Nuovo caso di caporalato nei cantieri ticinesi denunciato da Unia questo giovedì. Subappalto della forza lavoro a 1650 euro mensili.

Il meccanismo del caporalato del nuovo millennio, secondo quanto ricostruito da Unia, funziona in una modalità ancor più "sofisticata".
L'impresa di costruzioni ticinese  assume degli operai italiani, segnalati da un intermediario, con un permesso di novanta giorni. Regolarmente annunciati agli uffici cantonali, gli operai lavorano nei cantieri dell'impresa ticinese, dove sono già attivi i suoi dipendenti fissi. Secondo la ricostruzione sindacale, l'impresa ticinese non versa gli stipendi direttamente agli operai distaccati, ma li consegna ad una terza persona, l'intermediario. Quest'ultimo avrebbe portato i soldi in contanti agli operai distaccati, con tanto di conteggio paga da controfirmare che sarà restituito all'impresa ticinese. All'apparenza, tutto legale. I conteggi salariali sono redatti in ossequio alle norme del contratto nazionale dell'edilizia. In verità, stando alla denuncia di Unia, gli operai con contratto da novanta giorni affermano di aver ricevuto 1'650 euro (corrispondenti a 2'170 franchi al cambio attuale). Una cifra ben al di sotto della paga minima prevista per un operaio edile non qualificato (4'471 franchi mensili lordi, ai quali vanno aggiunte le indennità per pasti orarie di circa 200 franchi). Ammettendo una "generosa" deduzione complessiva per oneri sociali del 20 per cento, si arriva a un salario netto di 3'800 franchi. Unia, ipotizzando anche una deduzione di 900 franchi mensili per l'alloggio nelle cantine per operai, sostiene che mancano all'appello circa 700 franchi.
Secondo la denuncia sindacale gli operai in questa situazione sarebbero cinque, mentre tre sarebbero le imprese ticinesi che hanno assunto persone per il tramite dello stesso intermediario.
Unia punta il dito contro questo ennesimo imbarbarimento delle condizioni di lavoro nei cantieri ticinesi. Se non si stronca il fenomeno immediatamente e con la durezza necessaria, dice l'organizzazione sindacale, c'è il rischio che la situazione sfugga di mano e diventi ai livelli allarmanti della vicina Lombardia (il 40 per cento degli edili in Lombardia lavora in nero).
L'impresa maggiormente coinvolta con tre operai assunti che reclamano la differenza salariale, è la Casada di Malvaglia. Da noi contattata, l'impresa bleniese smentisce categoricamente la versione del versamento dei salari a una terza persona. «Personale della nostra impresa ha versato i soldi in contatti direttamente ai tre operai. Salari perfettamente rispettosi delle norme in vigore. Siamo in possesso dei conteggi salariali controfirmati dai dipendenti». Riguardo a eventuali versamenti in euro di salari, alla ditta non risulta. L'impresa conferma l'assunzione dei tre operai nel mese di giugno, ma ci informa che ora i dipendenti sono stati assunti lo scorso giovedì da una azienda svizzera. Da nostre verifiche, risulta che questa ditta è stata iscritta a registro di commercio il 14 settembre e fa capo a una fiduciaria luganese. Quest'ultima conferma a area l'assunzione degli operai. «Quanto sia successo prima non lo possiamo sapere. Noi garantiamo che il loro salario sarà regolarmente versato in base al contratto in vigore». Ora si attendono gli sviluppi della denuncia di Unia. 

Pubblicato il 

24.09.10

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