I socialisti sono fra gli sconfitti delle elezioni comunali ticinesi. Qualche contraccolpo era stato messo in conto, visto che quattro anni fa alcune vittorie erano state spuntate per un pelo (prima fra tutte la conquista del secondo seggio nel Municipio di Lugano). Ma ci sono dati più generali che devono preoccupare. Al di là di un arretramento percentuale che non è ingente. Deve ad esempio preoccupare la distanza ormai siderale che sembra separare il Partito socialista (Ps) dai quartieri popolari di Lugano, quartieri diventati sicura terra di conquista della Lega: se il Ps fa più voti in collina che a Molino Nuovo, c'è qualcosa che non va. A maggior ragione se Giuliano Bignasca può affermare, certamente con molti buoni argomenti, che la Lega ha catturato il voto giovane. Cosa non ha funzionato in queste elezioni per il Ps di Lugano, che non è più il secondo ma il quarto partito della città, perdendo un municipale e due consiglieri comunali? Perché tutte le altre grandi città svizzere hanno maggioranze progressiste mentre in riva al Ceresio dominano le forze conservatrici?
Qualche interessante risposta può venire da un documento di lavoro che nell'estate del 2005 il consigliere comunale e politologo Nenad Stojanovic aveva sottoposto alla sezione luganese del Ps. L'analisi politologica di Stojanovic parte proprio dalla constatazione che in nessun'altra grande città svizzera i partiti di destra tradizionale e conservatrice (Plr e Ppd) e di quella nazional-populista (Lega e Udc) sono così forti (poco meno dell'85 per cento dell'elettorato). Ma, sorprendentemente, il Ps luganese non si smarca, almeno nelle istituzioni, da questa ingombrante maggioranza, anzi.
Come rileva Stojanovic, nel primo anno della scorsa legislatura ad esempio quasi tutte le votazioni sui messaggi municipali si sono concluse con un voto unanime o quasi, quindi sempre con il pieno sostegno anche del gruppo socialista: «con il suo voto il Ps non si è mai contraddistinto in modo dichiarato e compatto rispetto agli altri partiti (…) anche se qualche volta gli interventi critici orali non sono mancati». Per Stojanovic «in diverse occasioni sarebbe stato possibile ed auspicabile assumere una posizione diversa rispetto alla maggioranza di destra, proporre emendamenti e sostenerli in modo compatto, ecc…». A questo punto la conclusione non è nemmeno troppo sorprendente: «se dovessimo posizionare il Ps sull'asse destra-sinistra solo sulla base delle votazioni in Consiglio comunale non potremmo che inserirlo nel segmento che va dal centro al Ppd, quindi nel centro-destra». Un discorso analogo vale per il Municipio: «solo in rare occasioni l'opinione pubblica ha appreso che i municipali Ps avevano assunto, su un dato oggetto, una posizione diversa da quella della maggioranza di destra. Certo, vi è la collegialità, ma essa viene costantemente calpestata dal municipale leghista (Giuliano Bignasca, ndr.) e non di rado anche dagli altri (…) i quali ovviamente in tal modo rispondono alle aspettative del proprio elettorato».
In questa situazione il Plr è la forza politica egemone, quella che sceglie i temi e fissa l'agenda: è il polo d'attrazione della vita politica luganese, attorno al quale ruotano tutte le altre forze politiche che dal Plr sono progressivamente attratte, Ps incluso. È, secondo Stojanovic, l'ipotesi peggiore per il Ps, che deve invece cercare di rompere l'egemonia del Plr e dei suoi satelliti (primo fra tutti la Lega) per costituire un secondo polo, andando ad occupare l'area sinistra-liberale dello scacchiere politico che è oggi in gran parte scoperta e determinando così uno spostamento in blocco di tutto lo spettro politico nella medesima direzione. È un'ipotesi realistica che, rileva Stojanovic, si è verificata puntualmente in quelle occasioni in cui il Ps è riuscito ad imporre un'agenda politica obbligando gli altri partiti a seguirlo. Per fare questo il Ps di Lugano deve, secondo Stojanovic, puntare su tre temi prioritari: il traffico e l'ambiente (compresi l'energia, i rifiuti e il riciclaggio), Lugano aperta (l'Europa, gli stranieri, le minoranze, in particolare diventando propositivi sul diritto di voto e di eleggibilità degli stranieri, un tema oggi monopolio della Lega) e la giustizia e il conflitto d'interessi (un tema tipico di sinistra che il Ps a Lugano dovrebbe sostenere con più continuità e convinzione).
Quel che però manca al Ps è un ricambio della sua base elettorale. E lo si è visto proprio in queste elezioni comunali: i giovani e i quartieri popolari sono finiti fra le braccia della Lega. Nel 2005 Stojanovic indicava la mancanza di giovani come uno dei problemi principali della sezione luganese, e suggeriva una serie di attività e di temi (apprendistato, autogestione, violenza negli stadi, droghe leggere) per occupare questo spazio. Quanto ai quartieri popolari, il Ps ad esempio avrebbe dovuto dimostrare maggior volontà nell'opporsi all'edificazione di una delle poche aree verdi di Molino Nuovo (sala multiuso a Villa Carmine). Ma è soprattutto nei quartieri popolari che si concentra il maggior numero di neo svizzeri: che probabilmente non votano Lega, ma se ne stanno a casa. Compito del Ps, come osservava Stojanovic, è di attivare i neo svizzeri, coltivando questo grosso potenziale elettorale con largo anticipo e non solo a due mesi dalle elezioni.
Qualche risposta ai perché di questa sconfitta elettorale nelle tesi di Stojanovic indubbiamente c'è. Resta da vedere se il Ps di Lugano avrà la forza per invertire la tendenza. Forse con un municipale in meno si sentirà almeno più libero da presunti o reali obblighi di lealtà nei confronti della maggioranza.

Pubblicato il 

25.04.08

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