I “senzatetto” della sinistra

Ginevra, laboratorio della "sinistra divisa", il più deluso è Jean Spielmann, presidente del Partito del lavoro (Pdt), che ha sfidato Christiane Brunner, candidandosi al Consiglio degli Stati su una "lista di protesta" con il deputato cantonale Pierre Vanek, membro di SolidaritéS. Non soltanto Jean Spielmann, figura carismatica dell'estrema sinistra ginevrina, non è stato eletto al Senato, ma si è fato anche soffiare il seggio "storico" che occupava al Consiglio nazionale. Ma non è tutto, perché la disfatta di Spielmann impedisce, perdipiù, alle altre formazioni dell'estrema sinistra svizzera di formare un gruppo parlamentare di cinque eletti. Così i due deputati del Partito operaio popolare (Pop) del Canton Vaud, e i due della Sozialistische Grüne Alternative di Zugo e SolidaritéS Ginevra, dovranno stringere nuove alleanze e concordare amicizie politiche per avere un tetto politico sotto il quale potranno ripararsi, a meno che non riescano a convincere l'indipendente friburghese Hugo Fasel a diventare il quinto membro del gruppo. Pierre Vanek, deputato eletto nelle liste dell'Alliance de Gauche, con i voti degli elettori di Solidarité, fa parte dei "senza tetto" dell'estrema sinistra parlamentare. E come il vodese Joseph Zisyadis (Pop) non esclude un «avvicinamento» gruppo dei Verdi, primo partito non governativo e quinta forza politica del paese. «È un'ipotesi che prendiamo in seria considerazione», rivela ad area il consigliere nazionale, «anche perché, da parte di SolidaritéS, c'è una certa reticenza ad allearsi con Christiane Brunner». Le ceneri della rottura, in casa ginevrina, con la presidente del partito socialista svizzero sono ancora calde. Ieri Pierre Vanek tuonava: «Non possiamo continuare a sostenere la leader di una formazione che ha assunto posizioni di destra su temi come il mercato dell'elettricità, l'Avs o la difesa del servizio pubblico». Oggi il deputato si scaglia su «una presidente che si è detta addirittura pronta a discutere sulla richiesta, da parte dell'Udc, di una seconda poltrona al governo federale». Ma è evidentemente la sconfitta dell'estrema sinistra il tema che inasprisce la lingua del rappresentante di SolidaritéS. «Tre fattori spiegano la sconfitta», analizza Pierre Vanek: la divisione della sinistra ginevrina, il crollo del Partito del lavoro e il voto Udc nei quartieri popolari. Sul primo punto il tono si fa polemico: «se si vuole costruire un polo a sinistra del Ps, si deve fare in modo di tenere unito questo polo». Il deputato allude alla defezione di Christian Grobet, leader de "Indépendants", diventato un sostenitore accanito della candidata Brunner, quando l'AdG (che riunisce il PdT, SolidaritéS e gli Indépendants) denunciava apertamente la politica troppo consensuale della presidente del Ps, vicina a posizioni di centrodestra. Il gigante dell'estrema sinistra ginevrina se n'è andato sbattendo la porta (alcuni dicono che è stato spinto fuori), privando l'alleanza della gauche di un mucchio di voti che sarebbero tornati utili. Sulla débâcle del Pdt ginevrino, sprofondato ad un preoccupante 2,69% (perdendo il 6,1%), Pierre Vanek non si pronuncia: «bisogna chiedere ad altri». Ma è convinto che il partito di Jean Spielmann si è, in un certo senso, dato la zappa sui piedi. «Ha spinto il partito socialista a profilarsi sui temi dell'estrema sinistra grazie ad un azione critica e alla polemica intrattenuta con Christiane Brunner». Ed è il Ps che, infine, gli elettori hanno premiato, non il fautore di un riorientamento della formazione rosa verso posizioni più marcate a sinistra. Ma questo pericolo incombe anche su SolidaritéS? «È vero», ammette candidamente Pierre Vanek. «Il pericolo sussiste». Poi rilancia: «Per queste elezioni il partito socialista si è opportunamente ancorato su posizioni di sinistra. Ma l'ancora siamo noi». Per questo motivo, aggiunge il deputato, «è necessaria una maggiore visibilità». Ma anche una maggiore presenza nei quartieri popolari, analizzano alcuni politologi, dove è stato registrato un incremento inquietante dei consensi per l'Udc. Il consigliere nazionale si è sempre sbracciato per ottenere dai suoi compagni di partito un impegno ad accentuare la presenza nelle regioni dove vivono i ceti più poveri. E ricorda a questo proposito che in alcuni grandi quartieri ginevrini di periferia, come gli "Avanchets", il partito SolidaritéS ha registrato nuovi consensi aumentando le preferenze. Però è indiscutibile che la gente vuole essere difesa contro l'aumento dei prezzi, contro l'ineluttabile rincaro dei premi dell'assicurazione malattia, mentre c'è incertezza sulle pensioni e sulla tenuta economica del paese. Su questi temi, a livello nazionale, le piccole formazioni come il Pdt o SolidaritéS «soffrono di un difetto di credibilità», concede Pierre Vanek. Gli elettori tendono secondo i politologi a "votare utile", cioè a dare i voti al partito numericamente più forte, per assicurarsi una rappresentanza sicura su questioni che vengono trattate unicamente su scala federale. Dove i partitini spariscono. L'unione delle sinistre deve certo realizzarsi su tutto il territorio, ma deve dapprima consolidarsi nei cantoni. L'esempio ginevrino è un monito per le prossime elezioni.

Pubblicato il

24.10.2003 03:00
Fabio Lo Verso