«Cinque anni di autogestione…e le pale continuano a girare». Possiamo leggere questa scritta sui volantini e i manifesti del Centro sociale autogestito Il Molino che per domani, sabato 13 ottobre (ore 14.30, ritrovo alla ex Termica) ha organizzato una manifestazione (numerose le adesioni, anche estere) che vuole essere, soprattutto, un’occasione di festa e di incontro. Ma anche di riflessione, è stato detto martedì da un rappresentante del Molino alla serata-dibattito contro la guerra a Lugano, sull’attuale momento. Insomma sabato il discorso della pace e l’opposizione alle logiche della guerra avranno un loro spazio. Cinque anni di esistenza, di resistenza, di controcultura, di impegno politico: Francesco, che bilancio tracciare di questi cinque anni? «Penso che siamo riusciti a fare sentire la nostra voce sia sul piano culturale, sia sul piano politico. È però venuta a mancare la presenza sul sociale. Una mancanza dovuta soprattutto alla collocazione periferica del centro sociale. Nella realtà di Canobbio le persone socialmente più sfortunate difficilmente possono arrivare fino al Maglio. È chiaro che se avessimo potuto operare in un contesto urbano, le cose sarebbero andate diversamente». Tra gli impegni politici assunti dal Molino, la lotta contro la globalizzazione economica e i suoi effetti devastanti occupa senza dubbio uno spazio di primo piano. «È da quattro anni che andiamo al Forum economico di Davos per esprimere il nostro dissenso. È comunque vero – spiega Francesco – che la lotta contro la mondializzazione ha preso il sopravvento negli ultimi due anni. Abbiamo constatato, su questi temi, un netto aumento della partecipazione. Come centro sociale noi vogliamo un cambiamento di rotta radicale. In questo discorso di resistenza riteniamo che l’introduzione della tassa Tobin, l’annullamento del debito dei paesi in via di sviluppo e l’adozione del protocollo di Kyoto rappresentino delle richieste minime». Francesco, le persone che frequentano i Molini sono cambiate in questi cinque anni? «C’è stato, naturalmente, un ricambio anche se devo dire che prima, proprio agli esordi, le persone che frequentavano il Molino erano meno profilate politicamente. Adesso chi frequenta il Maglio, al di là di chi ci vive, ha degli scopi più definiti, più in linea, oserei dire, con l’identità e gli obiettivi propri ad un centro sociale. Adesso siamo tutti molto più in chiaro su che cosa vogliamo, sui nostri progetti, sul nostro ruolo politico in questa società. La rete dei nostri contatti, inoltre, si è intensificata. Ciò ci permette di avere un sacco di contatti regolari con altre realtà dei centri sociali, come quella di Napoli, per esempio». Per sottolineare i cinque anni del Molino ci sarà, dunque, una manifestazione, non autorizzata dal Municipio. «Si tratta – ci spiega ancora Francesco – di un divieto ambiguo. Insomma ci hanno assicurato che la polizia interverrà solo in caso di gravi disagi alla circolazione stradale. Il nostro obiettivo, lo sottolineo, è di fare una grande festa. Cercheremo comunque di arrivare nel cuore della città, anche se siamo determinati a non creare scontri. Non intendiamo cadere nelle trappole delle autorità». A livello istituzionale la situazione non sembra però conoscere nuovi sbocchi. «È vero – ci dice Francesco – ma al Maglio ci siamo organizzati ampliando gli spazi e l’offerta sul piano delle attività. Intendiamo comunque rilanciare la questione con un dibattito (martedì 16, ore 20.30, al Centro sociale al Maglio), con un dibattito pubblico tra Pietro Martinelli, Erasmo Pelli e Luigi Pedrazzini». Per concludere prendiamo ancora in prestito, dal volantino, una bella riflessione: «Ci si chiede a volte se l’autogestione si situa prima o dopo la rivoluzione. Né prima, né dopo, poiché è lei stessa la vera rivoluzione. Non quella che sostituisce una minoranza dirigente con un’altra, ma quella che elimina, nel suo stesso concetto, ogni forma di divisione sociale».

Pubblicato il 

12.10.01

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