«Quando per la prima volta sono salito sulle vostre montagne mi sono come sciolto. Finalmente libero. Per me era tornare bambino, risentire quell'odore dell'infanzia quando in Armenia i miei genitori mi avevano portato sulle montagne. Anche da noi ci sono le montagne. Adesso vado sempre in alto, lì trovo la pace». Sulla parete dell'appartamento sussidiato della famiglia Ter Melixetian c'è in bella mostra un quadro ad olio: cascine di montagna davanti alla sagoma del Cervino. Una scena di pace con i colori caldi del tramonto. "Lei è diventato più svizzero degli svizzeri", gli dico indicando il dipinto per allentare la tensione che si è creata nel raccontare la loro storia di rifugiati. Un'odissea che dura da ormai 10 anni. Samuel ride, c'è un certo orgoglio nei suoi occhi nel sentirsi parte di questa Svizzera. Una Svizzera che dopo il 24 settembre potrebbe però – se dovesse passare il doppio sì – togliere l'aiuto sociale a lui e alla sua famiglia.

Mentre parliamo in casa è entrata la figlia dei coniugi Ter Melixetian. Adesso ha 20 anni, ma quando arrivarono a Chiasso confusi a bordo di un treno ne aveva solo 10. La destinazione finale era Monaco di Baviera, ma i bambini erano troppo stanchi per proseguire il viaggio. Così la domanda di asilo è stata presentata al centro di registrazione di Chiasso. Da allora, cioè da quando i genitori sono in balia delle autorità, ma la vita è andata avanti senza aspettare responsi. I figli sono cresciuti a Lugano, adolescenti come gli altri. Il più piccolo ha 18 anni e fa le scuole commerciali. La figlia ha concluso il liceo. Settimana scorsa si è sposata. Lei e il suo giovane compagno – svizzero – sono appena rientrati dal viaggio di nozze. Destinazione: giro della Svizzera, fuori non si può andare.
Mentre Samuel racconta delle sue montagne e delle prossime scalate che vorrebbe compiere, la moglie Alexandra è indaffarata con il genero e la figlia. Ci sono molte questioni burocratiche che bisogna regolare dopo il matrimonio.
«Il futuro sono i nostri figli», Samuel e Alexandra lo ripetono in continuazione. Sì, ma per voi cosa speravate quando siete venuti qui, quali erano i vostri sogni? «Stare con i bambini».
Per i coniugi Ter Melixetian è doloroso ripercorrere i 10 anni passati ad aspettare una risposta dalle autorità. «Lei non sa quante volte l'abbiamo raccontata questa storia – dice Alexandra mentre si lascia andare sulla poltrona –. Alla polizia, agli avvocati, agli amici, a tutti coloro che ci chiedevano chi siamo… Ci faccia delle domande lei».
Il loro viaggio è iniziato con una fuga dalla Moldavia. Samuel e Alexandra si sono conosciuti in Armenia, si sono innamorati. Lui si è trasferito nel paese natale della moglie, la Moldavia. Qui ha preso cittadinanza e ha dovuto di rinunciare alla nazionalità armena. Il doppio passaporto non era permesso. Dopo anni di tranquillità e lavoro – come meccanico di macchine da cucito – il crollo dell'ex Unione Sovietica risveglia gli "orgogli nazionalisti" delle nuove Repubbliche. Durante i rigurgiti l'armeno Samuel si scontra con le autorità moldave che gli confiscano i documenti di identità. Dopo una settimana gli vengono riconsegnati: portano il timbro "annullato". Ha sette giorni per lasciare il paese. Lui, la moglie e i due bambini piccoli salgono su un aereo, destinazione Italia e poi avanti con il treno fino all'arrivo a Chiasso.
Le autorità elvetiche ci mettono 4 anni a dire alla famiglia moldava che non gli viene riconosciuto il diritto all'asilo. Samuel non ha dei documenti validi, non è più né moldavo né armeno. In Moldavia, spiega loro l'Ufficio della migrazione rossocrociato, non c'è persecuzione, non c'è alcun problema per la loro sicurezza personale. Devono tornare sui loro passi. La richiesta di asilo è definitivamente accantonata. Dal 2000 i Ter Melixetian sono stranieri in attesa del rimpatrio.
Il governo svizzero prende contatto con le autorità moldave, vogliono i documenti per mettere Samuel e la famiglia su un aereo. Il rimpatrio coatto non può essere messo in opera senza documenti. La risposta dell'ex repubblica sovietica non tarda ad arrivare: "non è più cittadino del nostro paese". A questo punto l'idea elvetica è quella di mandare solo moglie e figli (allora di 14 e 16 anni), per il padre si vedrà. In fondo Alexandra e i figli hanno i documenti in regola e possono tornare da dove sono venuti. Alla madre viene consigliato – una volta che fosse giunta in patria – di iniziare una procedura di ricongiungimento famigliare dalla Moldavia per il marito. A questa eventualità non è solo la famiglia Ter Melixetian a ribellarsi, ma un'intera schiera di amici e conoscenti. Tutti svizzeri. La famiglia è ben voluta, si è fatta amare negli anni di attesa da molte persone.
Samuel ha presentato da allora varie volte dei contratti di lavoro alle autorità. Tiene ancora le missive di risposta da Berna: no, no e poi no. Straniero in attesa di espulsione quindi niente permesso di lavoro.
In attesa di questa espulsione – che non può essere messa in atto – i Ter Melixetian hanno diritto all'aiuto sociale. Stanno in un appartamento sussidiato che dà su uno dei crocevia più trafficati di Lugano. L'aiuto sociale è ai livelli di sussistenza, quanto basta per andare avanti. Ma di sicuro non abbastanza per progettare un futuro. Del resto un futuro non è previsto per loro.
Nonostante ciò la famiglia moldava al completo si è impegnata al massimo. I coniugi, che si scusano varie volte per il livello d'italiano, hanno invece imparato molto bene la lingua. I figli sono bravi studenti, il padre e la madre si impegnano nella comunità evangelica. Lui insieme agli amici va – quando può – alla scoperta delle Alpi svizzere.
«Quest'anno volevamo scalare il Cervino, ma visto che ci sono stati dei problemi climatici e che non era sicuro salirci abbiamo deciso di abbandonare il progetto. Per ora…».
Ieri (domenica) hanno seguito il dibattito televisivo sulla legge asilo e stranieri. Sono delusi, arrabbiati. «Non capisco come si possano raccontare tante bugie sugli stranieri – dice Alexandra –. Io non credo che queste leggi potranno passare in Svizzera».
Quando gli chiediamo cosa ne sarà di loro nel caso in cui il prossimo 24 settembre passassero le due leggi su asilo e stranieri – che prevedono il taglio dell'aiuto sociale oltre che per chi è stato colpito dalla "non entrata in materia" anche per chi dopo anni di trafile burocratiche si è visto respingere la domanda di asilo – restano immobili a pensare.
Samuel scuote la testa. «Non abbiamo molte alternative. Devo riuscire a far andare avanti questa famiglia. Non mi resta che il lavoro nero, è la mia ultima possibilità. Non possiamo andare via, ormai la nostra vita e quella dei figli è qui».
I Ter Melixetian non avrebbero in teoria neppure più il diritto di restare nell'appartamento. La prospettiva è quella di essere assegnati ai centri comuni della Croce Rossa. Anche l'alloggio fa parte del programma di aiuto sociale.
Si guardano intorno, fissano pareti e mobili. «Settimana scorsa abbiamo fatto di tutto per far sembrare più carino questo posto. Non volevamo che gli amici di nostra figlia e i suoceri si sentissero a disagio nella modestia del nostro appartamento».
Né Samuel né Alexandra hanno niente da rimproverare alla Svizzera e agli svizzeri. Saranno sempre riconoscenti «perché grazie a Dio siamo potuti restare uniti anche se diverse volte abbiamo avuto paura che ci avrebbero mandati via a pezzi». 
Alexandra è fiduciosa e determinata. Gli occhi di Samuel sono curiosi, sembrano sempre sorridere. In fondo cosa manca a "questi stranieri"? «A volte mi sembra di non essere una persona piena. Mi sembra che ho una vita che aspetta la vita».

La lunga attesa dei Melixetian

Anche Mario Amato, giurista del Soccorso operaio svizzero Ticino (Sos Ti), è affezionato come molte altre persone ai Ter Melixetian (si veda l'articolo sopra) ed è preoccupato per la loro sorte nel caso in cui uscirà un doppio sì dalle urne per l'inasprimento delle leggi su asilo e stranieri.
La famiglia moldava è infatti uno di quei casi a rischio qualora venisse deciso il taglio incondizionato dell'aiuto sociale ai richiedenti l'asilo la cui domanda non è stata accolta (si veda anche il box a lato). Ma a differenza dell'attuale situazione dei Nem (le persone colpite dalla "non entrata nel merito") – che sono per la maggior parte dei casi uomini soli fra i 18 e i 30 anni – dopo il 24 settembre si vedrebbero messe sulla strada anche famiglie intere e anziani che soggiornano ormai da anni in Svizzera.
L'unico aiuto al quale potrebbero fare ricorso è quello immediato che viene però loro riconosciuto per un breve lasso di tempo (pochi giorni) e solo nel caso in cui si dimostrano collaborativi per il rimpatrio.
Ma nel caso specifico quali sono le prospettive per i Ter Melixetian? «Loro non hanno nessuno statuto, hanno un ordine di partenza pendente – spiega Mario Amato –. Sono dei richiedenti l'asilo nella fase dell'esecuzione del rimpatrio. Che però non può essere eseguito perché Samuel è apolide».
Quali sono le possibilità per regolarizzare la loro situazione? «Si può invocare il "caso di rigore personale grave" – dice il giurista–. Bisogna riuscire a dimostrare che rientrando nel proprio paese si troverebbero in una situazione peggiore per rapporto ad una famiglia connazionale che non è partita. La domanda viene accettata guardando criteri dell'integrazione. La fedina penale deve essere pulita e non ci devono essere precetti esecutivi. È però fondamentale l'autonomia da un punto di vista finanziario, cioè non essere dipendenti dall'aiuto sociale».
Solo che a Samuel Ter Melixetian Berna non ha mai rilasciato un permesso di lavoro nonostante che abbia presentato più volte un contratto. «Non gli danno l'autorizzazione perché lui non ha alcun tipo di statuto. Coloro che si sono visti respingere la domanda d'asilo non possono lavorare – commenta Amato –. La legge sull'asilo dice che una volta scaduto il termine di partenza l'ex richiedente che eventualmente sta lavorando deve cessare l'attività. I Ter Melixetian si trovano nel circolo vizioso di questo quadro giuridico. Senza permesso di soggiorno non puoi lavorare, senza lavoro non puoi ottenere il permesso di soggiorno».

Pubblicato il 

08.09.06

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato