Il Ticino e i “suoi” bilaterali

Perlomeno "argomento controverso". Forse questa è una delle definizioni più calzanti all'accordo sulla libera circolazione delle persone  e specialmente ai suoi effetti. Dal fatidico 1° giugno del 2004 – in cui è stato abolito il principio della preferenza del lavoratore svizzero per rapporto al suo collega dell'Unione europea dei 15 (con Cipro e Malta) – al settembre del 2005 in cui il popolo elvetico ha detto sì all'estensione dell'accordo sulla libera circolazione delle persone ai nuovi 8 membri dell'Est (e alle misure di accompagnamento rafforzate) e fino al 1° giugno di quest'anno in cui è caduto il contingentamento per i lavoratori dipendenti e indipendenti del primo accordo, osservatori e politici hanno rilasciato dichiarazioni contrastanti. A volte rassicuranti come: "Nessuna paura per i bilaterali", oppure allarmanti del tipo: "in arrivo il dumping sociale e salariale" oppure la famosa "invasione dell'idraulico polacco". E anche la Confederazione ci mette del suo. All'inizio di giugno l'Osservatorio sulla libera circolazione delle persone – composto dal Segretariato di stato per l'economia (Seco), dall'Ufficio federale delle migrazioni e da quello di statistica – ha pubblicato un rapporto sulle conseguenze dell'accordo sul mercato del lavoro elvetico. «Il primo vero rapporto», ci hanno detto quelli del seco. Nella centinaia di pagine del documento non si ravvisano problemi particolari per l'applicazione dell'accordo e soprattutto viene valutato positivamente l'effetto della libera circolazione sul mercato del lavoro interno e sull'attuale crescita economica.  La disoccupazione è in diminuzione nella gran parte delle regioni elvetiche e nessun indicatore, si legge nel rapporto, è stato in grado di collegare disoccupazione e stagnazione dei salari con l'accordo bilaterale. Tutto bene? Non proprio, alcune eccezioni ci sarebbero: l'arco lemanico, la Svizzera orientale e il canton Ticino che a differenza  degli altri hanno conosciuto un'evoluzione del tasso di disoccupazione molto meno favorevole. E allora anche in questi casi si può sostenere, come si fa nel rapporto che tutto va bene? Poco più di un mese fa il parlamento ticinese, a sorpresa e con la benedizione della nuova legislatura, ha sostenuto praticamente all'unanimità una mozione socialista che chiedeva l'introduzione di cinque nuovi ispettori. Cinque ispettori che si aggiungerebbero a quelli previsti con il rafforzamento delle misure di accompagnamento (cioè della logica di un ispettore ogni 25 mila abitanti). È giusto che sia il Ticino a sostenere le spese? Sono preoccupazioni ingiustificate dei ticinesi oppure necessità concrete? L'abbiamo chiesto a Sibylle Burger Bono, capo settore Relazioni di lavoro presso il Seco, che ammette che effettivamente la situazione in Ticino «è un po' diversa»…

Sibylle Burger Bono nel vostro rapporto avete scritto che «l'immigrazione avviene in modo equilibrato, in base ai bisogni dell'economia svizzera e senza ripercussioni sul lavoro e sui salari». È convinta che lo stesso discorso vale anche per la realtà del canton Ticino?
Il rapporto vale anche per la situazione ticinese. Il cantone Ticino però, come del resto anche l'arco lemanico e la Svizzera orientale, è molto toccato dall'accordo a causa della sua vicinanza con la frontiera. È vero, per il Ticino le cose sono forse un po' diverse. Nel cantone Ticino sono però stati attuati molto più rapidamente che altrove dei provvedimenti.
Diverse in quale modo?
C'è una tendenza all'immigrazione che è più forte che nel resto della Svizzera, come quella che si nota nell'arco lemanico e nella svizzera orientale. Questo si vede anche dal rapporto che è stato pubblicato. Inoltre la sorte del tasso di disoccupazione, insieme all'arco lemanico ma diversamente dalla Svizzera orientale, si è sviluppata in maniera differente rispetto alle altre regioni (è cioè cresciuto quando nel resto della Svizzera diminuiva, si veda il grafico qui in basso, ndr). Ma nel corso del  primo semestre del 2006 la situazione è migliorata anche in Ticino.
Ecco, ma allora proprio alla luce di questi fatti ci sono state o no ripercussioni sul mercato del lavoro ticinese e sui salari?
La situazione è un po' diversa che nel resto della Svizzera, lo ammetto. Ma a maggio di quest'anno la disoccupazione è scesa nuovamente anche a Sud delle Alpi. Le cose vanno meglio ora. Ci sono stati dei problemi più intensi nel mercato del lavoro ticinese. Va però aggiunto che gli strumenti e i controlli di cui si è dotato il cantone sono stati fra i migliori nel primo caso e fra i più alti nel secondo. Il problema dei salari e della pressione nel mercato ci sono, ma c'è anche un'intensa attività di controllo che ha investito tutte le attività professionali.
A proposito di controlli: è vero che il Ticino è uno dei cantoni che controlla di più, ed è anche uno di quelli in cui sono stati riscontrati i maggiori abusi. Comunque la situazione attuale non permette di andare al di là di una notifica ogni quattro presentate. Non di più. È sufficiente questo per dire che le cose vanno bene?
Su questo argomento devo dire che stiamo allestendo un rapporto sui controlli che verrà presentato in autunno. Sarà la prima vera valutazione dei lavori di controllo finora effettuati da tutti i cantoni. Valuteremo allora se i controlli saranno sufficienti o meno. Le anticipo che il cantone Ticino finora si è mosso bene. Ad esempio la sua Commissione tripartita ha approvato un accordo sui salari nel settore dell'orologeria che era necessario. Anche l'intervento della Commissione sulla situazione nei call center con l'introduzione di una contratto normale di lavoro con forza obbligatoria va nella giusta direzione. Il Ticino si è mosso in anticipo per molti aspetti. È anche uno dei motivi per i quali sono stati riscontrati più abusi. Ci sono cantoni che hanno cominciato a sanzionare solo nel ottobre-novembre 2006.
D'accordo il Ticino fa più degli altri. Ma torniamo alla domanda di prima: controllare una notifica su quattro è sufficiente?
Le risponderò alla luce del rapporto sui controlli che pubblicheremo in autunno.
Prima ci ha detto che in effetti il Ticino è in una "situazione particolare". La situazione di mercato del lavoro e dei salari in Ticino non è quella del canton Uri o di Lucerna o di Zurigo…
…si è chiaro…
…il parlamento ticinese ha deciso di aumentare il numero di ispettori oltre alla misura prevista dal rafforzamento delle misure accompagnatorie. Lei ha ammesso che la situazione ticinese è particolare. Ma allora non sarebbe giusto che la Confederazione ne tenesse conto e pagasse di tasca propria questi ulteriori ispettori?
Siamo al corrente di questi sviluppi. Il consigliere nazionale Meinrado Robbiani ha fatto un'interpellanza su questo. I criteri di finanziamento degli ispettori sono però stati fissati dal parlamento nell'ambito del rafforzamento delle misure di accompagnamento. Questo noi non possiamo modificarlo. I dettagli sono fissati in una convenzione sulle prestazioni, che è tuttavia valida solo fino alla fine del 2007. Bisognerà cioè fissare delle nuove convenzioni per il 2008. Sarà  in quest'occasione che discuteremo se è il caso di aumentare il numero di controlli e/o il numero di ispettori. Ma per una valutazione approfondita, come le ho detto prima, aspettiamo il rapporto ad autunno .
Lei sarebbe d'accordo di rivedere questa convenzione rapportandola alle condizioni di ogni cantone?
Se sarà necessario sarò certamente a favore.
Nei settori non coperti da un contratto collettivo di lavoro i controlli sono da un lato molto scarsi e dall'altro gli ispettori non sanno bene cosa controllare visto che non ci sono salari minimi da far rispettare o condizioni che vanno al di là del codice delle obbligazioni. Cosa ne pensa del fatto che in Ticino persistono i salari da 7-10 franchi all'ora? I bilaterali non c'entrano?
Non è vero che gli ispettori non sanno cosa controllare. Hanno partecipato a dei corsi che abbiamo organizzato noi del Seco e anche a corsi organizzati dal cantone. Gli ispettori sono molto attivi e competenti. Quando si è discusso sui salari bassi ci hanno risposto che in parte esistevano già prima dei bilaterali, non sono quindi un effetto dell'accordo della libera circolazione. È vero comunque che questi salari sono troppo bassi e sicuramente non corrispondono a dei salari usuali. Le misure di accompagnamento prevedono che si possa intervenire in casi di dumping ripetuto e abusivo. Ma spetta alla volontà dei cantoni cambiare queste situazioni. Gli strumenti ci sono. In Ticino si è intervenuto nel caso dei call center, si può proseguire in questa direzione. Dire che a causa dei bilaterali ci sono bassi salari non è corretto. Bisogna capire se l'accordo causa ribassi nelle remunerazioni controllando l'intero settore e non basandosi su dei singoli casi. Se la libera circolazione fa pressione sui salari è giusto e doveroso intervenire. Finora nessun indicatore ci ha dato segnali in questo senso.
È all'ordine del giorno la disdetta del contratto mantello nell'edilizia. Alla luce di queste tensioni se la sente ancora di dire che i bilaterali non comporteranno un problema per il mercato del lavoro e per i salari?
Stiamo analizzando le possibili ripercussioni nel caso in cui non verrebbe concluso un nuovo contratto mantello nell'edilizia. La conclusione di un accordo è comunque competenza dei partner sociali. Noi non possiamo intervenire. Nel caso in cui cadesse il contratto mantello nell'edilizia, le singole Commissioni tripartite potrebbero intervenire. Da un lato per controllare di più dall'altro per decidere su eventuali misure. Per l'esame della possibilità di chiedere il conferimento agevolato del carattere di obbligatorietà generale è necessario che il partenariato sociale sia d'accordo.

Pubblicato il

06.07.2007 05:00
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