agenda

Dal 18 al 21 agosto, nei paesi di Arzo e Meride, la XXII edizione Che basta un colpo di vento per… per non dimenticare chi c’era e chi non c’era, nella piazza della nostra memoria.


Qualcosa di significativo accadde nei giorni di luglio del 2001: una marea di persone di diversa età, provenienza e storie invase le strade di Genova. Questa galassia di movimenti, gruppi e associazioni che si ritrovò tra il mare azzurro e il cielo blu dietro a slogan come “voi G8 noi 6 miliardi”, “il nostro mondo non è in vendita”, metteva in discussione gran parte delle distorsioni e degli aspetti peggiori del mondo attuale: sistema economico-finanziario predatorio e iniquo, saccheggio delle risorse del sud del mondo, riscaldamento globale, sfruttamento del lavoro, disuguaglianze economiche, politiche e sociali, cattiva gestione delle migrazioni, disparità economiche incolmabili, eccessivo peso delle spese militari e ricorso alla guerra come strumento di risoluzione delle controversie.
 Questo arcipelago eterogeneo di gruppi, rifiutava in maniera decisa il modello neoliberista e capitalistico di globalizzazione che, lontano dall’idea di scambio, crescita collettiva e condivisione, era soltanto una nuova forma di colonialismo e di imperialismo, e lo è tuttora. 
Erano gli anni dei Social Forum, di quello che venne definito il popolo di Seattle, in realtà eravamo tutta gente che sentiva profondamente di essere cittadina del mondo e che credeva che la libertà fosse un diritto di nascita e non di nazionalità. 
In quel luglio del 2001 una generazione si scontrò contro il muro di una nuova repressione,  «si consumò la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale» (Amnesty International). Il dettaglio di quelle giornate è stato già raccontato molte volte e migliaia di video e foto documentano ampiamente i fatti accaduti. A più di vent’anni dalla fine del G8 di Genova, i temi portati in piazza da quella moltitudine sono di un’attualità senza precedenti. Tutte le questioni sollevate con forza dal movimento tra il 1999 e il 2001 hanno subìto in questo sciagurato ventennio un’accelerazione spaventosa: il riscaldamento globale, lo sfruttamento forsennato delle risorse del pianeta, l’alterazione dell’equilibrio tra uomini e animali, le guerre, le migrazioni, la compressione dei diritti dei lavoratori in tutto il mondo, le disuguaglianze tra ricchi e poveri e la forte disparità di accesso a diritti elementari come casa, salute e istruzione. Dopo vent’anni parla per tutti lo slogan coniato per celebrare il ricordo di quelle giornate: “Un altro mondo è necessario”. 
Ed è questa ferita ancora aperta quella indagata dalla giovane compagnia Usine Baug, per la prima volta ospite del Festival, con TOPI, a 20 anni dal G8 di Genova (sabato 20 agosto, ore 21.30, Arzo). Il lavoro, attraverso l’unione di ricostruzione storica e invenzione scenica, racconta il G8 di Genova e prova a restituire la complessità di uno degli eventi più tragici della storia italiana recente.



 

A CARLO, CHE NON C’È PIÙ. A LUCA, CHE DOPO 20 ANNI È ANCORA IN CARCERE.


Vent’anni fa, una città sul mare, odore di basilico e lacrimogeni, in sottofondo Manu Chao e le esplosioni. Il signor Canepa abita in centro storico, ma in quei giorni di luglio ha altre cose per la testa e se non fosse per i suoni e le grida che entrano dalle finestre non si accorgerebbe nemmeno di quello che accade di fuori. Topi, piccoli e invisibili come fantasmi, hanno invaso il palazzo e ora se ne stanno lì a sgranocchiare mele e carote. Bisogna liberarsene e in fretta, prima che arrivino gli ospiti...


Topi intreccia ricostruzione storica (attraverso un dettagliato lavoro di ricerca che ha coinvolto chi quei giorni c’era ma anche chi non c’era e nella testa ha solo frammenti confusi di cosa accadde; tutti i testi e le testimonianze utilizzate provengono da interviste, archivi storici, documentari e da centinaia di racconti letti e ascoltati) e invenzione scenica (il signor Canepa è un’allegoria, una trasposizione nell’immaginario di ciò che potrebbe essere successo e grazie a questa sua lontananza dai fatti permette di addentrarsi nei meccanismi profondi che agivano in essi), il fittizio e il reale si incontrano per raccontare di nuovo il G8 di Genova: una delle ferite più gravi della recente storia italiana. Cercando di offrire una riflessione più ampia di quella veicolata dai media ufficiali, attraverso testimonianze reali e personaggi inventati, ricostruzioni sonore e trasposizione scenica, Topi offre una molteplicità di prospettive diverse e complementari per rendere la complessità di quei giorni e aprire delle crepe nell’immaginario collettivo.


Sandro, il protagonista della nostra storia, è un personaggio ambiguo che vive tra una simpatica quasi-comicità da slapstick comedy e la violenza reale delle azioni in un crescendo che porterà alla devastazione dell’appartamento e allo sconfinare della finzione nella realtà. I topi restano invece invisibili: si sentono, si intuiscono, come fantasmi o allucinazioni deliranti. Il tutto avviene all’interno di un appartamento borghese ricostruito attraverso pochi elementi essenziali di scenografia e linee che tracciano i contorni delle stanze, ispirate al celebre Dogville di Lars Von Trier. Al suono è affidata la ricostruzione della rivolta e il compito di trasportare il pubblico tra le strade di Genova.
PERCHÉ CERTE FERITE, ANCHE SE BEN NASCOSTE, NON SI RIMARGINANO MAI

Per partecipare ai vari eventi è fortemente consigliata la prenotazione e l’acquisto dei biglietti tramite il sito del festival, possibile qualche settimana prima dall’inizio dell’evento
www.festivaldinarrazione.ch
L’acquisto dei biglietti online offre la possibilità di arrivare e muoversi al Festival gratuitamente con i mezzi pubblici.

Pubblicato il 

28.07.22
Topi
Nessun articolo correlato