I tasselli del sociale

Quali sono i cantieri ancora aperti della socialità? Probabilmente i lavori non si arresteranno mai in questo campo, come è vero che la società muta, evolve in continuazione determinando sempre nuovi bisogni. In Ticino, spesso come riverebero di problemi a livello federale, vediamo ancora diversi nodi irrisolti e tra questi alcuni hanno certamente priorità. Pensiamo all'esplosione dei costi della salute, da una parte, e ai disagi del personale infermieristico, dall'altra. O alla mancanza di un'assicurazione maternità. Solo per citare alcuni casi. Una realtà complessa ma con Patrizia Pesenti, direttrice del Dipartimento delle opere sociali (Dos) abbiamo cercato di dare una visione panoramica su alcuni progetti del dipartimento che dirige ancora in corso d'opera. I costi della salute sono una delle maggiori preoccupazioni delle famiglie, poiché l'aumento dei premi grava sul budget familiare in modo consistente. La Lega dei ticinesi ha proposto di creare una cassa malati unica. Che cosa ne pensa? E quali sono le sue proposte? Stiamo approfondendo la questione e temiamo non sussista la necessaria massa critica per attuare questo progetto: non esiste né lo spazio di mercato né lo spazio operativo. La situazione di monopolio in cui operano i principali assicuratori malattia rende economicamente troppo onerosa l'istituzione di una cassa malati pubblica a livello cantonale. Sarebbe illusorio credere che la stessa cassa malati possa offrire dei premi più vantaggiosi a meno che essi non siano lautamente sussidiati. A mio modo di vedere, la presenza sul mercato di un assicuratore malattia pubblico ha una chance soltanto su scala nazionale. L’esplosione dei costi della salute I costi sanitari, e quindi i premi delle casse malati che ne sono il riflesso, ad ogni modo, hanno raggiunto il livello di guardia. Una opportunità che il Parlamento federale non deve perdere è la seconda revisione della LAMal, che prevede, oltre ad un trasferimento dei costi dai premi verso la tassazione, l'abolizione dell'obbligo per le casse malati di rimborsare le prestazioni fornite da ogni operatore sanitario. Quest'ultima disposizione è l'unica che potrà avere un'influenza sulla crescita dei costi. Tutto questo, però, a condizioni ben precise: equità d'accesso al sistema sanitario e qualità delle cure vanno preservate anche in futuro ma, soprattutto, le casse malati non devono disporre di alcuna cambiale in bianco nella scelta dei medici. In pratica bisogna evitare che le casse malati facciano uso del nuovo strumento per ottenere, indirettamente, il razionamento delle cure sanitarie. Si può discutere non tanto su «chi» deve pagare questa fattura, perché è sempre e solo comunque il cittadino a pagarla, ma sul «come». Tramite i premi o tramite il prelievo fiscale certamente più sociale perché proporzionato al reddito. Oggi in Svizzera il sistema sanitario è prevalentemente finanziato tramite i premi assicurativi. Questo finanziamento risulta meno distributivo innanzitutto perché i premi, diversamente dalle imposte, per principio (fanno parzialmente eccezione gli assicurati sussidiati) sono uguali per tutti indipendentemente dalle risorse finanziarie disponibili. D'altra parte se i costi della salute fossero sopportati solo dallo Stato, oltre al finanziamento tramite il gettito delle persone fisiche, ci sarebbe l'apporto sostanzioso degli altri ricavi, segnatamente del gettito delle persone giuridiche. Ma non basta discutere su come si pagano i costi della sanità. Il problema di fondo rimane quello di come controllare una crescita di spesa ormai inarrestabile, assicurando nel contempo efficacia e adeguatezza delle prestazioni e equità d'accesso al sistema. Non teme che l'attuale sistema possa portare ad una medicina a due velocità? Penso sia urgente porsi il problema delle risorse che vogliamo destinare alla sanità. Certo, il medico cerca di fare tutto ciò che può essere di beneficio per ciascun paziente e, come è stato ribadito recentemente, senza nessuna considerazione di costo. Ma l'interesse dei responsabili della sanità deve essere rivolto anche alla quantità di risorse disponibili per tutti i cittadini. La mia preoccupazione è che non si vada verso una situazione in cui le risorse sprecate per un paziente impediranno ad un altro di beneficiare di un trattamento adeguato. Una politica per tutte le famiglie La famiglia oggi sembra più vulnerabile del passato: divorzi, separazioni, conflitti generazionali, incomprensioni, infanzia maltrattata, disagio adolescenziale. Lo Stato come può rispondere a questo disagio? La famiglia è stata ed è confrontata con cambiamenti culturali, sociali e nelle relazioni. Non necessariamente questi cambiamenti sono negativi ma solo se ne teniamo conto potremo offrire alla famiglia sostegno economico (quando ne ha bisogno) e opportunità (per esempio per conciliare famiglia e lavoro) coniugate con una maggiore libertà individuale. E quindi prevenire il disagio. Si tratta di concretizzare una politica per tutte le famiglie e non solo per le famiglie in difficoltà. È una priorità di legislatura. Nei primi due anni ci siamo concentrati sulla protezione dell'infanzia. Abbiamo riorientato la politica dei collocamenti presso famiglie o istituti sociali e delle forme di aiuto alle situazioni familiari in difficoltà (violenza, abusi, trascuratezza, abbandono, conflitti, fughe, incidenti). L'obiettivo, raggiunto pienamente, era di rafforzare l'intervento con la famiglia e non contro la famiglia. Quali sono gli assi più importanti della politica famigliare in Ticino? Le caratteristiche di una politica familiare moderna sono la compensazione degli oneri delle famiglie con figli e l'attivazione degli strumenti di politica familiare (congedi parentali e misure d'appoggio per conciliare famiglia e lavoro). Per realizzare questi obiettivi intendiamo presentare due disegni di legge che partono da un'analisi della realtà della famiglia, con un approccio innovativo e un occhio alla componente femminile: il consolidamento della Legge sugli assegni (entro fine anno) e la revisione della Legge maternità ed infanzia (in primavera). Insomma, il cosiddetto Tessiner Modell si sta consolidando. Vede di buon occhio un progetto di assicurazione maternità in Ticino? Certo che lo vedo di buon occhio. Abbiamo già fatto delle elaborazioni. Sul piano federale le Camere intendono dare un nuovo slancio al progetto d'assicurazione maternità. Ben 106 consiglieri nazionali hanno sottoscritto l'iniziativa parlamentare del deputato liberale-radicale Pierre Triponez, che prevede un congedo maternità di 14 settimane per le donne salariate, congedo finanziato dal Fondo indennità per perdita di guadagno. La proposta è sostenuta da tre dei quattro partiti governativi. E' chiaro che una soluzione a livello federale è da privilegiare. V'è quindi da sperare che questa sia davvero la volta buona. In Svizzera la distribuzione controllata di eroina è un successo. In Ticino è stato chiesto uno studio per valutarne la fattibilità. Lei è prontaa seguire la linea tracciata dal Dipartimento di Ruth Dreifuss? Non c'è nessuna preclusione, né da parte del Consiglio di Stato, né da parte del Gruppo Esperti, neppure da parte del Parlamento che ha appena discusso il Piano cantonale degli interventi in materia di tossicomanie. Attendiamo una valutazione di un istituto specializzato per vedere se esiste, in Ticino, un gruppo sufficientemente grande di persone dipendenti da eroina che risponde ai criteri fissati per la distribuzione controllata e se esistono le risorse con le conoscenze e le competenze necessarie in grado di garantire una terapia di qualità. Le condizioni poste da parte della Confederazione per l'attuazione di un programma di distribuzione controllata di eroina sono infatti molto severe. I camici bianchi hanno protestato contro condizioni di lavoro sempre più difficili. Un grido di allarme è stato lanciato anche dal personale dell'Organizzazione sociopsichiatrica cantonale che chiede più mezzi per la psichiatria pubblica e condizioni di lavoro analoghe a quelle dell'Ente ospedaliero cantonale. Come risponde all'espressione di questo disagio? I segnali di peggioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario e le mancate rivalutazioni salariali accumulate negli anni novanta devono essere prese sul serio. Se vogliamo assicurare cure di qualità dobbiamo anche garantire agli operatori sanitari delle condizioni di lavoro e di impiego migliori. Mi auguro che i miglioramenti contrattuali ottenuti dal personale dell'Ente ospedaliero vengano estesi anche agli altri contratti del settore sanitario. Stiamo lavorando anche a favore del personale dell'Osc. Favorire l’autonomia degli anziani La pianificazione ospedaliera prevede anche la riduzione di posti letto nelle case per anziani? In Ticino c'è una media di posti letto per numero di abitanti in case per anziani più bassa rispetto al resto della Svizzera, però la popolazione anziana sta aumentando. Aumentano i casi di anziani con patologie gravi. Come si affronterà questa situazione? No, la pianificazione ospedaliera non ha affatto ridotto i posti letto per anziani. Anzi, abbiamo trasformato tre piccoli ospedali in strutture per anziani. Anche nel settore della cura degli anziani lavoriamo su più fronti: sviluppiamo innanzitutto la cura a domicilio, stiamo creando possibilità di ricovero temporaneo medicalizzato. L'obiettivo primario deve essere quello di favorire l'autonomia degli anziani, di permettere loro di rimanere il più a lungo possibile a domicilio, laddove si sentono meglio, attorniati ed aiutati dai loro affetti più cari. Quando l'autonomia viene meno si promuove una presa a carico progressiva e secondo la gravità, ma soprattutto si vuole rispettare la volontà delle persone e la loro dignità. Eutanasia: un problema non solo medico Uno dei dibattiti più delicati che la nostra società dovrà affrontare riguarda l'eutanasia. Qual è la sua posizione sulla «dolce morte»? Il problema non è soltanto medico. Non possiamo pensare di rapportarci in modo solo razionale ad un evento come la morte che non possiamo capire. Attualmente sussiste un'ampia zona grigia tra l'eutanasia attiva e l'eutanasia passiva. La vigente situazione legale è lapidaria, adatta ad un'epoca in cui la medicina non aveva le possibilità di mantenere artificialmente in vita malati gravi. La situazione è destinata a divenire sempre più complessa. Ben venga quindi una discussione politica sul tema, una discussione che deve portare ad una normativa chiara e trasparente. In momenti di crisi, ma non solo, la socialità è molto sollecitata. Purtroppo è spesso uno dei settori su cui si abbatte la scure dei tagli. Secondo lei le risorse dello Stato per la socialità sono sufficienti? Il Consiglio di Stato ha deciso di operare tagli di 120 milioni di franchi sulla spesa corrente per il 2003 e, nel contempo, di mantenere il quarto pacchetto di sgravi fiscali. Non posso condividere questa impostazione, decisa dal Governo durate l'esame dell'aggiornamento delle Linee direttive e del Piano finanziario. Siamo di fronte a una crociata fiscale che priverà i cittadini di servizi essenziali come la sanità, la socialità, la formazione, la mobilità e la sicurezza). A mio modo di vedere, il limite di questa politica è stato raggiunto. Sarebbe rischioso andare oltre, proprio ora che si sta profilando una nuova recessione economica che non possiamo affrontare con le casse vuote. A farne le spese sarebbero i cittadini e non solo le fasce più deboli, che dovrebbero pagare di tasca propria o rinunciare a servizi essenziali dello Stato. Modernizzare le garanzie sociali Parallelamente ai tagli ci sono le avvisaglie di una crisi economica in arrivo che avrà ripercussioni sulla socialità. Come ci si sta preparando? Innanzitutto garantendo che nel preventivo e nel piano finanziario siano previsti i mezzi per la politica sociale. Andando verso una crisi economica, è importante che la rete di protezione sociale sia efficace e mirata. Il Dos propone una politica di modernizzazione delle garanzie sociali. L'innovazione consiste nel tradurre in positivo - in autonomia e libertà individuale- la flessibilità del mercato del lavoro implicita nella società del rischio. Occorre quindi intervenire anche a sostegno di coloro che sono esclusi dalle prestazioni sociali per il loro particolare statuto lavorativo. E quali sono i progetti del dipartimento che dirige che le stanno più a cuore? Oltre alla modernizzazione delle garanzie sociali, di cui dicevo prima, e una nuova e moderna politica della famiglia, c'è un altro progetto che mi sta particolarmente a cuore. Vorrei definire la procedura interdipartimentale per valutare l'impatto sulla salute dei cittadini delle nuove leggi o di altre importanti decisioni pubbliche. In altre parole, la possibilità di valutare le conseguenze sulla salute di decisioni in ambito ambientale, economico, relative all'attività lavorativa, all'istruzione e ai trasporti.

Pubblicato il

30.11.2001 03:30
Françoise Gehring Amato
Sabina Zanini