Niente panico: il Ppd ha individuato soltanto il punto C. Le altre lettere sono ancora lì, tutte da sondare. Più che altro il Partito popolare democratico ormai si lancia in programmi politici di sempre più difficile esegesi. Li avete sentiti tutti settimane fa sbandierare l’importanza o riscoperta del fattore C da ricollocare al centro dell’azione politica di centro (appunto). Va bene, è giusto cercare di rilanciarsi. Ci mancherebbe solo che quello che è auspicabile in economia non lo sia in politica, due ambiti che dovrebbero sempre vicendevolmente puntellarsi, sostenersi e promuoversi. Tuttavia una campagna marketing incisiva deve giocarsi su un messaggio chiaro. Dunque bisogna prima di tutto capire la natura esatta del cotanto sbandierato fattore C. Quella “C” sta forse per “Centro”? Una collocazione davvero poco interessante: preferisco di gran lunga il fattore B (“B” sta per bordi). Cioè meglio gli estremi cosicché è più facile sapere dove stiamo noi e dove stanno i nostri nemici. Anche se l’unico partito – un partito di successo, praticamente un buon partito – ad avere il Centro nel nome è l’Unione Democratica di Centro. Ora non vorrei che ad un tratto il Ppd riscoprisse anche il fattore U, quello che fa la forza. E sì, perché quando si tratta di arraffare voti si diventa come per incanto camaleonti o Camaleonti. Così abbiamo trovato un’altra possibile accezione del fattore C. In realtà però la prima domanda che mi ero posta non era “cos’è il fattore C?” bensì “chi è il fattore C?” Allora, mi dicevo, avranno trovato nel contadino C. un profeta? Cos’avrà mai da predicare uno che, oltre tutto, preferisce mantenere l’anonimato? Anche lì però m’è venuto il sospetto di una non casuale convergenza o Convergenza. Di nuovo: non si tratterà per caso di riagganciare l’ala agraria dell’Udc? Quello sì che sarebbe un Colpo di genio. Tutti a blaterare di possibili alleanze del Ppd di volta in volta con liberali e socialisti e invece no! Puntavano all’Udc. O forse ai Verdi? Mah. No, certo, né fattori, né fattorie, secondo me i democristiani sentono una forte carenza di vitamina C. Avete capito bene, quella che ci aiuta a difenderci dall’influenza. Anche da quella politica. Un’affezione che porta a guardare un po’ a destra e un po’ a sinistra a seconda della convenienza o Convenienza. In genere però quando nelle nostre vicissitudini private ci appelliamo al “fattore C” pensiamo piuttosto ad una maniera gergale di definire la dea Fortuna, o meglio, un suo specifico attributo. Ma se un partito si mette mollemente nelle mani della sorte significa che è arrivato al capolinea o Capolinea. E lì s’interrompe anche la famosa terza via che, mi par di capire, non corre parallela alle altre. Dev’essere una specie di viuzza tortuosa che un po’ s’inerpica, un po’ precipita e spesse volte incrocia le altre. Ma, chissà, forse porta dritta in cielo o Cielo. Alla fin fine, dico, diamo a C quel che è di C e a D quel che è di D. Tanto è comunque questione di fede. Anche politica.

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02.12.05

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