Il consigliere nazionale grigionese Andrea Hämmerle, socialista, è uno dei politici d'oltre Gottardo che più si è profilato sulla vertenza aperta con lo sciopero alle Officine Ffs di Bellinzona. Presidente della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale, Hämmerle conosce molto bene i dossier concernenti il traffico, l'ambiente e le regioni periferiche. Con la verde Franziska Teuscher cerca di far comprendere ai colleghi e all'opinione pubblica della Svizzera tedesca le ragioni profonde dello sciopero di Bellinzona: alla trasmissione Arena ha sostenuto che non è più accettabile il continuo trasferimento di posti di lavoro qualificati e ben remunerati dalle regioni periferiche a Zurigo. Martedì alla Mittelland Zeitung ha aggiunto che la tavola rotonda si deve fare. Se così non avvenisse, sarebbe una pessima cosa per le Ffs, i lavoratori e per il Paese. «I lavoratori non hanno più alcuna fiducia nelle parole delle Ferrovie»: essi vogliono garanzie e bisogna avere comprensione per questa loro richiesta, ha aggiunto Hämmerle. Lo abbiamo intervistato.
Andrea Hämmerle, la vicenda delle Officine di Bellinzona dimostra che la Svizzera ha un problema con il Ticino? Sono stato alle Officine in sciopero tre settimane fa e ho visto non solo un conflitto di lavoro, ma una sollevazione popolare. Il Ticino è una di quelle regioni periferiche che oggi si sentono abbandonate e tradite dalla Confederazione. Un peso importante l'hanno i posti di lavoro smantellati dalla Confederazione nelle regioni periferiche e sempre più centralizzati, penso ad esempio alla Posta, alle Swisscom, alle Dogane, alle Ffs. Tutto questo mi preoccupa molto. È un processo che come grigionese conosco molto bene. Finora nei Grigioni non c'è stata una sollevazione popolare come in Ticino, ma è anche vero che non abbiamo nemmeno avuto un taglio di queste dimensioni in un colpo solo. Ma nel complesso i Grigioni sono colpiti tanto quanto il Ticino e il Moesano. Il consigliere agli Stati This Jenni (Udc) sostiene che i glaronesi vanno ogni giorno a Zurigo a lavorare e non si lamentano… Sul piano politico i rappresentanti borghesi finora non hanno capito molto di questo movimento. Jenni dimentica troppo facilmente che da Glarona a Zurigo ci si arriva in un'ora, mentre dal Ticino a Zurigo ci vogliono tre ore e la lingua è diversa. Questo è uno di quei malintesi che rendono difficile nella Svizzera tedesca la comprensione di quanto sta accadendo in Ticino. Da quando sono state chiuse le Officine Ffs di Coira ci sono dei lavoratori che ogni giorno vanno dai Grigioni a Zurigo. Non mi fa piacere, ma non è paragonabile con quanto si vorrebbe pretendere dai lavoratori di Bellinzona. La vicenda di Bellinzona dice che il nostro federalismo è in crisi? Forse non il federalismo, ma certamente la coesione nazionale. Il primo agosto diciamo che la Svizzera è una nazione basata sulla volontà. Questo implica che tutte le regioni del paese devono poter approfittare dei vantaggi offerti dalla Confederazione. E fra questi vantaggi metterei le Poste e le Ferrovie federali, che sono importanti per la coesione del Paese molto più che la bandiera svizzera o il prato del Rütli. Il problema principale delle Ffs è il Consiglio d'amministrazione? Sì, e non è un caso che ci saranno presto dei cambiamenti, a cominciare dalla partenza del presidente Thierry Lalive d'Epinay. È chiaro che il consiglio d'amministrazione non è all'altezza dei difficili compiti strategici e di comunicazione che gli sono affidati. Eppure ogni critica è indirizzata a Leuenberger, benché la responsabilità effettiva della conduzione delle ferrovie sia del Consiglio d'amministrazione. Ma anche la base socialista rimprovera al consigliere federale Moritz Leuenberger di essere troppo passivo e rassegnato. Ho un'opinione più differenziata. Ci si dovrebbe chiedere cosa accadrebbe se il suo Dipartimento dell'ambiente, dei trasporti, delle comunicazioni e dell'energia fosse in mano a un politico borghese come Blocher o Merz. La situazione sarebbe totalmente diversa. Si sottovaluta quel che Leuenberger ha fatto e fa alla testa del suo Dipartimento. Inoltre come capo del Dipartimento non è libero di agire come vorrebbe. Non si dimentichi che proprio Blocher avrebbe voluto a tutti i costi guidare questo Dipartimento, non per aiutare il Ticino, i Grigioni o le altre regioni periferiche, ma per attuare la sua politica neoliberale. Alle Ffs si chiede l'attuazione di un mandato politico, ma anche una conduzione secondo criteri aziendali e di non registrare perdite. Non è un po' troppo? Il compito prioritario delle Ffs è l'attuazione della politica di trasferimento del traffico sia merci che passeggeri dalla strada alla ferrovia. Questo è l'obiettivo di politica dei trasporti approvato anche dal popolo. Accanto a questo obiettivo c'è l'indicazione che le Ffs devono essere condotte con criteri aziendali e rimanere nelle cifre nere. Infine, ma non sono scritti nella legge, le ferrovie devono pure stare attente a considerazioni di politica regionale e sociale. Certo, far quadrare tutto è difficile. Compito della politica è allora di indicare quali sono gli obiettivi prioritari e di accordare le necessarie compensazioni finanziarie per quelle prestazioni che non è possibile fornire seguendo criteri esclusivamente aziendali. Diversi anni fa ho inoltrato un'iniziativa parlamentare per obbligare la Confederazione a garantire i posti di lavoro delle ex regie federali (Posta, Swisscom, Ffs) anche nelle regioni periferiche, con le necessarie compensazioni finanziarie. L'iniziativa fu accolta dal Consiglio nazionale, ma purtroppo venne respinta dal Consiglio degli Stati. Oggi molti di coloro che votarono contro si sono convinti che la mia proposta non era così sbagliata. Dunque il direttore delle Ffs Andreas Meyer ha ragione quando dice che se si vuole il mantenimento dei posti di lavoro a Bellinzona, allora bisogna dare alle Ffs i mezzi finanziari necessari? Sì, ma in primo luogo la strategia aziendale deve stare in piedi. E finora Meyer non mi ha convinto che la strategia di abbandonare gli stabilimenti di Bellinzona, situati sull'asse nord-sud, sia quella giusta anche dal punto di vista aziendale. Prima di chiedere soldi dovrebbe dimostrare che mantenere le Officine a Bellinzona non è sensato economicamente. Il segreto che le Ffs mantengono sulle effettive basi delle loro scelte strategiche è incomprensibile. Intanto è emerso che nel suo primo anno alle Ffs Meyer ha guadagnato 1,3 milioni di franchi... Sono cose che vanno denunciate, non c'è dubbio. E va posto un limite: per le imprese della Confederazione i guadagni più elevati dei manager non dovrebbero essere superiori a quelli dei consiglieri federali. Che sono già dei buoni stipendi. Un consigliere federale ha responsabilità molto più importanti che il direttore delle Ffs. Quanto è emerso con lo stipendio di Meyer è urtante se si pensa a cosa si vuol chiedere ai lavoratori di Bellinzona. Chi difende gli alti redditi dei manager sostiene che altrimenti un buon manager non si riesce ad assumerlo. Se vediamo cosa combinano alcuni manager superpagati si capisce che certi stipendi non sono una garanzia. Si può fare un buon lavoro anche con lo stipendio di un consigliere federale. Meyer non è un buon manager? Fino a quattro settimane fa avevo di lui un'ottima impressione. Si identifica con l'impresa, lui stesso è figlio di un ferroviere e conosce bene sia le ferrovie che la Svizzera. Ma nell'ultimo mese le Ffs hanno avuto una pessima strategia di comunicazione, benché quanto accaduto in Ticino fosse impossibile da prevedere. Anche di questo deve assumersi la responsabilità. |