Il portaledi critica socialee del lavoro
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Sono andati e andate costantemente al di là dei loro obblighi ordinari per prendersi cura di voi, di noi. E non solo durante la pandemia. Il personale sanitario è da anni che ha superato il limite e la situazione – a un anno dalla plebiscitata iniziativa per cure infermieristiche forti – resta drammatica, nonostante i timidi segnali che giungono da Berna. «Occorre mobilitare il personale e la popolazione, perché questo è un problema di società e bisogna intervenire subito: i tempi della politica sono troppi lunghi» dice il sindacalista Enrico Borelli.
«Comunque vada a finire, con questo processo si scrive una pagina di storia, non solo per i cittadini di Casale Monferrato, ma per tutto il mondo». Non possiamo che condividere e rilanciare da queste colonne le parole pronunciate lunedì scorso a Novara dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al processo Eternit che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise e che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio plurimo intenzionale in relazione alla morte di 392 persone uccise dalle polveri di amianto della sua fabbrica (cliccare qui per maggiori dettagli). Un processo difficile e dall’esito tutt’altro che scontato, ma che in ogni caso ha già dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità su una tragedia di portata mondiale e nella quale Schmidheiny e la sua famiglia sono stati attori di primo piano a livello internazionale per oltre cent’anni. E che per decenni ha visto la Svizzera fungere da centrale di comando della potente industria mondiale del cemento-amianto e di tutte le nefandezze che emergono inequivocabili nei tribunali italiani, soprattutto grazie all’eccezionale indagine della Procura di Torino che portò nel 2009 all’apertura del primo maxi-processo per disastro ambientale e successivamente (dopo che nel 2014 la Cassazione annullò per intervenuta prescrizione la condanna di Schmidheiny a 18 anni) all’avvio di altri procedimenti per omicidio tuttora in corso.
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Linea dura, linea della fermezza. Lo Stato non tratta e non si fa intimorire dalle minacce e dai ricatti. Le minacce sarebbero le azioni dimostrative di matrice anarchica contro il carcere duro che sta uccidendo Alfredo Cospito, il ricatto lo sciopero della fame che da 105 giorni attua lo stesso detenuto per protestare contro il regime di 41 bis, introdotto in Italia dopo le stragi mafiose di Capaci e via D’Amelio. È questo il futuro che ha in mente il governo Meloni per l’anarchico Cospito?
NOVARA - «È una strage dovuta all’amianto? In realtà è una strage dovuta all’uomo, che si sarebbe potuta evitare o perlomeno contenere. Una strage il cui responsabile è Stephan Schmidheiny». È con questa, tanto amara quanto chiara considerazione che il pubblico ministero Gianfranco Colace lunedì scorso ha introdotto la sua requisitoria nel processo Eternit bis in corso davanti alla Corte di Assise di Novara, dove il miliardario svizzero è imputato per l’omicidio plurimo aggravato di 392 persone.
Oggi è il 27 gennaio e, internazionalmente, si è voluto che questa data fosse dedicata a commemorare le vittime dell’Olocausto.«So che cosa dice la gente del Giorno della memoria: “Che noia, basta con questi ebrei”. Tra qualche anno sulla Shoah ci sarà solo una riga sui libri di storia poi neanche più quella». Così Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, nei giorni scorsi è tornata con arguzia a pizzicare l’opinione pubblica. Noi, che nel marzo del 2013 eravamo saliti sul “treno delle memoria”, partito da Chiasso in direzione Auschwitz, per ripercorrere anche fisicamente il viaggio dei deportati, riproponiamo la nostra testimonianza.
Pressioni sul posto di lavoro, stress, necessità di conciliare vita professionale e familiare e oltretutto percependo salari bassi. Questa è la situazione che vivono molte donne in Svizzera. La presidente nazionale di Unia Vania Alleva illustra le rivendicazioni del più grande sindacato del paese in vista dello sciopero delle donne del 14 giugno 2023.
Luca Bondini. A tanti lettori il suo nome non dirà nulla, a molti altri certamente sì. Negli ultimi quattro decenni, Bondini ha consumato innumerevoli suole anti-infortunistiche nei cantieri del Luganese, parlando con centinaia e centinaia di operai, intervenendo sempre quando necessario a loro favore. Bondini incarna il sindacalista di base, la struttura portante su cui poggia tutta l'organizzazione collettiva dei lavoratori.
La disdetta dell’accordo amichevole sul telelavoro per i frontalieri da parte dell’Italia, arrivata non molte settimane prima rispetto alla sua scadenza del 31 gennaio 2023, preoccupa il mondo del lavoro e le imprese. Intervista al responsabile frontalieri della Cgil Giuseppe Augurusa.
Nel 2021, il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) ha chiuso con un nulla di fatto il filone svizzero dell’affare Magnitsky, dal nome dell’avvocato russo morto in carcere dopo avere scoperto una maxi frode da 230 milioni di dollari. Di recente, il Tribunale penale federale (Tpf) ha dato il via libera alla restituzione di buona parte del denaro sequestrato a tre cittadini russi che hanno partecipato alla truffa. Una decisione che giunge in un contesto di forte tensione con Mosca e che alimenta i dubbi sull’operato della giustizia svizzera in questa vicenda degna di un romanzo di spionaggio.
Andrea Crisanti, noto microbiologo italiano, per molti anni residente all’estero, è stato eletto a settembre in Senato nella ripartizione Europa della Circoscrizione estero. A dicembre lo abbiamo incontrato a Zurigo, durante un tour europeo che lo ha portato a incontrare le rappresentanze diplomatiche e le comunità italiane di diversi paesi, e in questi giorni lo abbiamo raggiunto di nuovo telefonicamente per un’intervista.
Stasera non dormo a casa. Già, e chi se la immagina una notte in mezzo alla strada in Svizzera? Eppure, il recente e primo studio nazionale ha accertato che il fenomeno dei senzatetto esiste anche nel nostro paese. Lo dicono i numeri lo dice la scienza: le persone senza una casa sono una presenza (nascosta) anche qui. «Un problema di povertà estrema che può essere prevenuto e combattuto anche attraverso servizi abitativi a bassa soglia» ci dice Jörg Dittman, responsabile del team di ricerca. Intanto, in queste settimane a Ginevra è stata attivata una hotline per chi cerca un alloggio d’urgenza. La sensazione è che in Svizzera la questione venga alla ribalta solo con il freddo per poi tornare a essere invisibile… C’è chi spera che la ricerca possa ora lanciare il dibattito politico.
La tradizionale conferenza stampa di inizio anno dell’Unione sindacale svizzera (Uss) mette sul tavolo le principali rivendicazioni per il 2023. Dopo l’inflazione record che ha segnato il 2022 e le insufficienti compensazioni salariali, per i sindacati è il momento di chiedere nuovi aumenti degli stipendi che compensino realmente l’aumento dei costi della vita. Chieste anche misure per contenere i costi dei premi dell’assicurazione malattia e per ridurre l’orario di lavoro. Il 2023, inoltre, sarà un anno di lotta: il 14 giugno è infatti previsto un nuovo sciopero delle donne.
Buone feste. «La notte tra domenica 25 e lunedì 26 dicembre abbiamo liberato, occupandolo temporaneamente, lo stabile in disuso dell’ex Caritas a Molino Nuovo lasciato deperire, come tanti altri, da vari anni. Oltre 300 persone sono passate, condividendo una ventata di libertà e ribadendo l’imperante bisogno di spazi d’autogestione e di libertà al di fuori del controllo statale». Il Centro sociale il Molino torna in strada a Lugano e riaccende i riflettori sul tema dell'autogestione.
Settemila volte no a estendere gli orari di apertura dei negozi. Il referendum lanciato dai sindacati Unia e Ocst è riuscito: le firme saranno consegnate alla Cancelleria dello Stato, giovedì 22 dicembre, a Bellinzona. Questo significa che, dopo le verifiche di prassi, gli elettori ticinesi saranno chiamati alle urne per esprimersi sull’ennesima riforma che tocca i lavoratori del commercio al dettaglio. Unia: «Soddisfatti del risultato. Avevamo promesso battaglia per difendere gli oltre 8'500 dipendenti nel commercio al dettaglio, settore già gravemente precarizzato, e lo abbiamo fatto».
Dopo un 2020 e un 2021 segnati dalla pandemia anche il 2022 è stato molto difficile. Un anno segnato dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze, umane e geopolitiche. Per parlarne ci siamo rivolti a l'ex senatore Dick Marty, voce libera e spirito critico, autore di rapporti internazionali che hanno messo in luce violazioni dei diritti umani in varie parti del pianeta. Ecco la nostra intervista di fine anno.
La Duferco di Lugano, uno dei principali commercianti di acciaio del mondo, è attualmente sotto processo a Bruxelles. La società e due suoi alti dirigenti sono accusati di avere corrotto alcuni funzionari congolesi, tra cui l’ex primo ministro Alphonse Muzito, tramite Serge Kubla, un ex politico belga di primo piano. Il dibattimento – apertosi la scorsa settimana e che si dovrebbe concludere oggi – permette di ripercorrere le maldestre avventure africane dell’impresa faro della piazza ticinese di trading di materie prime.
Il diavolo e l’acqua santa, Maurizio e Francesco. Correva l’anno 1949 quando la Congregazione del Sant’Ufficio promulgò il decreto con cui venivano scomunicati iscritti e simpatizzanti del Partito comunista italiano e di quei partiti che «fanno causa comune con esso», quindi i socialisti e i militanti, precisava il decreto, e chiunque fosse restato in organizzazioni come la Cgil, le Camere del Lavoro, l’Udi. Settantatre anni dopo il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha incontrato papa Bergoglio.
Cosa hanno in comune Renato Prunetti e Steve McQueen? Tutti e due, a loro modo, sono working class heroes, eroi della classe operaia, ed entrambi hanno subito gli effetti letali dell’amianto.
Da anni Sergio Ferrari vive a Berna dove svolge l’attività di giornalista e di militante sindacale. Nel 1978, quando l’Argentina vinse davanti al dittatore José Videla il suo primo Mondiale in casa, era imprigionato nel famigerato carcere di Coronda (ne abbiamo parlato qui). La vittoria ebbe un sapore agrodolce. Poi, nel 1986, visse la Coppa alzata da Diego Armando Maradona nell’anno della mano de Dios e del gol del siglo all’Inghilterra come un segno di speranza per l’intero continente sudamericano. Cosa significa, oggi, questa nuova vittoria per un Paese toccato da profonde difficoltà economiche e sociali? Intervista.
Il contratto di Olga* indicava 17 ore la settimana per una paga mensile di 1.100 franchi netti. Lei non lo sapeva, ma di vero c’era solo la paga. Nel periodo che ha resistito, ha puntualmente lavorato il doppio, se non il triplo delle ore settimanalmente previste. La titolare qualche dubbio avrebbe potuto averlo. Era una questione matematica. Se hai tre dipendenti per tre negozi in cui si vende abbigliamento per bambini nei centri commerciali di Sant’Antonino, Grancia e Serfontana, aperti sei giorni la settimana, è matematicamente impossibile riuscire a coprire le presenze senza infrangere la legge. Una dipendente ha lavorato 265 ore in un mese, un'altra 230 ore di media per sette mesi consecutivi.
Martedì 13 dicembre, è mattina, il nostro treno è arrivato a Boncourt, ultima stazione prima del confine francese. Il termometro è ben al di sotto dello zero e il freddo entra nelle ossa. La decisione della British American Tobacco (Bat) è stata rimandata a mercoledì, ma decidiamo comunque di recarci sul posto per cercare di capire che aria tira nel piccolo villaggio del Giura. La parte di paese a ridosso della stazione, fatta di eleganti villette monofamiliari e qualche stazione di servizio, è semideserta. Ci incamminiamo allora subito verso la zona industriale e incontriamo il postino di paese. A lui chiediamo cosa ne pensa dell’affaire Bat. Non è molto loquace, ma ci fa capire che la situazione è piuttosto grave: Boncourt dipende in gran parte dalle entrate fiscali della fabbrica di sigarette fondata nel 1820 dalla famiglia Burrus.
Dopo le mobilitazioni, dai delegati edili di Unia è arrivata l’approvazione all'accordo raggiunto al tavolo negoziale tra padronato e sindacato. Se vi è soddisfazione per aver respinto l'attacco padronale che voleva imporre una flessibilità estrema (si veda settimane da 58 ore), dall'assemblea di Unia non sono mancate le voci critiche su parti dell'accordo. Ne parliamo con Dario Cadenazzi, responsabile edilizia Unia Ticino e membro della delegazione nazionale alle trattative, facendo anche il punto sul ccl cantonale, in scadenza a fine anno.
«Vieni a goderti il primo Crypto-Natale di Lugano!».
La città di Lugano, dopo avere stretto il discusso crypto-accordo con El Salvador, promuove ora a tutto spiano il suo Plan ₿.
Dalle parole si è passati ai fatti e si promuove il turismo e lo shopping natalizio con una parabola innovativa: già, perché al McDonald’s, e nel centinaio di esercizi pubblici e commerciali che ha aderito all’iniziativa, non c’è bisogno di avere franchi svizzeri. No, rivoluzione!, a Lugano si può pagare con bitcoin, tether e, non dimentichiamo in Lvga, la moneta di cui si è dotata la città.
A un mese dal lancio dell’azione, sono stati però pochi i cittadini che hanno pagato i propri acquisti in criptovalute. Sarà per timore dopo il fallimento di FTX, una delle piattaforme di trading crypto più diffuse al mondo fino a qualche settimana fa? O per mancanza di dimestichezza con la pecunia tecnologica? Sarà il tempo a dirlo e a confermare o smentire l’ambizione di Lugano di trasformarsi in fulcro europeo delle criptovalute e con quali effetti e conseguenze.
Noi riproponiamo un’intervista fatta lo scorso mese di marzo, e pubblicata nel numero 5 del nostro giornale area, a Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo.
«A Coop 559 milioni di utili, ai lavoratori le briciole». Il titolo del volantino sindacale riassume il clima d’insoddisfazione che si respira tra il personale a Coop. Come nel caso di Migros, il secondo datore di lavoro per importanza del Paese non compenserà integralmente il rincaro fissato a 3,3% dall’autorità federale. Il Collettivo ticinese dei lavoratori Coop non si dà per vinto e promette battaglia.
Oggi, giovedì primo dicembre 2022, il Consiglio nazionale si chinerà sulla modifica costituzionale sull’imposizione speciale dei grandi gruppi di imprese. In accordo con l’Organizzazione della cooperazione e lo sviluppo (Ocse) il tasso d’imposizione delle multinazionali con una cifra d’affari di almeno 750 milioni di euro all’anno verrà fissato al 15%. In questo contesto, ecco che il Consiglio federale propone una nuova scappatoia fiscale: l’imposta sul tonnellaggio applicabile alle navi. A beneficiarne sarebbero una categoria di imprese – gli armatori e i grandi commercianti di materie prime – che di questi aiuti non hanno certo bisogno. Ecco perché.
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