Il “balletto” della precarietà

Quando nel 2004 le autorità annunciarono il nuovo contratto di lavoro che regola l'attività delle ballerine dei night club credettero di avere finalmente risolto il problema dei "permessi L". Illegale l'istigazione al consumo di alcool, illegale la pratica della prostituzione, orari di lavoro stabiliti secondo una rigida normativa. Migliori condizioni per le artiste quindi? No, in Svizzera nei cabaret danzare resta di seconda importanza. Sesso e champagne restano ancora i veri protagonisti. Lo dimostra uno studio dell'Sfm (il centro di studio del Forum svizzero per la migrazione e la popolazione) che ha ricevuto il mandato dal Fiz (Centro di informazioni per donne dell'Africa, Asia, America latina ed Europa dell'Est) e dall'Ufficio federale per l'uguaglianza fra uomo e donna che denuncia la divergenza fra il quadro giuridico e la realtà dei fatti. Non solo, propone anche delle soluzioni concrete. «La precarietà è ancora una volta il carattere dominante nel settore night club», spiega ad area Janine Dahinden che insieme a Fabienne Stants ha condotto la ricerca.

Janine Dahinden, come giudica le condizioni di lavoro delle ballerine dei night club?
Sicuramente precarie. Sono precarie soprattutto, e questo è risultato chiaramente dal nostro studio, perché tutte le norme e leggi in materia che regolano il lavoro di queste "ballerine" non sono rispettate. C'è un'enorme differenza fra il quadro giuridico e la realtà. Le ballerine forniscono quasi sempre delle prestazioni diverse da quelle per cui sono state formalmente impiegate. Hanno un orario di lavoro che va al di là di quello previsto, lavorano molti giorni di fila e inducono i clienti al consumo di alcool. La maggior parte di loro fornisce anche prestazioni sessuali.
Quale è il quadro giuridico e quale la realtà di tutti i giorni?
Nell'ultimo decennio sono state adottate molte norme per questo tipo di lavoro. Esiste un contratto di categoria che regola nei minimi particolari diritti e doveri delle ballerine da night. È specificato l'orario di lavoro, il numero massimo di spettacoli per notte, un salario minimo che varia da cantone a cantone. È anche scritto esplicitamente che non devono incitare i clienti al consumo di alcool e che non hanno diritto a prostituirsi. Ora la realtà: lavorano molto di più di quanto è previsto. Dalle nostre interviste è risultato che il 95 per cento di loro spingono i clienti a consumare alcool, ci hanno detto che questo è il problema maggiore nel loro lavoro e che quasi tutti i gerenti lo richiedono. Ci sono poi tutta una serie di prestazioni sessuali che forniscono ai clienti, sia durante l'orario di lavoro che al di fuori. Bisogna aggiungere che agli occhi di queste donne l'incertezza in cui si muovono non è vista solo come un fatto negativo. Molte di loro pensano che sia un mezzo per guadagnare di più.
Quanto è il salario minimo previsto nel contratto?  
Varia fra 2'200 e 2'300 franchi. Questo è il salario al netto dell'alloggio e di altre spese. Vede, il settore sembra regolato di tutto punto. Il problema è che spesso le ballerine non ricevono neppure questo salario, e non c'è nessuno che controlla… Abbiamo inoltre valutato che le prestazioni complementari che forniscono non permettono loro certo di arricchirsi. In media riescono ad intascare un migliaio di franchi in più.
Di chi è la responsabilità di questa situazione?
Non esiste un solo colpevole. È un insieme di fattori. Bisogna prima di tutto essere coscienti del fatto che il movente di migrazione di queste donne è di tipo economico. Vengono in Svizzera per racimolare soldi e non per restarci. Fanno di tutto per approfittare al massimo del soggiorno temporaneo. Un altro problema grosso è la disinformazione: la maggior parte di loro non conosce i propri diritti, il contratto resta solo sulla carta. Non bisogna poi dimenticare la pressione a cui sono soggette. Sia da parte dei gestori che dei clienti. Sono pressioni subdole. Se lei ha un permesso di soggiorno L può restare in Svizzera solo se ha un lavoro. Senza un contratto se ne deve tornare a casa. Ci sono ballerine che devono cercare un contratto nuovo ogni mese. Così se ne stanno 30 giorni a Lugano, poi le trova a Ginevra, il mese successivo a Zurigo. E in questo ambiente ristretto le voci corrono e la ragazza farà di tutto per piacere al gestore del night e ai clienti: ha bisogno del contratto per restare nel paese e per poter lavorare. Non sto dicendo che è così in tutti i night club, ma vede, la pressione oltre che ad essere subdola è anche sottile. L'applicazione della legge e i controlli dell'autorità sono praticamente inesistenti. Non ci si può aspettare che siano le lavoratrici a denunciare la situazione, sarebbero le uniche a pagarne le conseguenze.
Quale è il potere contrattuale di questa categoria di lavoratrici?
Potere contrattuale? Praticamente nullo. Se una ragazza batte i piedi per far valere i suoi diritti non lavorerà più in Svizzera. Quasi nessun altro night club sarà disposto ad assumerla.
La maggior parte delle ballerine da night hanno un permesso di soggiorno di tipo L (vedi box a lato). Sono più svantaggiate per rapporto a chi ha un alto tipo di permesso di lavoro?
Sicuramente. Ma la loro condizione di precarietà è una via di mezzo fra chi ha un permesso di tipo B o C e chi ha il visto turistico o peggio ancora nessun permesso. Esiste una forte concorrenza fra le ballerine. Le nuove arrivate subiscono un livello di precarietà maggiore. Non hanno una rete sociale, non hanno sufficienti informazioni e chi ha più esperienza può approfittare della situazione. Sia gestori che colleghe. Esiste una vera e propria gerarchia all'interno dei night. Prima vengono quelle con permesso B o C, sono quelle che in generale si sono sposate con uno svizzero, che possono rivendicare qualcosa in più. Anche chi fa parte dell'Unione europea gode di maggiori vantaggi: può lavorare senza il giogo "lavoro uguale permesso di soggiorno". Ma sono poche. La stragrande maggioranza è precaria.
Ci sono dei cantoni in cui la situazione è migliore che in altri?
Non direi. Non è un problema cantonale. Ha molta più influenza il proprietario del locale che i cantoni. Ci sono poi alcune autorità cantonali che hanno deciso che nei night non possono lavorare coloro che hanno il permesso L. Ad esempio in Vallese, Turgovia o Argovia (che ha però da poco fatto dietro front, ndr) possono lavorare solo le ballerine che provengono dall'Ue o hanno il permesso B o C. La lista cambia comunque molto spesso.
Che effetto ha avuto questa misura? La situazione è migliora o peggiorata?
Ha aumentato la concorrenza fra le ballerine e ha creato una maggiore pressione. Le ragazze vengono lo stesso in questi cantoni, non è che i cabaret sono spariti. L'unica alternativa che resta loro è la prostituzione. Si crea così un mercato maggiormente soggetto al pericolo della tratta di essere umani.
Quali sono le soluzioni a questo problema?
Non bisogna continuare con le misure puramente burocratiche. Basta con nuove norme nel contratto. Si può legiferare quanto si vuole ma se l'applicazione delle norme non viene messa in atto e se non ci sono controlli non si risolve nulla. Bisogna allargare i diritti di queste persone. Perché non pensare ad una diversa politica migratoria per queste donne? Ad esempio: un permesso L da 8 mesi, ma che non è soggetto alla ricerca mensile di un lavoro. Vengono qui, magari lavorano solo 3 o 4 mesi ma almeno non sono spinte ad accettare tutto perché l'alternativa è quella di vedersi buttate fuori dal paese. Oppure: perché non ampliare il periodo di impiego in uno stesso locale. Un mese Ticino, un mese Ginevra. Come si fa a controllare una situazione del genere? Ma questo è un problema politico che i politici non hanno finora voluto affrontare.
Alcuni politici affermano però che non si può avvantaggiare le ballerine per rapporto ad esempio a chi vorrebbe venire a fare le pulizie…
C'è una grande differenza. Il permesso L è già un'eccezione nel quadro migratorio elvetico. È l'unico modo per una donna straniera di lavorare in Svizzera senza essere "altamente qualificata". Chi viene a fare le pulizie non ha un permesso L. Si è creato questo tipo di permesso con un chiaro intento: quello di regolamentare il lavoro nei locali notturni. Ora bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo.

In Ticino per 1'700 franchi

«Il salario minimo in Ticino? 2'700 franchi al lordo della pigione. A quanto ammonta l'affitto? Di solito sui mille franchi», così Sabina Stanga – operatrice dell'antenna May Day che si occupa di fornire assistenza alle ballerine da night – descrive ad area la situazione delle "artiste" del Canton Ticino. Ma non si esauriscono  qui i problemi di tipo finanziario. Le buste paga delle ragazze vengono ulteriormente alleggerite, i gerenti le chiamano penalità:  "tolgono loro 100 franchi perché dicono che sono arrivate in ritardo. Oppure non hanno fornito certe prestazioni. O ancora perché non hanno raggiunto il livello di consumo di alcoolici stabilito dal proprietario per serata. Sono tutte cose illegali che il contratto non prevede, ma che avvengono quotidianamente. Nessuna ragazza osa controbattere. Il risultato sarebbe il ritiro del permesso L». Sabina Stanga fa anche notare che i night cantonticinesi sono cambiati nel tempo: «sempre meno spettacoli e sempre più richieste di sesso a pagamento, questa è la nuova realtà». Ma le problematiche non si esauriscono sull'aspetto finanziario. Le preoccupazioni maggiori dell'operatrice riguardano il consumo smodato di alcool al quale sono spinte le ballerine. La quasi totalità di loro (si veda anche l'articolo sopra) sono obbligate ad indurre i clienti a consumare bevande alcooliche in loro compagnia. Penalità: taglio in busta paga. «Ci sono ragazze che a 30 anni hanno già il fegato rovinato. Sono inoltre preoccupata in vista delle votazione del 24 settembre. Se passa la linea blocheriana ci saranno spinte per abolire il permesso L. E questo sarebbe davvero togliere anche il minimo di protezione che hanno».

Prostituzione, come prima

«Non vedo alcun cambiamento sul fronte della prostituzione in Ticino. Non esiste alcun sindacato delle prostitute. Non c'è per ora una tale autonomia per la quale queste donne si sentano sufficientemente forti per far valere i propri diritti», così commenta ad area Vincenza Guarnaccia, di Aiuto Aids Ticino, le recenti notizie che hanno occupato i media ticinesi sul mondo della prostituzione. Si è parlato di "sindacato e associazioni a difesa delle lucciole". Più scettiche invece le associazioni che operano sul terreno. Anche la recente formazione della Casi (un'associazione di gerenti che riunisce i "contact club") è vista con scetticismo. «Bisogna vedere se davvero il codice etico che si sono dati verrà rispettato. Ma secondo me il problema è anche un altro: mi domando se sono legali questi "contact club"». Cioè i postriboli ben radicati in Ticino che formalmente sono solo normali bar ma che in realtà fungono da punto di incontro fra prostitute e clienti. 

Pubblicato il

01.09.2006 01:00
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