La notizia è abbastanza preoccupante: parecchi gestori di fondi pensione, vista l’attuale situazione borsistica, hanno deciso di prendere il cappello e di andarsene, lasciando l’onore della gestione e del salvataggio degli averi degli assicurati al prossimo eroe di passaggio. Intendiamoci, la notizia non è preoccupante perché di colpo rischiamo di trovarci con le pezze al sedere, in tal senso la legislazione offre garanzie tranquillizzanti, ma perché mostra ancora una volta che la presunta alta qualità dei manager non è che, appunto, presunta.
Salari decisamente allettanti non dovrebbero significare solo benefici, ma anche competenza e responsabilità. Invece per l’ennesima volta dobbiamo constatare che una volta svuotato il salvadanaio, al momento di metterci la faccia e di spiegare perché le cose vanno male, ecco che basta un laconico comunicato e tutte le responsabilità svaniscono come neve al sole. In tal senso Swissair docet, ma con una grande differenza. Nel caso della nostra ex compagnia di bandiera si trattava di una società privata, che pur ferendo l’orgoglio di un’intera nazione, ha tangibilmente nuociuto principalmente ai propri dipendenti e ai propri azionisti. Mentre ora si tratta dei fondi che ogni lavoratore in Svizzera deve versare ogni mese per potersi garantire una vecchiaia più o meno priva di preoccupazioni di tipo finanziario. La differenza non è piccola.
Un paio di anni or sono, i gestori di questi fondi pensione chiesero, con gran rumore ed ottenendola, l’autorizzazione ad aumentare la quota degli averi gestiti, collocati in borsa. Richiesta motivata con il momento particolarmente euforico dei mercati, che fornivano a quel momento una possibilità d’investimento che nessuno voleva farsi scappare. Naturalmente quando le cose vanno bene, nessuno trova niente da ridire, e così fu il caso anche nella questione di cui parliamo.
Naturalmente le cose sono andate bene, fino a che i mercati non hanno invertito la tendenza, segno forse che il buon andamento degli affari non era tutta farina del sacco dei gestori. Poi, una volta esaurite le scorte di emergenza, e quando si avvicina il momento di rendere conto, ecco che salta fuori la vera natura di questi guru dei mercati, che preferiscono dichiarare lo stato d’emergenza psicologico e ritirarsi. Ma qualcuno dovrà pur spiegare a coloro che pagano i premi, perché il rendimento cala, o no?
Purtroppo, o per fortuna, la borsa è un business ciclico, e ai tempi duri si alternano sempre le vacche grasse. Alternanza sempre abbastanza breve da rendere possibile l’impunità, anche solo morale, di chi causa le perdite per imperizia. E andrà sempre così, fino a che qualcuno vorrà delle risposte, a domande di una semplicità disarmante. Perché? |