Germania 2006 si avvia alla conclusione e anche se al momento non sappiamo chi si aggiudicherà questa diciottesima edizione della coppa del mondo di calcio, è già tempo per un primo bilancio.
Voluto e organizzato sin nei dettagli da Franz Beckenbauer, questo mondiale portava con sé una serie di aspettative che andavano al di là del semplice risultato calcistico per i padroni di casa. Il mega evento doveva servire, infatti, a rimodernare gli stadi tedeschi, a promuovere l'immagine della Germania nel mondo e, persino, a contribuire alla ripresa economica e a dare nuovo impulso all'occupazione.
Su quest'ultimo punto è già chiaro che le aspettative si sono rivelate eccessive. I dati forniti nei giorni scorsi dall'Agenzia federale del lavoro indicano un calo della disoccupazione nel mese di giugno, ma le cifre rispecchiano l'abituale tendenza estiva del mercato del lavoro. Secondo gli esperti, inoltre, solo metà dei 50 mila nuovi posti legati al mondiale «potrebbero avere qualche possibilità di trasformarsi in impieghi permanenti». Ma la stima è chiaramente ottimistica, visto che i nuovi posti di lavoro sono concentrati soprattutto nella ristorazione e nella sicurezza, settori destinati a "sgonfiarsi" dopo la finalissima di Berlino.
Anche per quanto concerne la crescita economica le speranze sembrano destinate ad andare deluse. È ancora presto per i dati definitivi, ma nessun economista sarebbe oggi disposto a sottoscrivere una stima di crescita dello 0,5 dovuta esclusivamente al mondiale, come invece, veniva garantito da più parti ad inizio anno. In borsa volano i titoli dei marchi sportivi, come l'Adidas, o dei canali sportivi a pagamento, ma il settore che continua a preoccupare è la domanda interna. Secondo i principali istituti economici, neanche il campionato del mondo è riuscito a far spendere di più i tedeschi.
A simboleggiare i deludenti riflessi del mondiale sull'economia interna c'è poi la triste storia di Goleo, il leoncino di peluche mascotte di Germania 2006, la cui azienda produttrice ha dovuto chiudere i battenti a causa delle scarse vendite. Il povero Goleo evidentemente non ha trovato molti estimatori.
Chi ha speso molto per questo mondiale è chiaramente lo Stato federale. Degli oltre 6 miliardi di euro investiti in strade, autostrade, ferrovie e linee metropolitane almeno 5 vengono dalle casse pubbliche. Il timore dei contribuenti è ora quello di dover sostenere le spese statali con un aumento delle tasse o dei costi dei servizi, oltre che con il già annunciato aumento dell'Iva a partire dal gennaio del 2007.
Ad avere i conti in attivo è, invece, la Fifa, che si è arricchita coi diritti televisivi delle partite e di ogni altro evento collegato con il mondiale, e, in misura minore, la Federazione calcistica tedesca (Dfb) che ha già annunciato di voler investire parte dei suoi proventi in progetti di promozione calcistica tra i giovani e le donne.
In questi giorni in molti si chiedono poi se il mondiale abbia migliorato l'immagine internazionale del paese e dei suoi abitanti. I media tedeschi sembrano convinti di sì. A loro avviso, infatti, abbiamo assistito alla migliore edizione di tutti i tempi dei mondiali di calcio. Secondo loro il motto di Germania 2006, "Die Welt zu Gast bei Freunden", è stato preso alla lettera e le città tedesche hanno dato vita ad immense feste collettive e multietniche. Persino il riemergere del patriottismo, che ha portato a imbandierare praticamente ogni edificio e ogni mezzo di locomozione, è visto dai più come un segnale positivo.
In quest'immagine della Germania c'è del vero, per altri versi, però, c'è anche molta autocelebrazione. In realtà la macchina organizzativa di Beckenbauer e soci si è inceppata in più occasioni, l'ospitalità si è trasformata improvvisamente in aperta ostilità verso le altre squadre quando le cose si sono messe male sul campo per i modesti giocatori di Klinsmann, e il nuovo patriottismo si è spesso venato della vecchia arroganza sciovinista, ogni volta che il tasso alcolico ha superato i livelli di guardia.
Ma di tutto questo sembrano essersi accorti in pochi. Piuttosto che rovinare la festa, molti colleghi hanno preferito far finta di non vedere.

Pubblicato il 

07.07.06

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