Lavoro

Il Ticino torna a far parte della Svizzera

Respingendo il ricorso dei gestori ticinesi delle stazioni di servizio, il Consiglio federale decreta obbligatori i salari minimi anche a Sud delle Alpi

Il Consiglio federale ha bocciato i ricorsi di alcuni gestori delle stazioni di servizio ticinesi. La griglia salariale concordata da padronato e sindacati a livello nazionale è stata decretata di forza obbligatoria dal governo federale sull’intero territorio nazionale, Ticino compreso. La decisione del Consiglio federale è stata pubblicata oggi ed entrerà in vigore dal primo novembre. Sanata dunque l'anomalia che nel 2017 escluse dall'obbligo dei minimi salariali le lavoratrici e i lavoratori degli shop dei benzinai ticinesi. Ne parliamo con Chiara Landi del sindacato Unia Ticino, responsabile del settore terziario.

 

Chiara Landi, perché possiamo definire una buona notizia quella odierna?

Oggi, finalmente, il Ticino torna ad essere Svizzera. Le lavoratrici e i lavoratori degli shop ticinesi si vedono riconosciuti un salario minimo previsto da un ccl nazionale e non uno stipendio appiattito sul salario sociale imposto dalla legge sul salario minimo cantonale. Una buona notizia che darà fiato economico a chi in questi anni si è visto negare un diritto di cui potevano beneficiare i loro colleghi di altri cantoni.

 

Concretamente cosa vuol dire? Di quanto aumenterà la paga e da quando?

Dal primo novembre i lavoratori senza qualifica degli shop ticinesi riceveranno un salario di 3'540 per tredici mensilità. Chi ha una formazione di tre o quattro anni, fino a 3'900 per altrettante 13 mensilità. Dal primo gennaio 2024, le tredici mensilità dei non qualificati saliranno a 3'630 franchi, fino ai 4'000 dei qualificati. Un netto miglioramento rispetto all’attuale salario sociale minimo cantonale. Finalmente una professione impegnativa e pericolosa, viste le numerose rapine o aggressioni di cui si legge nelle cronache, si vede valorizzata.

 

Nella sua decisione, il Consiglio federale ricorda il valore di progresso sociale insito nei ccl, che a differenzia del salario minimo, disciplina anche le condizioni di lavoro. Cosa dire di questo contratto degli shop?

Il ccl nazionale appena rinnovato, oltre al riconoscimento dei salari ticinesi, ha migliorato non poco le condizioni di lavoro e la fruizione del tempo libero. Basti pensare alla norma che stabilisce il diritto a due giorni liberi alla settimana, che almeno una volta al mese devono essere consecutivi. Oppure la garanzia per i dipendenti di avere dieci fine settimana liberi nell’arco di un anno. Inoltre si introduce il riconoscimento dell’esperienza del personale senza formazione attraverso una nuova categoria salariale, si estende il congedo maternità a 16 settimane a partire dal 3° anno di servizio e si regolamentano in modo più chiaro alcuni aspetti che sono molto problematici ed hanno un impatto negativo sul personale impiegato nel ramo, come i furti di benzina e la videosorveglianza.

 

Perché questa volta il Consiglio federale ha deciso che il Ticino non andasse escluso dall’obbligo del rispetto dei salari minimi?

Seguendo le indicazioni del Consiglio federale che nel 2017 aveva escluso il Ticino dall’applicazione dei salari minimi, per arrivare a definire la paga ticinese, le parti contrattuali hanno effettuato un calcolo oggettivo sulla differenza della mediana dei salari a sud del Alpi e il resto del Paese. La differenziazione dei salari regionali del ccl shop rispecchia la differenza dei salari mediani. Il Consiglio federale ha ritenuto corretto il calcolo, approvando infine il salario della Regione Ticino. Oltre a ciò, credo che la pressione sindacale e politica esercitata affinché l’oggettiva discriminazione di escludere i salari ticinesi non si riproponesse, abbia contribuito al risultato.

 

Tra le obiezioni sollevate dal padronato ticinese delle stazioni di servizio, ve ne era una singolare. «I salari praticati in Ticino sono sufficienti perché la maggior parte dei lavoratori sono frontalieri», aggiungendo che «è difficile trovare lavoratori locali perché il lavoro dei commessi nelle stazioni di servizio è troppo inferiore».

Questo è uno dei punti più indecenti con cui il padronato ticinese ha sollevato delle obiezioni al ccl nazionale. Il Consiglio federale ha smentito questa ingannevole motivazione, ricordando loro che è vero il contrario: l’accesso a questo tipo di lavoro è riservato quasi unicamente ai frontalieri per via dei bassi stipendi proposti.

 

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La decisione del Consiglio federale immagino sia una bella soddisfazione.

Questa vittoria è arrivata grazie al sindacato Unia. È stata premiata la determinazione nel continuare a lottare affinché venisse riconosciuto il giusto salario minimo ai dipendenti delle stazioni di servizio ticinesi. Il lavoro di costruzione sindacale nel settore è stato importante e sicuramente ha contribuito al risultato finale. È la dimostrazione di quanto sia importante non rassegnarsi mai, di restare uniti nella lotta anche se i risultati a volte possono sembrare lontani.

Pubblicato il

16.10.2023 11:08
Francesco Bonsaver
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