipica disfunzione è costituita, per esempio, dal morbo di Parkinson che porta a una contrazione costante dei muscoli, a un rallentamento dei movimenti e, soprattutto, a un tremito permanente. Il secondo cervello è denominato da Mac Lean «cervello dei mammiferi antichi». La sua particolarità è di essere il cervello sentimentale corrispondente al sistema limbico, sede delle motivazioni e delle emozioni. La sua principale caratteristica è di rispondere a un’informazione presente facendo appello al ricordo di informazioni passate. In un certo senso, come il limbo della mitologia cristiana, è un sistema intermedio che si colloca a mezza strada tra il paradiso (si fa per dire) del cervello del mammifero recente e l’inferno rettiliano. Anche il cervello del mammifero antico ha le sue tipiche disfunzione. Una di esse è l’epilessia limbica che consiste in uno scatenamento parossistico, spontaneo o provocato dell’attività elettrica delle cellule nervose.C’è infine il terzo cervello, quello più evoluto. Per il neurofisiologo, il «cervello dei mammiferi recenti» è rappresentato dalla neurocorteccia ed è la struttura cerebrale che ha la particolarità di favorire le anticipazioni. Ciò significa che grazie alle anticipazioni l’uomo può scegliere le risposte da dare a uno stimolo in funzione dell’effetto che produrrà. Il cervello dei mammiferi recenti si propone come quello dell’ «intelligenza» ed é specifico dei vertebrati superiori. In questo ambito, se intervengono lesioni delle aree corticali, i disturbi investono profondamente sia la sfera cognitiva sia quella affettiva. Il cervello è dunque uno e trino e, in toto o in parte, nessuna psicologia seria può dimenticare la parte che la biologia svolge nelle passioni umane.

Pubblicato il

01.03.2002 12:30
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