Vivere in Ticino a volte fa davvero strano. Il progresso e la modernità hanno trovato terreno fertile in questo cantone il quale a sua volta ne ha offerto degni interpreti al mondo. Non di rado però proprio in Ticino si verificano chiari rigurgiti di arretratezza sociale, culturale e politica: quasi che 50 anni fa avessimo venduto la povertà con le stalle e le capre, ma non fossimo ancora riusciti a liberarci di alcuni dei retaggi più deteriori del passato. La cronaca delle ultime settimane ci offre alcuni esempi in questo senso. Il più vergognoso è quello del suicidio nelle carceri di polizia di Bellinzona di un minorenne nigeriano in detenzione preventiva. Un fatto intollerabile che però non ha scosso le coscienze e per il quale non c’è stata mobilitazione a fianco della comunità africana, benché le condizioni inumane della carcerazione preventiva vengano denunciate da oltre dieci anni. Qui emerge il riflesso che “se uno è di dentro qualcosa avrà fatto”, figurarsi poi se è africano. È lo stesso riflesso per cui, agli occhi della stampa e dell’opinione pubblica, Roger Etter è arrivato al suo processo già condannato. Insomma, abbiamo una cultura giuridica davvero arretrata. Proprio il caso di Etter poi è uno dei tanti che vedono la giustizia impegnata con ambigui personaggi che, improvvisamente ritrovatisi con cariche di responsabilità nel mondo economico e finanziario, non resistono alla tentazione di arricchirsi furbescamente. Trent’anni fa sarebbero stati poco più che dei ladri di polli, oggi fanno buchi milionari, se non peggio: la piazza finanziaria ticinese si trova fra le mani più soldi da gestire che persone all’altezza delle loro responsabilità, in altri termini non ha ancora saputo implementare una sana cultura degli affari (del resto, che l’ex amico di Etter, Ernesto Zanini, abbia sottratto soldi al fisco, ai più dev’essere sembrata cosa buona e giusta). Claudio Generali dieci anni fa s’è fatto sparare invano. Meno drammatica ma non meno sconcertante è l’incapacità delle autorità di affrontare senza diventare isteriche le richieste di autogestione di un mondo giovanile che non gira più in calzoncini corti. Che il sindaco di Locarno Carla Speziali abbia reagito all’occupazione dell’ex macello come fece suo padre quando nel ’68 finì occupata la Magistrale non depone certo a favore dell’evoluzione della mentalità corrente in questo cantone. E a margine dell’occupazione ci è ancora toccato vedere un giovane agente di polizia impedire ad un cameraman in strada di filmare l’intervento dei suoi colleghi: c’è da chiedersi a quando risalgano i manuali per la formazione dei nostri agenti. Molti altri esempi si potrebbero fare, a cominciare dallo scempio che i ticinesi fanno del loro territorio. Insomma, un brutto dubbio: che la folgorante crescita economica degli ultimi 30 anni, oltretutto assai fragile, non abbia permesso ai ticinesi di crescere altrettanto come cittadini. Per i progressisti c’è ancora molto lavoro da fare.

Pubblicato il 

10.09.04

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