Sonderfall Ticino, ossia il caso particolare del cantone a sud delle Alpi, dove i salari legali nel resto della Svizzera qui non hanno invece validità. È il caso del contratto collettivo di lavoro per il personale dei negozi delle stazioni di servizio di carburante, decretato dal primo febbraio di obbligatorietà generale sul territorio nazionale dal Consiglio federale. Il contratto, negoziato tra le parti sociali a livello svizzero, prevede un salario minimo per il personale non qualificato di 3.700 franchi per tredici mensilità, ridotto a 3.600 in alcuni cantoni di frontiera. In Ticino no, vige la libertà di mercato che consente al datore di approfittare della necessità di lavoro della manodopera d’oltreconfine per imporre salari coi quali i residenti non possono vivere, se non ricorrendo ad aiuti finanziati dalla collettività. A spingere fuori il Ticino dal resto della Svizzera è stata l’Associazione ticinese delle stazioni di servizio, costituita in gran parte dal gruppo Centonze, Piccadilly e City Carburoil, a cui si aggiungono piccole stazioni individuali. L’associazione si è opposta al Ccl nazionale adducendo peculiarità del mercato ticinese. «Non vi è nessuna differenza di costo tra una stazione di servizio in Ticino e nel resto del paese. Il carburante, l’affitto o i prezzi di costruzione, i prodotti in vendita, hanno dei costi identici nel Ticino come nel resto del paese. Il margine di profitto è esattamente lo stesso» spiega ad area Gian Arpagaus, dirigente di Coop Mineraloel Ag, proprietaria di quasi 250 stazioni di servizio sparse sul territorio nazionale. Se costi e guadagni sono identici, l’unico motivo economico per cui Centonze, Piccadilly e City Carburoil si oppongono ai salari minimi di 3.600 franchi, è preservare il loro guadagno, continuando a pagare meno, molto meno, il loro personale. Un guadagno molto interessante, stando agli scarsi dati economici pubblici del settore. Dai rendiconti annuali di Coop, s’intuisce quanto il mercato delle stazioni di servizio sia redditizio e in costante crescita. In dieci anni, la Coop ha aperto un’ottantina di nuove stazioni di servizio, mentre la cifra d’affari è cresciuta di mezzo miliardo di franchi, attestandosi oggi attorno ai 2,5 miliardi. E il futuro appare promettente se Coop ha lanciato un progetto chiamato “Espansione” mirato a creare nuove aree di servizio. Discorso molto simile per il gruppo Migros, anche se più difficile da sintetizzare perché si mischiano i dati della vendita di carburante Migrol e i negozi Migrolino, ossia quei negozi di dimensione modesta non sempre legati alle stazioni di servizio. Nel canton Ticino, il gigante arancione ha fatto una scelta diversa rispetto al suo diretto concorrente. Salvo qualche stazione propria, la Migros guadagna vendendo i suoi prodotti nelle stazioni di servizio gestite da Piccadilly. Il risultato è che il cliente compra prodotti Migros, ma il personale che li vende è pagato a stipendi Piccadilly, ossia nettamente inferiori a quelli garantiti dal Ccl di Migros, quasi un migliaio di franchi in meno al mese. Solo nelle stazioni di servizio direttamente gestite, il personale è pagato secondo il Ccl Migros, ossia circa 3.900 franchi. Medesimo discorso vale per Coop. Da Piccadilly, Centonze e City Carburoil gli stipendi invece si aggirano sui 3.100 franchi lordi, come attesta la documentazione sindacale in possesso di area. A parità di lavoro, il guadagno padronale generato dalle basse paghe ammonta a poco meno di mille franchi su ogni dipendente. A cinquecento franchi invece, per il mancato obbligo di rispettare il Ccl degli shop. A guadagnarci maggiormente è la City Carburoil che conta 210 dipendenti, seguita da Piccadilly (200) ed Ecsa-Easy Stop Sa di proprietà Centonze con un’ottantina di impiegati. Senza dimenticare la miniera d’oro delle aree autostradali. Centonze attraverso la Easy Stop, gestisce le due stazioni di servizio sulla trafficatissima autostrada A2 in prossimità di Chiasso (Coldrerio). Recentemente se ne è aggiudicata una terza vicino al Gottardo (Stalvedro). Cattaneo invece ha l’appalto in direzione sud poco dopo il Gottardo (Piotta), mentre le ultime due recentemente rinnovate a Bellinzona sono gestite da Shell e Coop (tramite la sua controllata Marché). Seppure le condizioni di affitto sulle autostrade siano più onerose (perché di proprietà statale), è certo che gli incassi sono notevoli. Le testimonianze da noi raccolte lo dimostrerebbero. Testimonianze numerose, perché molto alto è il tasso di turn over in quei posti lavorativi. Aperte 24 ore su 24, con un flusso di clientela pressoché ininterrotto da maggio a settembre, le stressanti condizioni di lavoro sono garantite. Alla Centonze di Coldrerio, le paghe si attestano sui 21,50 franchi, comprensivi di tutto (tredicesima, festivi ecc.). Dopo l’abbandono del cambio fisso da parte della Banca Nazionale nel 2015, ai dipendenti sarebbe stata ridotta la paga del 10% per un lungo periodo. Rispetto alle colleghe, le dipendenti sull’autostrada guadagnano qualcosa di più semplicemente perché effettuano molte ore. Ma il prezzo da pagare in termini di condizioni di lavoro è certamente elevato. Anche perché il personale è scarso rispetto alle incombenze. In estate, due persone gestiscono il negozio e l’ufficio cambio, quattro-cinque al bar-ristorante a sfamare orde di turisti e avventori locali. Gli incassi, assicurano le nostre interlocutrici, sono da paura in quei periodi. Sull’esclusione del Ticino dai minimi salariali, si è mosso anche il governo cantonale. In occasione di una sua visita a sud delle Alpi, il governo ha formalmente chiesto al consigliere federale Schneider Ammann d’intervenire. «Il Ticino non può accettare di essere l’unico cantone discriminato su un punto tanto sensibile» ha spiegato a nome del governo l’allora presidente Manuele Bertoli ai microfoni della Rsi. Schneider Ammann si è chiamato fuori, sostenendo che sono le parti sociali a dover decidere. Come gli ricorda Gargantini di Unia nell’intervista sotto, le parti sociali avevano deciso, ma il Consiglio federale ha scelto altrimenti. Le tre famiglie ticinesi Una parte importante della ricchezza accumulata dalle famiglie Cattaneo, Centonze e Baumgartner è quella prodotta dalle loro dipendenti delle stazioni di servizio, rispettivamente City, Ecsa-Pt Easy Stop e Piccadilly. È con il lavoro di queste donne (e qualche uomo), che inizia all’alba e si chiude a notte tarda, festivi e domeniche comprese, che queste famiglie ticinesi possono accumulare anno dopo anno i guadagni incassati dalla vendita di prodotti a prezzi maggiorati senza alcun costo supplementare della forza lavoro. Non c’è nessun motivo economico nel mercato delle stazioni di servizio ticinese che giustifichi i miseri salari. I costi di gestione di una stazione di servizio sono uguali a Bruttisellen, Visp o Quartino. Il margine di guadagno è esattamente lo stesso. Da febbraio, a differenza del resto del paese, conviene ancor di più perché non si deve nemmeno rispettare il già minimo esistenziale nazionale di 3.600 franchi. E almeno per una volta, ci si risparmi il disco rotto che alzando le paghe si arricchiscono solo i frontalieri. Punto primo, il lavoro va pagato dignitosamente, non in base a chi lo svolge. Secondo, durante i vari articoli dedicati al personale delle stazioni di servizio, abbiamo incontrato tante persone che vivono in Ticino. Terzo, la paga bassa esclude da sola molti residenti. Lo sfruttamento del lavoro mal retribuito di queste tre famiglie ticinesi finalizzato ad accumulare egoisticamente sempre maggiore ricchezza, danneggia l’intero cantone e umilia la sua popolazione. La discriminazione del Ticino potrebbe essere risolta dal politico e imprenditore Rocco Cattaneo. Senza le sue 16 stazioni di servizio e i suoi 210 impiegati nel cantone, l’associazione ticinese non potrebbe vantare nessun diritto, rappresentando solo una minoranza delle stazioni di servizio presenti sul territorio cantonale. Addio opposizione e benvenuta Svizzera. Con un passato da presidente del Partito liberale radicale ticinese, oggi Cattaneo rappresenta il Ticino nel Consiglio nazionale percependo 120mila franchi pagati dai contribuenti. Quando Cattaneo parla da politico, ama tessere le lodi del partenariato sociale. Nei fatti, si oppone al Ccl per preservare i suoi guadagni fondati sulle misere retribuzioni delle sue dipendenti. area ha interpellato Cattaneo per avere la sua versione. Nessuna risposta è pervenuta. Eppure sarebbe stato rispettoso verso gli elettori chiarire se a Berna il politico liberale persegua gli interessi generali dei ticinesi o i suoi. S’intuisce che il suo silenzio valga oro, ma noi non smetteremo d’interpellarlo.
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