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«Che età avrà la mia mamma? Visto com’è bella?» chiede Ciya, un vispo ragazzino mentre intreccia colorati braccialetti accovacciato su un letto, canticchiando una canzone. «Ho 28 anni e ho vissuto molte difficoltà» dice Zeynep da Gewer, nel nord del Kurdistan, che seduta a gambe incrociate versa del çay da una teiera argentata e fumante. «A quindici anni ho dovuto sposare un uomo vent’anni più grande di me che non mi lasciava uscire di casa», racconta la giovane poggiando su un tappeto rosso e blu una ciotola di caramelle. «Solo quando è nato Ciya ho scoperto come nascessero i bambini. Non avevo vestiti né per me, né per mio figlio, che picchiavo di continuo: lo avevo imparato dalle botte prese da mio marito. In fondo, anch’io ero una bambina».
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I ccl firmati dal sedicente sindacato Tisin con sette imprese giusto in tempo per evitare l'obbligo del salario minimo, sono validi o no? Le autorità cantonali hanno stilato un primo bilancio dei controlli sul rispetto del salario minimo, ma sul caso Tisin, le bocche rimangono cucite. Eppure qualche indizio lascia suppore che la risposta al quesito sia arrivata.
Con le sue «gravi mancanze, irregolarità e imprudenze» ha permesso il riciclaggio di 17,5 milioni di dollari d’origine criminale. Per questo Ferdinando Coda Nunziante, ex membro della Direzione generale della banca luganese Pkb, è stato condannato di recente dal Ministero pubblico della Confederazione (Mpc). L’ormai ex dirigente bancario è stato ritenuto colpevole di riciclaggio: per questo gli è stata inflitta una pena pecuniaria di 270.000 franchi sospesa per un periodo di prova di due anni. L’informazione è contenuta in un decreto d’accusa datato 23 maggio 2022 ed cresciuto in giudicato. Decreto che area ha potuto consultare e dal quale emergono le responsabilità dell’uomo nella vicenda che ha fatto arrivare in Ticino il denaro sporco della corruzione brasiliana.
Un migrante con la valigia in procinto di salire su un treno, uno stagionale in una buia baracca, muratori alle prese con la costruzione della nuova stazione centrale di Zurigo, militanti di sinistra in corteo nelle strade di Berna. L’immaginario legato alla storia della migrazione novecentesca in Svizzera è fortemente dominato da figure maschili, eppure la ricerca storica degli ultimi anni ci dice che le donne emigrate in Svizzera, durante tutto il Novecento, sono state una parte importante e tutt’altro che passiva del movimento migratorio proveniente soprattutto dal sud dell’Europa. A livello numerico le donne sono state una componente non così minoritaria. Anzi, nel decennio compreso tra il 1945 e il 1955 esse sono state addirittura in maggioranza rispetto agli uomini. Queste donne non erano soltanto mogli al seguito dei propri mariti, ma spesso persone intraprendenti che espatriavano da sole in cerca di lavoro.
Caccia ai miserabili! Vietato chiedere l’elemosina: un reato punibile pure con la detenzione. La storia della lotta alla mendicità in Svizzera è stantîa: seppur vecchia di secoli, continua imperterrita a perpetuarsi con Cantoni e Comuni – chi più, chi meno – che sfoggiano ordinanze per reprimere il fenomeno. Ora bisogna però fare i conti con una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che condanna le sanzioni sproporzionate che ledono la dignità umana di persone vulnerabili. E il Canton Vaud si trova ora a rivedere la sua legge sull’accattonaggio, perché... “fuorilegge”.
Anche quest’anno il 14 giugno migliaia di donne e uomini solidali si sono mobilitate/i in tutta la Svizzera per chiedere che finalmente si arrivi a una vera parità, sia a livello salariale che di lavoro non retribuito, e per opporsi con determinazione alla riforma Avs 21. Le donne si stanno già preparando a un nuovo grande sciopero nel 2023.
di Francesco Bonsaver“Ci sono luoghi dove l’eccellenza brilla” recita uno spot della Riri, leader mondiale nella produzione delle cerniere per le case di moda del lusso. Nessun dubbio sulla qualità dei prodotti, molti invece che brillino d’eccellenza i luoghi e le condizioni di chi li produce. Duecento e passa operaie della fabbrica Riri a Mendrisio che incrociano le braccia, non è cronaca di tutti i giorni nell’industria ticinese. Quanto successo quel mattino d’aprile, è un segno tangibile del livello di esasperazione raggiunta dalle maestranze. Ripercorriamo il percorso di costruzione operaia e sindacale sfociato nello sciopero col sostegno di Unia, per capirne i motivi, i risultati ottenuti e quelli auspicati.
La società statunitense BlackRock è il singolo azionista più importante della Svizzera. Nonostante ciò il suo impatto sulla nostra economia è poco dibattuto. Grazie ai dati elaborati da un collettivo di giornalisti e al parere di due esperti cerchiamo di fare un po’ di luce su questo mastodonte della “finanza dell’ombra”.
«Un contratto moderno, più leggero e flessibile» invoca Gianluca Lardi, presidente della Società svizzera impresari costruttori (Ssic), annunciando le rivendicazioni padronali in vista del rinnovo della Convenzione nazionale mantello dell’edilizia, in scadenza a fine anno. La parola “moderno” assume un significato diverso a seconda di quale bocca la pronuncia. Si potrebbe concepire moderna la riduzione dell’orario settimanale a profitto di una migliore qualità di vita familiare e sociale dei lavoratori. Per Lardi e associati il concetto di moderno è tutt’altra cosa: lavorare dieci ore al giorno sul cantiere.
In Svizzera si può decidere di abortire entro le prime 12 settimane di gravidanza, questo è quanto prevede la Legge dal 2002, dopo che il popolo ha ampiamente accolto il cosiddetto “regime dei termini” il 2 giugno di 20 anni fa. Il 2 giugno di quest'anno, la presidente dell’Organizzazione Salute Sessuale Svizzera, Léonore Porchet (Verdi/Vd), ha presentato un’iniziativa parlamentare per chiedere che finalmente l’aborto venga tolto dal Codice Penale e considerato come una questione di salute. Questo permetterà di liberare da stigmatizzazioni e disparità le donne che scelgono di interrompere una gravidanza. Abbiamo fatto il punto della situazione con Barbara Berger, direttrice di Salute Sessuale Svizzera.
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