Zurigo - Un messaggio chiaro al padronato e una promessa: “Gli oltre 10 mila lavoratori edili scesi in piazza oggi a Zurigo e Losanna sono disposti a lottare per i loro diritti e la lora dignità e se la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) non è pronta a dimostrare rispetto, ci sarà un autunno caldo”. Sono parole che ben sintetizzano il significato della giornata di oggi, quelle pronunciate dal responsabile nazionale del settore edilizia di Unia Nico Lutz dal palco di Helvetiaplatz, dove è confluito il lungo, rumoroso e di rosso colorato corteo che nel pomeriggio ha attraversato le vie della capitale economica della Svizzera. Una manifestazione indetta dai sindacati per consentire ai lavoratori di tutto il paese (quelli della Svizzera tedesca e del Ticino a Zurigo e quelli della Romandia a Losanna) di gridare forte alcune rivendicazioni fondamentali da portare al tavolo negoziale dove da luglio si dovrà trattare con gli impresari costruttori sul rinnovo della Convenzione nazionale mantello (CNM), che giunge a scadenza alla fine di quest’anno. E in Ticino, subito dopo, sul rinnovo del CCL cantonale, ha ricordato durante il corteo il segretario regionale e responsabile del settore Giangiorgio Gargantini, che guidava la nutrita delegazione ticinese giunta con un treno speciale. “Chiediamo rispetto per il nostro lavoro”, “8 ore di lavoro bastano”, “Basta con il lavoro gratuito”, recitavano gli striscioni e gridavano le donne e gli uomini di ogni età che oggi hanno tinto Zurigo di rosso, evocando quelli che attualmente sono i problemi più gravi del lavoro sui cantieri e che necessitano di risposte urgenti, perché in gioco c’è la vita delle persone. “Basta regali a chi non ti regala mai nulla” Uno di questi è l’eccessiva durata delle giornate lavorative, che è anche sinonimo di un rischio accresciuto di incidenti. “Un lavoratore edile su 6 si infortuna nel corso di un anno e negli ultimi cinque anni quasi 100 colleghi hanno perso la vita sui cantieri”, ha ricordato Nico Lutz fornendo alcuni dati significativi: “In Svizzera si costruisce sempre di più, negli ultimi 10 anni il 20% in più. E questo con meno lavoratori, che dunque sono estremamente sotto pressione e passano 9, a volte 10 ore sul cantiere, cui se ne aggiungono una o due supplementari per la trasferta dall’azienda al cantiere che in parte non vengono nemmeno retribuite”. Di qui la richiesta che il tempo di viaggio venga considerato tempo di lavoro a tutti gli effetti e retribuito sin dal primo minuto. “Basta fare regali a chi non ti regala mai nulla”, ha tuonato uno degli operai intervenuti dal palco, “Il tempo di viaggio non è in omaggio!”, era invece lo slogan gridato dagli edili ticinesi. Aumenti “meritati e sudati” C’è poi la questione di un’indennizzazione della pausa per lo spuntino del mattino, che da tempo è realtà in altri rami professionali e che ora è una rivendicazione dei lavoratori edili, che al padronato chiedono anche aumenti salariali dignitosi (“meritati e sudati” ha sottolineato uno di loro dal palco di Helvetiaplatz) e una compensazione automatica del rincaro. “Sono fiero del lavoro che facciamo. Insieme costruiamo questo Paese! Ma c'è qualcosa che non va nell'Edilizia. Perdiamo sempre più colleghi in gamba perché abbandonano la professione. E sempre meno giovani prendono il loro posto. Le cose devono quindi cambiare, ora!”, è stata l’efficace conclusione del lavoratore rivolta alla piazza. E agli impresari costruttori con cui c’è da negoziare un nuovo contratto. «Non sarà una passeggiata, ma i lavoratori edili hanno dimostrato a più riprese che sono pronti a battersi per difendere i propri diritti e per far rispettare il proprio lavoro. E anche questa volta sono pronti a fare altrettanto», commenta Nico Lutz a conclusione di questa bella giornata di mobilitazione. |