In concomitanza con la recente assemblea annuale di Novartis, in alcuni Paesi si sono tenute delle azioni di protesta. Gli attivisti rimproverano alla multinazionale svizzera di non rispettare il diritto dei Governi di fare uso di un meccanismo legale per rendere i farmaci essenziali più accessibili. Tutto ciò fa seguito alla pubblicazione di una lettera scritta dal Ceo Joseph Jimenez e indirizzata al presidente colombiano Juan Manuel Santos. La missiva, rivelata dall’Ong Public Eye, è stata inviata nel giugno del 2016, una settimana prima che Bogotà adottasse una risoluzione per dichiarare d’interesse pubblico l’antitumorale Glivec, la cui licenza è detenuta da Novartis. Già lo scorso anno altri documenti rilevati da Public Eye avevano messo in luce i metodi con cui la multinazionale aveva minacciato la Colombia di fare intervenire un arbitrariato internazionale qualora il Governo decidesse – in tutta legalità – di creare un generico per il Glivec, un farmaco di cui necessitano i 200.000 colombiani che soffrono di leucemia.


Contemporaneamente, a Basilea, l’associazione Actares è intervenuta all’assemblea mettendo in luce alcuni punti critici tra cui la mancanza di trasparenza nella formazione dei prezzi dei medicamenti. Di queste problematiche ne abbiamo discusso con il dottor Franco Cavalli, oncologo di fama mondiale che nella sua ultima rubrica per area aveva proprio sottolineato lo strapotere dei monopoli farmaceutici.


Dottor Cavalli, partiamo proprio dal caso colombiano. Novartis si opponeva al rilascio di una licenza obbligatoria. Che cosa s’intende per questo meccanismo?
Il rilascio di una licenza obbligatoria è previsto dall’Accordo dell’Organizzazione mondiale del commercio sui diritti di proprietà intellettuale che toccano il commercio (Adpic). Il principio è stato riaffermato di recente anche da un rapporto del Gruppo di alto livello del Segretariato generale delle Nazioni Unite sull’accesso ai medicamenti. Una licenza obbligatoria permette ad uno Stato di ristabilire la concorrenza su un mercato monopolistico malgrado l’esistenza di un brevetto. Tutto ciò senza l’autorizzazione del detentore del brevetto. Ogni Paese ha quindi il diritto d’accordare delle licenze obbligatorie e ha anche la libertà di determinare i motivi per cui queste licenze vengano rilasciate. Nel caso specifico, la Colombia voleva rilasciare una licenza obbligatoria per il Glivec, definito “d’interesse pubblico”, ciò che avrebbe permesso la creazione di un generico e, di conseguenza, una forte diminuzione del prezzo. Il Glivec è in effetti commercializzato in Colombia a 15.000 franchi per paziente per anno, ciò che lo rende inaccessibile alla gran parte dei cittadini colombiani.


Il Glivec venduto in Colombia rappresenta solo lo 0,2% del totale di quello venduto sul mercato. Perché, quindi, questo accanimento da parte di Novartis?
È una questione politica, di principio. Se comincia la Colombia poi arrivano gli altri. E sanno che alla fine potrebbero farlo anche i Paesi ricchi. Il fatto che il Governo svizzero, sostenendo Novartis, abbia fatto enorme pressione contro uno Stato, minacciandolo di ritorsioni qualora mettesse in atto uno strumento legittimo che avrebbe garantito le cure a decine di migliaia di persone è qualche cosa di vergognoso.


Ma, in generale, perché i farmaci costano così tanto?
Diciamo subito che i prezzi non hanno nulla a che vedere con i costi di produzione. Il farmaco è venduto al prezzo che il mercato accetta. Nell’oncologia i prezzi sono aumentati in media di 50 volte negli ultimi 25 anni. Le ditte sostengono che la ricerca costa in media 2,5 miliardi per farmaco. Ma la trasparenza dei costi di questa ricerca è nulla. Varie inchieste indipendenti hanno dimostrato che il costo della ricerca è in realtà 10 volte inferiore rispetto a quanto viene affermato dalle case farmaceutiche.
Tempo fa scrisse che solo con il narcotraffico si guadagna di più che nel settore farmaceutico.
Basta guardare i rendiconti finanziari della Novartis e della Roche che hanno dei bilanci attorno ai 45 miliardi l’anno a testa, con dei guadagni sempre nell’ordine dei 10 miliardi. Il margine di profitto è quindi molto elevato, impensabile in altre industrie. Tutto ciò permette loro di essere una lobby molto potente. Roche e Novartis investono cifre da capogiro per fare lobby, soprattutto negli Stati Uniti.


Come mai proprio negli Usa?
Il problema di fondo del prezzo dei farmaci viene dagli Usa che, per il settore oncologico, rappresenta il 60% del mercato mondiale. La lobby farmaceutica ha sempre sostenuto i candidati repubblicani i quali hanno a loro volta, una volta eletti presidenti, abolito tutte le leggi che permettono di controllare il prezzo dei farmaci. Oggi negli Usa lo Stato non ha più voce in capitolo. È dal prezzo statunitense che poi deriva il prezzo negli altri Paesi.


Facciamo un accenno al caso Avastin-Lucentis. La Svizzera ha davvero le mani legate?
A mio modo di vedere una soluzione ci sarebbe. Si tratterebbe proprio di utilizzare il meccanismo della licenza obbligatoria, così come vuole fare la Colombia con il Glivec. In situazioni di emergenza uno Stato può decidere che il brevetto non venga più rispettato. In questo caso si tratta di un’emergenza finanziaria. Siccome il Lucentis costa così tanto e le casse malati si (ci) stanno rovinando, il Consiglio federale potrebbe fare lui stesso richiesta a Swissmedic. Ma dubito che ciò avvenga...


Come mai?
Le licenze obbligatorie sono il terrore delle ditte. E quindi dei governi, come quello svizzero, che sostengono i giganti farmaceutici. Di recente è stata portata al Consiglio esecutivo dell’Oms una mozione che domandava alle nazioni di fare uso di queste licenze. Ma alla fine, in seguito all’intervento del Governo svizzero, di quello americano e tedesco, la mozione è stata annacquata fino a diventare nulla.

Pubblicato il 

22.03.18