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Il buldozer dell'Udc
di
Silvano De Pietro
L’ultima trovata dell’Udc per farsi propaganda nella campagna in vista delle elezioni cantonali di Zurigo del 6 aprile, è stata bloccata dalla polizia. Il partito di Christoph Blocher - che secondo un recente studio accademico è quello che spende più denaro per una campagna elettorale praticamente permanente - aveva affittato un furgoncino da mandare in giro per la città, sul quale erano montati grandi pannelli recanti i suoi manifesti elettorali. L’iniziativa è stata vietata perché distraeva gli automobilisti e metteva in pericolo la sicurezza della circolazione. È uno dei tanti episodi che si possono citare per illustrare l’intraprendenza di questo partito nel conquistare e mantenere visibilità e consensi, nonché la sua aggressività che ha dato il tono ad una campagna elettorale insolitamente animata. E se le elezioni di Zurigo (e contemporaneamente quelle che si tengono nei cantoni Ticino, Lucerna e Basilea Campagna) sono, come dice il politologo Iwan Rickenbacher, l’ultimo significativo test per capire come andranno le elezioni federali d’autunno, non occorrono altri argomenti per sottolineare l’importanza del confronto zurighese. Un confronto che si consuma non soltanto nella scontata (ed accentuata) polarizzazione tra destra e sinistra, ma questa volta soprattutto all’interno dello schieramento di destra, dove l’Udc ha fatto saltare la tradizionale alleanza tra partiti borghesi. La rottura è tale che su 18 circondari elettorali cantonali, soltanto in 4 l’Udc ed il Prd (liberal-radicali) sono riusciti a presentare liste congiunte. Il clima del “tutti contro tutti” è anche sottolineato dal numero mai così alto di candidati (1.968, ripartiti in 222 liste) per i 180 seggi del parlamento cantonale. Nella corsa al Consiglio di Stato, poi, l’Udc ha deciso, rompendo ogni regola di convivenza tra borghesi e finendo per favorire la sinistra, di contendere ai democristiani il seggio occupato finora da quest’ultimi. Le ragioni profonde del dissidio sono squisitamente politiche. In poche parole, il partito di Blocher rimprovera al Prd di non essere più un partito veramente borghese e di fare una politica filosocialista. Accusa assurda, soprattutto dal punto di vista della sinistra, la quale sa bene quante volte in parlamento è costretta a difendersi da una maggioranza borghese che litiga a parole ma quando si tratta di votare è unita. Ciò non toglie tuttavia che il disaccordo tra i partiti borghesi sia forte, per il semplice motivo che l’Udc vuole essere egemonica e non tollera che nello schieramento di destra si affermino opinioni divergenti. Questo litigio ha, da un lato, inasprito il confronto, e, d’altro canto, ridotto soltanto a due le occasioni di pubblico dibattito tra i maggiori esponenti dei partiti. È comunque da queste due “tavole rotonde” - oltre che da un violento attacco di Blocher al Prd sferrato su un’intera pagina a pagamento della “Neue Zürcher Zeitung” - che si sono potute desumere dalla diretta voce dei protagonisti le loro posizioni rispetto ai diversi temi politici sul tappeto. Per capirne le argomentazioni, occorre però presentare prima i personaggi in lizza (a parte Blocher, che è già molto conosciuto e non è candidato). Foto di gruppo del governo zurighese Il governo zurighese, eletto col sistema maggioritario, conta sette poltrone, di cui finora due occupate da rappresentanti dell’Udc, due da radicali, una da un democristiano, una da un socialista e una da un “verde”. I due ministri dell’Udc sono Rita Fuhrer (polizia e socialità) e Christian Huber (finanze). La prima s’è conquistata la fama di essere una dura nella politica d’asilo, e per questo ha avuto vita facile col suo partito. Il secondo s’è invece visto bocciare il preventivo cantonale dalla stessa Udc, secondo la quale sia i risparmi programmati (600 milioni all’anno) che la riduzione delle tasse (5 per cento) non sarebbero sufficienti. Dei due ministri radicali, Dorothée Fierz (lavori pubblici) non ha mostrato grandi capacità politiche ed è accusata dalla sinistra di scarsa sensibilità ecologica; mentre Ruedi Jecker (economia) si è creato non pochi attriti con la popolazione nella gestione dei problemi dell’aeroporto. Il democristiano Ernst Buschor (pubblica istruzione) si ritira senza essere stato abbastanza convincente con le sue molto discusse riforme scolastiche. Il suo seggio, che dovrebbe andare all’ex-sindaco di Winterthur, il democristiano Hans Hollenstein, viene ora conteso dal presidente dei deputati Udc, Hans Rutschmann, che di recente ha suscitato un vespaio contestando i grandi investimenti fatti per l’aeroporto di Zurigo-Kloten. La “verde” Verena Diener (sanità) è costretta a lottare contro la maggioranza borghese che le impone una dura disciplina di risparmio negli ospedali. Il socialista Markus Notter (interni e giustizia) si trova invece nella posizione più favorevole: ha risolto rapidamente i problemi più scottanti del suo dipartimento e si è profilato come abile mediatore nei conflitti tra i suoi colleghi, tra cantone e città (sulla questione della polizia) e tra stato e chiesa, affermandosi come l’uomo forte del governo zurighese. A Notter si affianca adesso la candidatura socialista di Regine Aeppli, consigliera nazionale, in funzione di aperto contrasto al tentativo dell’Udc di occupare un terzo seggio in governo. Gli ultimi sondaggi la danno nettamente favorita. A Winterthur sotto tiro le spese del Cantone Tutti questi candidati hanno preso parte al primo dei due dibattiti pubblici, che s’è tenuto il 25 febbraio a Winterthur, dove i temi trattati hanno però assunto un profilo molto locale. A trovarsi in difficoltà è stato soprattutto Rutschmann, che criticava la politica di spesa del cantone. Per Regine Aeppli, che ha segnalato come nel ricco cantone di Zurigo una famiglia monoparentale su cinque sia sotto la soglia di povertà, è assurdo che l’Udc pretenda la riduzione delle imposte ed il finanziamento di nuove strade. Nessuno degli altri candidati è andato in soccorso di Rutschmann. Ma anche Rita Fuhrer ha dovuto difendersi dalle critiche alla sua politica sociale, visto che si oppone alle prestazioni complementari per le famiglie povere. Più “nazionali” invece i temi affrontati nel secondo confronto pubblico, quello del 4 marzo a Zurigo. Tre sono state le questioni di fondo dibattute tra i rappresentanti della sinistra e quelli dei partiti borghesi: l’economia, l’asilo, le finanze pubbliche. Le ultime rilevazioni statistiche assegnano in questo momento a Zurigo una disoccupazione del 4,6 per cento, superiore al tasso medio nazionale del 3,9 per cento. Ruedi Jecker è sulla difensiva, attaccato soprattutto dall’Udc per gli investimenti fatti nell’aeroporto e nella compagnia di bandiera Swiss. In questo caso, la sinistra è d’accordo con Jecker che il mantenimento dei posti di lavoro è prioritario, e che occorre fare di tutto per promuovere la creazione di posti d’apprendistato per i giovani. Una campagna elettorale insolitamente tesa, soprattutto a causa del partito di Blocher che si sente sulla cresta dell’onda e contesta tutto e tutti. È probabile che questo attivismo, unito ad una buona dose di aggressività verbale e ad una grande disponibilità di mezzi, consenta all’Udc di consolidare le proprie posizioni in parlamento (nel 1999 era passata da 40 a 60 deputati) o addirittura di migliorarle. Le previsioni dicono che ciò avverrà soprattutto a spese del Prd e dei democristiani. Ma le difficoltà dell’economia favorirebbero la sinistra: l’ottimo piazzamento che i sondaggi accreditano a Markus Notter, Verena Diener e Regine Aeppli (secondo, terzo e quarto posto, dopo Rita Fuhrer), dovrebbe dimostrarlo.
Pubblicato il
21.03.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 12
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