I business della labo-connection

Ci sono due scatoloni ingombranti depositati presso il Ministero pubblico di Lugano. Sono lì ormai da quasi 10 anni e contengono gli atti di un'inchiesta, partita con uno scandalo che aveva investito allora la Svizzera intera, che non si è però ancora oggi conclusa (perché?). Non c'è stata nessuna condanna, nessuna multa. C'è solo molta carta. Dopo i primi clamori la faccenda è infatti piuttosto scemata. Non se ne parla più. Tanto che l'incarto non è più considerato prioritario dal procuratore pubblico Arturo Garzoni, titolare dell'inchiesta. Perché la pratica illecita – che tanto aveva allora fatto parlare – si spera sia stata spazzata via con l'avvento del Tarmed, il tariffario medico entrato in vigore nel 2004. E con la presunta fine degli abusi anche l'interesse del ministero pubblico. Ma le cose non stanno così. Fatta la nuova legge, si è trovato anche un nuovo inganno. Il business delle analisi mediche praticato da alcuni laboratori con la collaborazione dei medici ha ripreso vigore dopo un periodo di relativa calma e di occhi vigili. Con nuovi metodi e meccanismi che persone interne al settore hanno spiegato ad area. Era il 1996 quando a seguito di un'inchiesta della Commissione della concorrenza scoppiava il caso delle analisi mediche gonfiate. Dapprima nel canton Ginevra poi a Zurigo e in seguito a macchia d'olio nel resto della Svizzera si scoprivano casi di medici che in collaborazione con alcuni laboratori fatturavano analisi a prezzi decisamente diversi dai costi sostenuti per effettuarle. La "furberia" allora consisteva nel far figurare l'analisi presso lo studio medico visto che per questa prestazione si poteva chiedere più denaro alle casse malati (e al paziente) che se la stessa fosse stata effettuata presso un laboratorio, dove il tariffario federale fissava prezzi più bassi. La tentazione era chiara e il meccanismo il seguente. Alcuni medici, spesso su invito degli stessi laboratori, inviavano il materiale da analizzare presso il laboratorio che concedeva loro sconti che – è stato dimostrato da varie inchieste a livello svizzero – arrivavano anche al 70-80 per cento. Nella fattura inviata al paziente veniva però richiesto il prezzo "pieno" per la prestazione effettuata, ufficialmente, presso il gabinetto medico. Ci guadagnava il medico, ci guadagnava il laboratorio e c'è chi dice che ci guadagnavano anche le stesse casse malati in virtù di accordi che avevano stipulato con i laboratori. La pratica non era solo moralmente opinabile, ma anche contraria alla Lamal che prevede che nel caso di sconti (valutati allora nella cifra di 20 milioni di franchi) a beneficiarne sia il paziente e non il medico. Il malandazzo aveva preso una tale dimensione che non fu l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali o altri osservatori della sanità elvetica come Santésuisse a denunciarlo, ma un'istanza apparentemente lontana come la Commissione della concorrenza. Che, dal suo osservatorio, aveva concluso che l'ammontare delle fatture delle analisi mediche nel canton Ginevra era esagerato. Gli sconti abusivi erano talmente radicati che il settimanale Facts era stato in grado di pubblicare stralci di lettere spedite da medici ai responsabili di laboratorio. Si poteva leggere: «durante molti anni mi sono rivolto al suo laboratorio di analisi senza ricevere alcuna percentuale. Ora ho la possibilità di ricevere il 15 per cento di sconto da un altro laboratorio. Continuare ad avermi quale cliente o meno dipende solo da lei. Le allego una cedola di versamento. Ringraziandola e con i migliori saluti…». O ancora: «Mio caro, devo nuovamente rivolgermi a te esprimendoti il desiderio che ci sponsorizzi con un fax da 3 mila franchi della Panasonic. In caso contrario dovrò prendere in considerazione il laboratorio xy di Zurigo. Dal vostro istituto non abbiamo mai avuto la men ché minima facilitazione. Anzi, anche per me e mia moglie ci hai emesso fatture a prezzo di costo. A fine mese prenderò la mia decisione definitiva…». Ma questo era il passato. Oggigiorno sarebbe probabilmente molto più difficile trovare scritti di questo tenore. Ciò nonostante gli abusi continuano. L'autorità federale ha pensato di aver risolto il problema delle analisi mediche agendo sui prezzi. Dal 2004 ha infatti messo mano direttamente nel settore schiacciando da una parte il listino prezzi verso il basso e dall'altra togliendo quello scalino fra analisi effettuata in laboratorio o nello studio del medico. Si era allora proclamato che la concorrenza nel settore delle analisi mediche si sarebbe giocata sulla qualità, e non più sullo sconto abusivo praticato ai medici. È vero, oggi la concorrenza non si gioca più solo sul prezzo indigeno (si veda anche l'articolo sotto). Ora ci si è spostati sulla quantità, e per fare ciò si usano nuove "strategie di marketing". Chi ha le dimensioni e le finanze necessarie, ci hanno spiegato esperti del settore (che abbiamo interpellato uno indipendentemente dall'altro), adesso persegue l'obiettivo di accrescere la propria clientela – cioè i medici – allettandola con un nuovo stratagemma. Visto che non si può più ricorrere alla fatturazione gonfiata si è andati dritti al cuore del problema. Ora ci si basa sul fatturato che il singolo medico riesce a procurare al laboratorio. Quest'ultimo ristorna poi al primo, ci è stato detto, «in alcuni casi anche il 15-20 per cento dell'ammontare delle fatture». E più analisi vuol dire più soldi. Un altro stratagemma, ci è stato detto, è quello di fornire "gratuitamente" allo studio delle apparecchiature. Un medico ci ha raccontato che quando ha deciso di cambiare laboratorio, perché a suo avviso la velocità della analisi e la loro qualità era migliore presso un concorrente, «mi si è fatto capire che quella macchina che mi avevano fornito quando ho aperto lo studio era messa lì a garanzia del fatto che le mie analisi erano appaltate a loro a vita. Se decido di fare le analisi da un'altra parte si porteranno via l'apparecchiatura». Ma ci sono laboratori che ci vanno giù con la mano ancora più pesante, con un vero e proprio "traffico di provette fra nazioni" alla ricerca del prezzo più basso (si veda l'articolo sotto). Un traffico che va al di là delle dimensioni di una pratica che coinvolge non solo il Ticino, ma che trova le proprie radici proprio come 10 anni fa oltre Gottardo. Il turismo delle provette mediche «Ci sono laboratori, sia in Ticino ma direi anche e soprattutto nel resto della Svizzera, che sono vere e proprie bucalettere», così ci ha detto un esperto del settore delle analisi mediche che conosce bene i "business della labo-connection". «Ci sono personaggi che si aggirano negli studi medici e cercano di convincere i titolari che ricorrono ad altri laboratori che sono fessi a restare dove sono, che da loro guadagnerebbero di più», ci ha riferito un altro esperto. Se le intenzioni dell'Amministrazione federale sono quelle di fare luce sulla zona grigia nel quale si muovono ancora alcuni laboratori di analisi mediche che operano sul territorio elvetico, allora sta facendo davvero cilecca. Già, perché con la decisione di limare verso il basso e di uniformare i prezzi delle analisi (si veda l'articolo sopra) non ha fatto altro che accrescere la battaglia fra grandi laboratori che cercano ora di accaparrarsi i clienti, cioè i medici. Una battaglia che si gioca dando denaro "cash" ai medici che fanno "parte della squadra" e/o fornendo loro apparecchiature professionali. Ma ancora, ci hanno spiegato i nostri interlocutori, «portando campioni oltre frontiera dove il costo per le analisi mediche sono minori. Sono a conoscenza di casi in cui veri e propri fattorini raccolgono il materiale dalle bucalettere per poi portarlo a farlo analizzare in laboratori stranieri. Non parliamo poi del problema del decadimento della qualità del campione… ». Sulla fattura i prezzi indicati sono però quelli previsti nel tariffario elvetico delle analisi. «Purtroppo stiamo assistendo ad una realtà in cui alcuni grandi gruppi – ci dice l'esperto – che possono operare con queste metodologie in bilico sul filo della legalità finiranno per fagocitare coloro che non vogliono o non possono permettersi di agire in questo modo. Ora Couchepin ha deciso unilateralmente di abbassare le tariffe delle analisi mediche per l'anno in corso del 10 per cento. Spera così di risparmiare. Ma con questa strategia, se dall'altra parte non si procede anche contro chi si comporta in maniera scorretta, non si fa altro che mettere in difficoltà chi lavora bene. Altro che concorrenza sulla qualità...».

Pubblicato il

19.05.2006 02:30
Can Tutumlu