Home
Rubriche
Dossier
Multimedia
Archivio
Contatti
I "maschi" grulli del calcio
di
Libano Zanolari
di Libano Zanolari
giornalista
Lungi dall'essere scosso dal terribile insulto di Re Lear a uno spregevole cortigiano ("you vile footballplayer"), il mondo del calcio (che ritiene Shakespeare uno stopper del Coventry) non esce da un equivoco che si trascina da sempre e in particolare dal medioevo, quando il "football" fu proibito dal sindaco ("Lord Mayor") di Londra – "perché causa zuffe, liti, distruzioni, ferimenti e morti, ciò che Dio non vuole".
L'equivoco sta nel fatto che per molti il calcio è per sua natura "sporco"; le regole esistono, ma vincono i furbi e i prepotenti, quelli che "fanno fuori" l'avversario con la provocazione e l'inganno, o direttamente attraverso una gomitata sul naso o un calcio ben assestato non visti dall'arbitro.
Sarebbe insomma una questione di "uomini", di "maschi", e non di "signorine": è emerso anche quando qualcuno ha sostenuto che le donne (vedasi la svizzera Nicole Petignat) non possono arbitrare partite fra maschi perché non sono psicologicamente adatte al mondo dei "viri"; meglio sarebbe dire in questo caso che non si adattano alla grullaggine e alla stupidità di certi maschi dentro e fuori il campo. Costoro considerano "cosa nostra" la "presa di Vinnie" (Jones), dal professionista inglese che in mischia afferrava gli avversari per i testicoli. O il comportamento di un Bouhlarouz, di un Materazzi o di un Van Bommel, noti adepti alla provocazione e al fallo metodico.
A dar man forte alla tesi del calcio "sport per uomini" e ad aumentare la confusione fra agonismo e violenza arriva il professore francese Luc Collard il quale sostiene in "Sport e aggressività" che il calcio "è una guerra pacifica moderna". "Tentano di farci credere", aggiunge, "che l'attuale violenza rovini lo sport: in realtà la violenza esiste da sempre, salvo che oggi è resa più visibile dai moderni mezzi di comunicazione".
Parbleu. Qualche grullo sta pure in cattedra. Ciò che in realtà il mondo del calcio non riesce a fare è una piccola (o grande?) rivoluzione culturale; se la violenza fisica, il fallo sistematico, la simulazione e l'insulto vengono evitati, aumenta la qualità del gioco e dello spettacolo, migliora il livello tecnico e accorre un maggior numero di gente neutra amante del calcio, con famiglia e pargoli. Emergono gli Zidane, i Ronaldinho e i Ronaldo (se cala la pancia) e vengono messi dietro la lavagna i bruti, i "salopards" che secondo taluni sarebbero il pepe e il sale del calcio.
Che in questa disputa si erga a pedagogo l'astuto bottegaio Sepp Blatter è preoccupante: significa che gli altri più che grulli sono ottusi, eternamente colpiti da una pallonata in mezzo agli occhi.
Pubblicato il
20.10.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 42
Rubrica
Sport
Articoli correlati
Nessun articolo correlato