I sentieri del Dna

Anche i lettori di Area avranno appreso la notizia di bambini nati all’Istituto St Barnabas del New Jersey per manipolazione genetica (per aggiunta di Dna mitocondriale, cioè quello che sta non nel nucleo della cellula ma nel suo citoplasma ed è assente negli spermatozoi per cui si eredita dalla madre) con un senso di turbamento o di fastidio o di rigetto. In Europa, pensiamo che la terapia genica sulle cellule germinali — diversa da quella somatica che non modifica il Dna trasmissibile ai figli — dia il via a un esperimento non solo su un essere umano ma su generazioni intere, insomma interferisca con la selezione naturale. In questo caso l’esperimento è riuscito: la sterilità materna è stata curata e anche se non si sa se verrà trasmessa alle bambine. Si interferisce con la selezione naturale la quale, ricordiamolo, fa fuori gli organismi disadatti e più deboli da quando si inventano strumenti, ripari, il fuoco, ciòè da quando i primati si trasmettono anche la cultura. E da quando riesce a ridurre la mortalità infantile, la medicina fa la stessa cosa. I nonni ricordano un tempo in cui certi bambini nati in famiglie di diabetici morivano di diabete precoce. Oggi quel diabete si cura, i discendenti dei bambini salvati sono fra noi, portano e trasmettono ai figli geni che solo cinquant’anni fa li avrebbero condannati. Fanno parte anch’essi di un esperimento genetico che prosegue per intere generazioni. Eppure non ci turba; nessuna legge dice che i bambini con il diabete precoce vanno lasciati morire o, una volta in età di farlo, impedisce loro di riprodursi (questo è un fatto di civiltà recente: la sterilizzazione dei "disadatti congeniti" è stata praticata fino agli anni ’70). Forse i lettori credono che il Dna sia strettamente individuale, o addirittura il depositario della nostra identità, unica e irripetibile? No, ovviamente. Hanno studiato Darwin a scuola, sanno che i bambini nati in America hanno solo un po’ di Dna di una donatrice, una goccia nel gran mare di quello ereditato dal padre, dalla madre, da tutti gli altri individui dai quali discendono attraverso la storia dell’evoluzione delle specie, compreso il Dna di batteri e di altri ospiti della specie umana. Rimane un senso di disagio, anche se i geni di quei bambini sono simili a quelli dei genitori molto più di quelli nati con altre tecniche di fecondazione assistita. In Europa, quella terapia sarebbe stata illegale, perché le cellule riproduttive sono "l’ultimo tabù" della genetica, come titolava un quotidiano. E se il tabù fosse nella mente, e non nella biologia, se fosse quello che occupa i saggi delle commissioni di bioetica e i legislatori, quello dell’origine che sfugge al controllo degli uomini, quello della vita che solo una donna può dare? P.S.: Avevamo riferito qui l’ipotesi che il virus dell’Aids fosse stato diffuso in Africa sul finire degli anni ’50 attraverso un vaccino antipolio fatto con cellule di scimpanzé infette. È stata smentita da ricerche francesi e inglesi pubblicate il 26 aprile sul settimanale inglese Nature.

Pubblicato il

18.05.2001 13:30
Sylvie Coyaud