Una volta ne ho conosciuto uno. Personalmente, voglio dire. Stavo facendo una breve vacanza in Francia, ed Eva, una mia ex-collega sindacalista ci teneva a presentarmelo. Devo ammettere che l’idea di incontrarlo mi intrigava, perché Eva ne aveva ampiamente esaltato le qualità. Ciononostante, ne ero un po’ intimorito perché… non è che puoi andare da uno che non conosci e chiedergli sfacciatamente del suo passato. A più di sette anni di distanza avevo quasi dimenticato quell’incontro, se non fosse che su un giornale romando ho letto la testimonianza di un uomo che ha vissuto un’esperienza simile al pentito francese. Si sa, la curiosità è femmina ed io mi chiamo Mauro; mi sono così messo a fare un po’ di ricerche ed ho ritrovato un paio di altri casi simili che lungi dall’aver sfamato il mio “desiderio di sapere” (non trovate che sia raffinato il suggeritore di sinonimi di Word?) lo hanno stuzzicato. Continuerò a cercare, ma nel frattempo qualcosa ve lo racconto già. Mentre nel nostro mondo occidentale gli operai sono in via di estinzione, una nuova specie si sta lentamente diffondendo nella giungla del lavoro: la si riconosce dal classico grembiale con pettorina, cappello di paglia, mani callose e sporche. Alcuni esseri di questa nuova specie, tuttavia, si mimetizzano con gli impiegati, ciò che ne rende talvolta difficile il riconoscimento. Sto parlando di pentiti: managers pentiti. Punto numero uno: che cosa fa, secondo voi, un manager quando si pente? Be, per prima cosa si riorienta professionalmente. Il pentito che ho incontrato in Francia, dopo aver lavorato come consulente aziendale d’alto bordo nell’ambito di riorganizzazioni e ristrutturazioni varie, ha rilevato, restaurato e rimesso in esercizio un vecchio mulino ad acqua. Il pentito svizzero ha lasciato l’istituto bancario presso cui lavorava per dedicarsi alla coltivazione di piante medicinali. Un altro pentito svizzero ha avviato un’attività di formazione e ricerca nell’ambito dello sviluppo della personalità. Un pentito italiano, infine, ha fondato un’azienda agricola biologica. Punto numero due: che cosa ci dicono i nuovi orientamenti professionali scelti dai managers pentiti? I lavori che svolgono ora hanno tutti un elemento in comune: la creazione. Il pentito francese produce degli ottimi oli, nonché una deliziosa pâte à tartiner di noci e nocciole. Il pentito italiano alleva animali da cortile, produce confetture, gelatine e miele, salumeria, oli e paté. Uno dei due pentiti svizzeri propone percorsi formativi per scoprire sé stessi, liberarsi da schemi mentali autolimitanti, ed altro ancora. Punto numero tre: perché un manager si pente? Fare il manager, per i pentiti, non è difficile. Lo dimostra il successo che ottengono nelle loro nuove attività. La parte difficile consiste nell’essere un manager, nell’assumere cioè personalmente anche la parte di distruzione a cui si devono dedicare quotidianamente. Un altro mondo è possibile, e forse c’è qualcosa da imparare anche da questi pentiti.

Pubblicato il 

24.09.04

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato