Italia

Il Senato italiano ha impedito una rivoluzione contro natura. Proprio così, “contro natura”, ha detto il ministro Angelino Alfano, gamba destra del governo Renzi, usando un termine che evoca antichi anatemi in uso ai tempi della tirannide sacerdotale, decisamente prima che un papa, interrogandosi sull’omosessualità, ammettesse: “Chi sono io per giudicare?” Commentando la conclusione della vexata quaestio delle unioni civili si potrebbe dire, parafrasando l’amara riflessione di Porfirio Díaz sul suo povero Messico schiacciato dagli incombenti Stati Uniti, “povera Italia, così lontana da Dio, così vicina al Vaticano”.

 

Lo spirito autoritario e omofobo di Alfano ha vinto, se non la guerra, la prima battaglia in attesa della partita di ritorno alla Camera: unioni civili sì, ma niente adozione del figlio del compagno nel caso che i due aspiranti genitori siano dello stesso sesso. E per rendere ancora più chiara l’“anomalia” dei rapporti omosessuali e la differenza con le unioni “secondo natura”, per i peccatori non è previsto “l’obbligo di fedeltà”. Si può discutere su questa ridicola formula per qualunque tipo di relazione – come se si potesse imporre per legge la fedeltà tra due persone che scelgono di condividere la propria vita – ma resta il fatto che si è voluto segnare un’ulteriore differenza. E nonostante ciò, nonostante la débâcle della Stato laico fustigato dagli anatemi vescovili, la destra e i catto-dem non sono ancora soddisfatti, forse nostalgici del triangolino rosa che nei lager nazisti veniva cucito sul petto degli omosessuali, minacciano il referendum. Ovviamente insoddisfatti, d’altro canto, i movimenti glbt che vedono sfumare la loro speranza di essere ammessi con pari dignità nella comunità degli italiani e delle italiane. Chi ha alzato le barricate per impedire la “rivoluzione contro natura” sostiene di agire nel nome dei diritti dei bambini: meglio senza genitori che con genitori “degenerati”. Povera Italia.


All’aspetto culturale si aggiunge quello politico, altrettanto grave: per far passare la legge che originariamente non prevedeva gli obbrobri a cui è approdata, Renzi – pressato dai suoi baciapile e dall’atteggiamento ambiguo dei 5 Stelle, anch’essi preoccupati del voto del loro elettorato – ha cambiato maggioranza allargandola ai transfughi guidati da Verdini, “traditore” di Berlusconi e come il suo ex capo plurinquisito. Eppure il presidente del Consiglio, spalleggiato dalla sua ministra di fiducia Boschi, impicciata per via paterna nel crack della Banca Etruria, grida vittoria: un’altra legge è andata, naturalmente “di sinistra” come il jobs act, l’abolizione dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, come la picconata alla Costituzione con la nuova legge truffa elettorale e il superamento del Senato elettivo. Così, il mai eletto presidente del Consiglio Matteo Renzi festeggia il suo secondo anno e minaccia di restare al timone fino al 2018 con qualsiasi maggioranza, perde pezzi a sinistra e ne acquista di nuovi a destra. Berlusconi ha avviato nello scandalo generale il nuovo corso con Scilipoti, Renzi lo segue con Verdini senza neanche fare scandalo. Che sia cambiata la sua maggioranza non può esserci dubbio, dato che sulla legge ha posto la fiducia al governo per tenere a bada i più recalcitranti tra i senatori del Pd. A questo esito ha contribuito l’opportunismo dei 5 Stelle che dopo aver garantito il voto alla legge a condizione che non subisse modifiche, sono stati i primi a frenare quando Grillo e Casaleggio hanno dato la libertà di coscienza sulla cosiddetta stepchild adoption, asfaltando la strada revisionista dei catto-dem. Più che i diritti delle coppie non sposate, al movimento sta a cuore il braccio di ferro con il Pd, anche se il Pd ha fatto l’impossibile pur di non rompere con i suoi alleati di destra. E l’Europa, che aveva imposto all’Italia di legiferare sulle unioni civili, dovrà accontentarsi di una legge dimezzata. E il leader di Sel Niki Vendola per avere un figlio con il suo compagno ha dovuto attraversare l’Atlantico, nello scandalo generale di chi sosteneva, a torto, che la stepchild adoption fosse il pertugio attraverso cui sarebbe passata la pratica dell’utero in affitto.


Tutto ciò detto per dovere di cronaca e per l’importanza dei fatti narrati, non si può nascondere un’amara considerazione: neanche un briciolo della sacrosanta passione che ha scaldato il cuore della politica e del paese sui diritti civili la si ritrova in difesa dei diritti sociali e dei lavoratori fatti a pezzi quasi senza reazione.

Pubblicato il 

02.03.16
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