«Risoluti a rinnovare l’alleanza confederale e a consolidarne la coesione interna, al fine di rafforzare la libertà e la democrazia, l’indipendenza e la pace, in uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo». Parole del Preambolo della Costituzione federale della Confederazione Svizzera, che si chiude così: «Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri». Il richiamo alla Costituzione è di Willy Lubrini, uno dei coordinatori di Mendrisiotto Regione Aperta, associazione che costruisce ponti tra i migranti e la popolazione del territorio. «Solidarietà, apertura al mondo e non lasciare indietro nessuno. Sono i valori costituzionali proposti dalla festa del Primo d’agosto alternativo a Chiasso. Alternativo ai primi di agosto della destra, dove nei discorsi si veicola paura, xenofobia e razzismo strisciante. L’opposto di quanto dice il Preambolo costituzionale».

 

Fu proprio una reazione popolare alle propagande della destra all’origine del Primo agosto alternativo chiassese, la cui prima edizione si tenne nel 2013. In quell’anno, l’UDC aveva inondato la Svizzera di cartellonistica pubblicitaria a sostegno della sua iniziativa “Stop all’immigrazione di massa”, approvata l’anno successivo in votazione popolare con meno di ventimila schede di scarto su oltre 2,9 milioni di voti.

 

In reazione a quella cartellonistica (si ricordi ad esempio la pecora nera scacciata da quelle bianche dalla bandiera rossocrociata), nacque il gruppo “Stop all’ignoranza di massa”. “Dietro a questi cartelloni ci sono pochi imprenditori e finanzieri facoltosi che cercano di acquisire potere politico fomentando una guerra tra poveri per il proprio rendiconto, così da continuare con le loro politiche liberiste e mantenere una pressione sui salari, proprio grazie agli stranieri impiegati sottocosto” è uno stralcio dell’appello di Stop all’ignoranza di massa, che fu sottoscritto da centinaia di cittadini del Mendrisiotto.

 

A dieci anni di distanza, il contesto politico non sembra cambiato. «Nessuno di voi (presidenti di partito, ndr.) vorrebbe abitare a Chiasso» aveva tuonato durante la trasmissione del blick nell’ultima campagna elettorale nazionale Marco Chiesa, allora presidente UDC, descrivendo una situazione di caos e paura nella cittadina di confine a causa dei richiedenti l’asilo. Il Blick aveva poi riassunto nel titolo equiparando Chiasso a Lampedusa. A elezioni concluse, Chiasso rapidamente scomparì dal palcoscenico della politica nazionale. Sul posto restarono gli abitanti. Alcuni di loro s’interrogarono se veramente vivessero nella situazione descritta dai politici di destra.

 

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Nacque così il gruppo Mendrisiotto Regione Aperta che, attraverso uno studio sociologico, smontò la teoria del clima di paura in cui avrebbe vissuto la popolazione locale. In una seconda fase, il gruppo s’interrogò su come costruire ponti di conoscenza e interazione tra i migranti e la popolazione locale. Dopo otto mesi, si può affermare che l’associazione sia riuscita ad aprire delle brecce nelle mura militarizzate dei centri per richiedenti gestiti dalla Sem, centri governati sulla base di un modello fortemente securitario.

 

«Negli statuti della Sem è prevista la partecipazione della società civile nella gestione dei centri. È stato lo spunto per chiedere come associazione di poter collaborare nella gestione, suggerendo dei miglioramenti per la qualità di vita delle persone rinchiuse nei centri» spiega Lubrini. Forte di un centinaio di membri, l’associazione ha creato una rete sociale che offre ai richiedenti momenti di svago, culturali e d’interazione con la popolazione che spaziano da attività culinarie, sportive, cinematografiche e di conoscenza del territorio (sul loro sito trovate le informazioni complete).

 

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Dalla chiusura totale, fisica e mentale, si è dunque passati a una posizione possibilista di apertura. Ridurre la presenza dei richiedenti a una mera questione di ordine pubblico, mostra tutti i suoi limiti. «Senza il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione, è impossibile gestire una struttura così» spiega Lubrini, precisando quanto sia stata fondamentale la collaborazione con le istituzioni locali. «I comuni hanno un’influenza notevole sui regolamenti di gestione dei centri federali. Regolamenti che noi credevamo ferrei poiché imposti dalla Confederazione. Invece, coinvolgendo i Comuni, si sono aperte delle opportunità di collaborazioni preziose. Si va dai lavori di pubblica utilità, dalla messa a disposizione di spazi quali palestre per attività sportive, a luoghi d’incontro con la popolazione locale, a dei progetti pilota nell’educazione. Superate le diffidenze iniziali, tante paure e altrettanti divieti sono scomparsi». Tutto a beneficio di migranti e popolazione locale. Ultimo esempio, la possibilità di coinvolgere i richiedenti nei lavori di bonifica e di ripristino dei terreni danneggiati dall’alluvione d’inizio luglio, in coordinamento con la Società agricola del Mendrisiotto.

 

L’esperienza di Mendrisiotto Regione Aperta sta dimostrando che la possibilità di impiegare il tempo in modo diverso dall’esser abbandonati a sé stessi o rinchiusi (obbligo di uscita dai centri dalle nove del mattino alle 18, quando poi scatta invece il divieto d’uscita), fa bene alla mente delle persone, sia dei migranti che dei locali.

 

Per conoscere da vicino l’esperienza, l’occasione sarà il Primo agosto senza frontiere di Chiasso, dove la formazione “Pasture” composta da migranti di etnie diverse e diversi minori non accompagnati parteciperà al torneo di calcio antirazzista (inizio ore nove, campetto via Bossi), seguito da pranzo (offerto), musica e mercatino in Piazza Indipendenza. Non è previsto alcun oratore ufficiale, ma palco e microfono «sono a disposizione per libere espressioni». Buon Primo d’agosto.

Pubblicato il 

25.07.24