I partiti e l'aria che tira

Le giornate passate, pure in atmosfera di sessione parlamentare e dopo il risultato sull’Onu, hanno messo in evidenza la statura «appenzellese» (senza alcun disprezzo per il piccolo popolo alpino) delle strategie messe in atto dai vertici dei partiti borghesi. Innanzitutto il Pdc svizzero si è distinto per la sua apertura nei confronti dell’Expo-02 opponendosi ad un credito necessario a pochi mesi dall’apertura, solo per mettere un po‘ in difficoltà i «confratelli» liberali che occupano posizioni di spicco negli organismi dell’esposizione nazionale. Un po’ di populismo può sempre servire a mantenere nel «seno di Abramo» pipidino chi fosse tentato dalle sirene di Blocher. Calcoli un po’ meschini e che non riescono nemmeno a sortire l’effetto voluto poichè Blocher ed i suoi riescono a far leva su meccanismi più profondi e di effetto maggiormente sicuro. I liberali-radicali da parte loro hanno pure al loro interno forze che tentano i medesimi giochini. La Fondazione per la solidarietà è messa seriamente in pericolo da una fetta consistente della frazione parlamentare e pensa pure di poter salvare il salvabile nei confronti di una Udc che a Zurigo le ha tolto numeri consistenti anche in città. Così un gesto che la Svizzera era riuscita a mettere velocemente a segno quando l’attenzione e la pressione internazionale era al massimo, rischia di essere annacquato o persino di essere travisato nella lettera e nello spirito. E pensare che in casa liberale non mancano gli appelli verso le altre forze partitiche affinché esercitino il senso di responsabilità civico. Le prediche, talvolta stucchevoli nel loro moralismo, non mancano quasi mai nella Nzz.... E la sinistra? Senza cadere in forme di autolesionismo mi pare che pure dalle nostre parti un po‘ di autocritica non farebbe male. Certo lo spettro di una Udc sempre più potente fa paura, ed a giusta ragione, anche a sinistra. Ma bisogna avere il coraggio di non cadere nelle trappole tese da ogni forma di populismo. Quest’ultime possono eventualmente farci guadagnare qualche «battaglia isolata» ma mai la «guerra». Accettare il gioco del populismo mi sembra doppiamente falso: è strategicamente scorretto ed è eticamente ingiustificabile. E quando la strategia e l’etica vanno d’accordo non si dovrebbero nemmeno avere patemi d’animo od incertezze. Il lavoro politico di convincimento rimane duro ma non può e non deve essere annacquato dalla ricerca del successo a corto termine. E visto che il periodo elettorale, a livello federale, non è poi così lontano, sarà meglio non perdere tempo pensando di guadagnarlo troppo in fretta....

Pubblicato il

15.03.2002 14:00
Alberto Bondolfi