Il Sev alza il tono

La minaccia del Sindacato del personale dei trasporti (Sev) è seria: se le sue richieste di aumenti salariali venissero disattese — ha dichiarato il presidente dei ferrovieri, Ernst Leuenberger — potrebbe scoppiare "un serio conflitto". I motivi per cui i dipendenti delle Ffs stanno perdendo la pazienza sono diversi. L’ultimo — quello che al personale appare come una provocazione — è il livello vertiginoso raggiunto dagli stipendi dei manager, mentre i ferrovieri sono sottoposti ad una notevole pressione per accrescere prestazioni e rendimenti. Indubbiamente, nel confronto europeo, l’immagine esterna delle Ferrovie federali svizzere è quella di un’impresa pubblica di grande successo. L’affidabilità del servizio prestato è oggettivamente molto alta. Sul piano della puntualità, della completezza dell’offerta e dei prezzi, le Ffs non temono alcuna concorrenza. Sia nel trasporto di persone che in quello di merci, i tassi di crescita sono progrediti a livelli da primato. I sondaggi più recenti registrano un incremento di oltre il 3 per cento del grado di soddisfazione della clientela, espresso in pratica da cinque viaggiatori su sei. Sul piano finanziario, le Ffs hanno registrato nel 2000 un utile netto di 146,2 milioni di franchi, 26 in più rispetto all’anno precedente, su un totale di 5,95 miliardi d’entrate. Eppure, non vi sono motivi di grande soddisfazione. Il buon risultato finanziario è stato ottenuto soltanto grazie al contributo delle casse pubbliche versato da Berna. "Segno — ha commentato il direttore generale Benedikt Weibel — che la crescita da sola non basta: ci vorrebbe una maggiore produttività ed una diminuzione dei costi". Ed è proprio qui, negli aspetti di gestione interna, il punto dolente dal quale sorgono i problemi che giustificano i pareri poco entusiastici. Tanto per cominciare, non può fare molta strada un’impresa nella quale si allarga la differenza tra gli stipendi degli alti dirigenti ed i salari del personale messo sempre più sotto pressione. "I dipendenti sanno che il presidente delle Ffs, Thierry Lalive d’Epinay, guadagna 2.500 franchi al giorno e che il consiglio d’amministrazione ha quintuplicato le proprie indennità", ha ammonito Ernst Leuenberger nel richiedere un 3 per cento di aumento reale dei salari e un 2 per cento di compensazione del carovita.Che qualcosa non quadra nella gestione è provato anche dal fatto che le spese per il personale (la metà del totale delle uscite di 5,66 miliardi di franchi) sono cresciute per la prima volta dal 1993, mentre in diversi settori dell’azienda la soppressione di posti di lavoro ha condotto ad uno stato d’emergenza (mancano 200 macchinisti). Così, nei grandi centri c’è carenza di personale, mentre in certi cantoni, tra cui il Ticino, si registrano delle eccedenze. Quanto grave sia la situazione è dimostrato dalle cifre: 61 milioni di franchi pagati soltanto per ferie non godute e per ore di straordinario prestate. Sembra legittimo a questo punto chiedersi se sia giusto pretendere, come fa Weibel, una maggiore produttività ed una riduzione dei costi, ovviamente ancora sulle spalle del personale. È corretto continuare a sfruttare così il personale quando si vanno ad investire centinaia di milioni in esperimenti d’espansione all’estero? Proprio in Gran Bretagna, poi, cioè nel paese dove la completa privatizzazione delle ferrovie ha portato a tre risultati catastrofici: incidenti più frequenti, indebitamento gigantesco, disaffezione della clientela. Non sarebbe meglio che le Ffs vincessero le sfide in casa propria prima di andarle a cercare all’estero? E perché, poi, perseguire con ostinazione una liberalizzazione che ha dato i risultati che ha dato, e proprio mentre le imprese private britanniche del trasporto ferroviario stanno pensando seriamente di ricostituire l’azienda unica che rimetta insieme i cocci del servizio pubblico?

Pubblicato il

25.05.2001 01:00
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