I compilatori di parole crociate sui giornali ci regalano quotidianamente dieci minuti di piacere puro facendoci sentire ogni volta un po’ meno ignoranti. Cominciamo dalla parola che sembra più facile, la quindicesima orizzontale: città israeliana, sei lettere. Tel Aviv no, Haifa no, Ashdod nemmeno perché non coincide con le verticali. Hebron invece coincide, è la parola giusta. Allora supponiamo che i discendenti di tutti gli Asburgo, quelli di Austria, quelli di Spagna, gli Asburgo-Lorena di Toscana e gli Asburgo-Este di Modena e Reggio, decidano di ricostituire il Sacro Romano Impero, nientemeno. Incominciano col rientrare in possesso del castello avito in Argovia, poi mettono gli occhi sulla città di Berna e vanno ad abitare negli appartamenti migliori in alto sulla Marktgasse. Provano fastidio per il traffico e i rumori nella via sottostante, impongono la chiusura dei negozi e con guardie private mettono posti di blocco in entrata e in uscita. Chiamano terroristi i cittadini che protestano. Per spingere i pochi abitanti rimasti ad andarsene, dall’alto gettano di continuo in strada sacchi di immondizie, mobili sfasciati, stoviglie rotte, e all’amministrazione cittadina non rimane altro da fare che tendere robuste reti metalliche sei metri sopra la via in modo che la gente almeno non riceva in testa quel materiale pericoloso e maleodorante. È quello che sta accadendo oggi nella strada più importante, Shuhada Street, della città palestinese di Hebron, ad opera dei coloni ebrei. Lo smarrimento delle coordinate geografiche si accompagna alla confusione in campo sociologico. Enrico Letta, ex presidente del Consiglio italiano, nella trasmissione su La7 del 23 giugno 2016 che seguiva in diretta lo scrutinio dei voti nel referendum sulla Brexit, per dire un aspetto positivo dell’Unione europea citò il fondatore-presidente di Ryanair, Michael O’Leary: «Se non ci fossero stati il mercato unico e la spinta della Commissione europea non ci sarebbe stata la liberalizzazione dei voli che ha consentito l’esistenza, oggi, di Ryanair, di Vueling, di Easy Jet eccetera e che ha portato la più grande democratizzazione: oggi possono volare i giovani spendendo niente. Prima che ci fosse l’Europa Unita non si volava, volava solo chi poteva permetterselo». Non gli è venuto in mente che i giovani non potevano permettersi di volare perché avevano un reddito troppo basso. Esistono solo i consumatori. Letta non ritiene necessario parlare dei produttori. Invece ne parla eccome Christoph Blocher con l’iniziativa che chiede la fine della libera circolazione delle persone. Ognuno ha il diritto di comprare, vendere, investire capitali dove vuole: perché non ci dovrebbe essere anche il diritto di vivere e lavorare dove si vuole? Ma i liberisti per libera circolazione intendono la messa in concorrenza dei lavoratori di tutto il mondo. Ora, la lotta contro chi si offre per meno, il crumiro, è centrale nella storia del movimento operaio: bisogna aiutare i lavoratori salariati stranieri a organizzarsi per ottenere l’aumento dei propri salari, come suggeriva il ciabattino inglese George Odger nel 1863. Blocher sente il problema, ma al contrario di Odger propone di cacciare fuori dalle frontiere i concorrenti dei “nostri” e accogliere soltanto “quelli che ci servono”. Esattamente come gli schiavi africani necessari alle piantagioni degli Stati Uniti nell’Ottocento. Il partito dei ricchi che usa il linguaggio dei poveri: tre lettere.
|