Negli ultimi due mesi, da area n. 7 del 15 febbraio ad area n. 15 dell'11 aprile, questo giornale ha pubblicato otto pagine sulla realtà della città di Lugano basata sulla sua fotografia statistica. È stato il nostro modo per avvicinarci alle elezioni comunali ticinesi: abbiamo cercato di dare un contributo originale "da sinistra" che fosse interessante anche per chi a Lugano non ci vive – perché per analogia o per contrasto tutti oggi in Ticino si devono rapportare al comune faro del Cantone. Il materiale statistico ci è stato fornito da una ricerca che area in collaborazione con la sezione di Lugano del Partito socialista (Ps) ha commissionato alla competenza di Elio Venturelli, già direttore dell'Ufficio cantonale di statistica, che per noi ha elaborato un rapporto originale e di assoluto valore che meriterebbe di essere ampliato e costantemente aggiornato (magari dal Comune stesso?). Le reazioni dei lettori dimostrano che questa iniziativa ha suscitato un vivo interesse. Anche perché i dati statistici raccolti da Venturelli disegnano un ritratto un po' inatteso della nuova Lugano. Che è una realtà bifronte, a due anime, come dice Venturelli: se da un lato la città dispone di elevate risorse fiscali, raccogliendo la metà del gettito cantonale delle persone giuridiche, se ogni giorno 20 mila persone ci vengono da altri comuni per lavorare, se 9 addetti su 10 sono impiegati nel terziario, d'altro canto è anche vero che in città ci sono più bassi redditi che nella media cantonale, che il tasso di disoccupazione è elevato, che molti sono gli assistiti e i sussidiati, che le famiglie con figli scappano dalla città, che il 43 per cento delle abitazioni è occupato da una persona sola, che demograficamente Lugano cresce grazie all'arrivo di stranieri (per lo più giovani e con un elevato tasso di attività lavorativa), che il tasso di anzianità è elevato per l'alta percentuale di pensionati svizzeri, e che sul fronte occupazionale il motore della crescita è il settore pubblico. Si diceva che abbiamo proposto un contributo "da sinistra" alle elezioni comunali. Non certo perché la statistica sia di sinistra: i numeri non hanno colorazione politica. Almeno un po' più di sinistra che di destra è invece voler studiare i numeri, capire i dati della realtà per incidervi con l'azione politica concreta nell'interesse generale. È l'essenza stessa di quell'approccio razionale e trasparente alla cosa pubblica di cui, fra i molti, s'è fatto convinto portatore Pietro Martinelli. Un approccio con cui a destra si fa un po' più fatica a convivere. Basti ricordare i bastoni fra le ruote messi da Marina Masoni proprio a Venturelli e all'Ufficio di statistica, ma anche (ed è solo un esempio) il disastro dei finanziamenti pubblici alle stazioni di sci, erogati ignorando i dati oggettivi forniti dagli specialisti. Così non stupisce che il leghista Giuliano Bignasca faccia politica con slogan che contraddicono la realtà: dicendo che gli stranieri sarebbero la rovina di Lugano e che il settore pubblico sarebbe una palla al piede dell'economia privata – in entrambi i casi proprio Venturelli ci dimostra che è ben vero il contrario. Ecco un motivo in più dunque per votare a sinistra a queste elezioni comunali: per eleggere persone che abbiano nel loro dna politico la volontà di conoscere e capire la realtà in cui operano prima di agire. |