I pensionati italiani in Svizzera a congresso

Lo Spi-Cgil, che rappresenta centinaia di pensionati italiani in Svizzera, si riunisce a Berna. Intervista con Silvana Cappuccio, responsabile esteri dell’organizzazione

Il 6 dicembre a Berna si terrà l’Assemblea congressuale della sezione svizzera del Sindacato pensionati italiani (Spi). Si tratta, per i poco avvezzi al contesto sindacale italiano, di una delle federazioni della Cgil, il maggior sindacato italiano. Lo Spi è radicato anche all’estero e Silvana Cappuccio, che sarà presente a Berna, ne è la responsabile. L’abbiamo intervistata a pochi giorni dall’Assemblea.

 

Silvana Cappuccio, quale è il radicamento dello Spi nel mondo e, in particolare, in Svizzera?

Lo Spi è presente nel mondo nelle sedi dell’associazionismo vicino alla Cgil e nelle ventisei sedi dell’Inca, ovvero del patronato della Cgil, che rappresenta e difende le pensionate e i pensionati residenti all’estero. Tradizionalmente, si rivolgono ai nostri sportelli sia cittadini italiani residenti che transfrontalieri, il cui numero in Svizzera è in costante crescita: secondo l'Ufficio federale di statistica, sono oltre 85 mila, di cui 74.032 solo in Ticino.

 

Quali sono i temi su cui siete più impegnati in Svizzera?

La più grande comunità straniera in Svizzera è quella italiana. Nel 2021, le cittadine e i cittadini italiani che risiedevano permanentemente nella Confederazione erano più di 328.000, senza contare i detentori di doppia nazionalità. È quindi immaginabile la vastità di tematiche su cui riversiamo la nostra azione quotidiana di tutela individuale e collettiva. A parte i tanti ambiti generali, che vanno dal recupero del valore reale delle pensioni al fisco al welfare, molte attività in Svizzera sono dedicate ai cittadini transfrontalieri. Annualmente l'Inca Cgil assiste circa ventimila persone e gestisce diecimila pratiche, molte delle quali non sono coperte da alcun rimborso ministeriale. Le materie che vengono trattate vanno dall'assistenza previdenziale e socioassistenziale all'emergente richiesta di una maggiore informazione fiscale.

 

Avete rapporti strutturati con i sindacati elvetici?

Sì, certamente. Siamo impegnati in un costante e strutturato rapporto di scambio e collaborazione sia in via bilaterale – in primis con il sindacato Unia con cui abbiamo stipulato accordi di collaborazione – sia all’interno del nostro lavoro all’interno della Confederazione sindacale europea (Ces) e della Confederazione sindacale internazionale (Ituc).

 

Avete rivendicazioni specifiche per il governo italiano?

Le rivendicazioni non riguardano solo i pensionati, ma tutti i cittadini italiani all’estero e sono quelle che abbiamo espresso nella piattaforma varata per le elezioni di settembre scorso. Abbiamo chiesto al Governo di implementare le modalità di voto e partecipazione alla vita democratica italiana, di rafforzare la rete consolare e migliorare i servizi anche in collaborazione con gli istituti di Patronato e col mondo associativo, di creare uno strumento efficace di sostegno ai pensionati nei casi di indigenza, di semplificare le procedure burocratiche connesse all’Inps per i nostri pensionati all’estero e di rivedere la tassazione Imu sulle prime case possedute in Italia. Chiediamo inoltre di aumentare gli investimenti su lingua, cultura e formazione italiana nel mondo; di istituire centri di assistenza e informazione per aiutare la cosiddetta “nuova emigrazione” ad integrarsi nelle nuove realtà straniere: una rete di supporto che accompagni i nostri concittadini anche nella mobilità circolare (fatta di frequenti spostamenti tra paesi diversi e ritorni in Italia temporanei), che preveda sportelli informativi che preparino alle partenze; migliorare la qualità e la diversificazione del servizio pubblico Rai all’estero; ratifica delle Convenzioni Bilaterali già sottoscritte con alcuni Paesi e rapida istituzione e ratifica di analoghe convenzioni con i Paesi interessati da scambi di mobilità con l’Italia. Chiediamo infine anche di valutare le necessarie modifiche ai principi e alle regole dell’iscrizione all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero, affinché possa rappresentare e tutelare anche chi è migrante da meno tempo e in una condizione di migrazione probabilmente non definitiva.

 

Alcune rivendicazioni, come quella dell’abolizione dell’Imu o di altre tipologie d’imposta non sono di semplice attuazione: applicate soltanto agli italiani all’estero, risulterebbero discriminatorie, applicate universalmente, svuoterebbero le casse di molti comuni. Cosa proponete?

Materia controversa e di non facile soluzione, ma sicuramente alla nostra attenzione. La Cgil ha già ricevuto negli scorsi anni le sollecitazioni da parte delle comunità degli italiani all'estero, e conveniamo con le considerazioni con cui l'Italia ha risposto alle procedure di infrazione in merito alla necessità di mantenere un legame con la terra d'origine, anche perché l'Italia è un paese di storica e massiccia emigrazione, avvenuta in più fasi della storia. Siamo quindi d'accordo sulla riduzione/esenzione Imu sulle uniche case in Italia possedute dai residenti all'estero. Sul metodo, tuttavia, più che una riduzione percentuale crediamo sia utile utilizzare un meccanismo legato ad una franchigia, magari basato su dei valori immobiliari mediani, che favorirebbe soprattutto i possessori di case di medio e basso valore.

 

L'appuntamento:

Assemblea Congressuale Spi / Cgil Svizzera: martedì 6 dicembre, dalle ore 15.00 alle ore 17.30 presso la Casa d’Italia di Berna, Bühlstrasse 57, 3012 Berna, con la partecipazione di Silvana Cappuccio, Responsabile Internazionale Spi Nazionale. Per informazioni e per iscrizioni: spi.berna@gmx.ch

Pubblicato il

29.11.2022 13:32
Mattia Lento