Il Consiglio degli Stati ha respinto una mozione presentata nel marzo 2022 dal gruppo socialista, poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il testo chiedeva al Consiglio federale di elaborare un quadro giuridico per uno dei settori economici maggiormente toccati da scandali: quello del commercio materie prime. Gli obiettivi principali erano tre: porre il settore sotto la supervisione della FINMA, verificare il rispetto degli standard di estrazione o produzione e garantire la tracciabilità delle transazioni, dei carichi e delle stesse materie prime. Nel settembre 2023, la maggioranza del Consiglio nazionale aveva sostenuto la richiesta principale di questa mozione, forse incoraggiata dalle numerose rivelazioni sugli stretti legami della Svizzera con il commercio di materie prime russe e i suoi oligarchi. Un anno e mezzo dopo, il Consiglio degli Stati si è invece detto contrario. Con 33 voti contro 11, i senatori hanno ritenuto che non fosse opportuno adottare “misure legislative specifiche per un settore particolare”. La Camera dei Cantoni ha quindi fatto suo il parere del Consiglio federale, il quale ritiene di aver “identificato rischi specifici” legati al commercio e di aver adottato “le misure necessarie”. Secondo i promotori del testo, il commercio di materie prime rappresenta “un enorme rischio” per la reputazione della Svizzera. “La Confederazione non dispone neppure di una veduta d’insieme di quanto avviene in questo settore, e la regolamentazione è molto lacunosa, se non addirittura inesistente”, sottolinea la mozione, aggiungendo che una legge consentirebbe di “proteggere meglio questo settore dalle derive che minacciano il suo futuro”. Durante la discussione, il senatore Carlo Sommaruga (PS/GE) ha ricordato la rapida crescita del settore e ha invitato i parlamentari a non ripetere l’errore commesso con il settore bancario, a lungo esente da qualsiasi regolamentazione. “In questa fase non è opportuno adottare misure legislative specifiche per un settore particolare”, ha dichiarato invece Matthias Michel (PLR/ZG), relatore della commissione. Ha commentato la decisione anche Public Eye, ONG da anni attiva nel monitorare gli abusi nel settore per il quale chiede un’autorità di sorveglianza: “Senza una legge specifica, la Svizzera continuerà a trarre profitto dalla sua posizione di leader mondiale del settore, principalmente a spese delle popolazioni più vulnerabili nei paesi produttori”. Secondo Public Eye, la Svizzera è il numero uno mondiale nel commercio di materie prime. La piazza elvetica concentra infatti quasi il 35% del mercato globale del petrolio, il 60% di quello dei metalli e il 50% di quello dei cereali. Le multinazionali del settore come Trafigura, Gunvor o Glencore sono tra le più importanti aziende del paese e beneficiano di condizioni fiscali vantaggiose. Molte di queste multinazionali, come ad esempio le tre citate, sono state condannate in Svizzera negli ultimi 24 mesi per pratiche corruttive realizzate in Paesi in via di sviluppo. “Da un punto di vista etico, ma anche di fronte a un ordine mondiale in rapido mutamento, si pone tuttavia la questione della sostenibilità di questo modello. È tempo di sostituire l’opportunismo economico con una politica basata su valori, che rispetti i diritti umani, contribuisca a una maggiore giustizia sociale a livello globale e preservi l’ambiente per le generazioni future” conclude Public Eye. |