Hanno scelto

Con una crescita economica annua dell’1 per cento e una crescita delle spese complessive per la protezione sociale del 4 per cento, bisogna scegliere: fra una Svizzera che privilegia il consumo individuale, riducendo i prelievi fiscali e gli oneri sociali, e una Svizzera che, come i paesi scandinavi, privilegia i beni collettivi (servizi pubblici e sicurezza sociale) . Con l’elezione di Blocher e Merz nel Consiglio federale, il Parlamento ha scelto la prima alternativa. I consumatori, soprattutto i più ricchi, avranno più soldi da spendere grazie alla minore pressione fiscale. Il prezzo per tutti sarà: meno servizi pubblici, meno sicurezza sociale, meno protezione ambientale, meno Stato, uno Stato diverso. Quest’ultimo punto merita attenzione: molti imprenditori, i finanzieri, i politici della destra esigono non solo il ridimensionamento della spesa pubblica, ma anche un suo orientamento diverso dalla tendenza prevalente negli ultimi decenni. Si può ripartire la spesa pubblica complessiva (Confederazione, cantoni e comuni) secondo le tre funzioni dello Stato: “sicurezza e coercizione” (giustizia, polizia, difesa, politica estera, amministrazione); “accumulazione” (sostegno della crescita: infrastrutture, energia, trasporti, telecomunicazioni, ricerca, tecnologia, formazione, promovimento economico); “legittimazione” (lo Stato legittima l’economia di mercato, la proprietà privata, il profitto, e anche sé stesso, tramite la politica sociale, la protezione ambientale, l’aiuto alle regioni periferiche). Ebbene, negli ultimi trent’anni si è assistito: al forte ridimensionamento della spesa pubblica destinata alla prima funzione (quella tradizionale, la sola ammessa dagli ultraliberisti) che è scesa dal 33 per cento del totale nel 1970 al 27 per cento nel 2000; al declino della funzione di accumulazione (dal 39 per cento al 34 per cento); alla forte crescita della funzione di legittimazione, che è diventata la più importante (dal 28 per cento al 39 per cento della spesa totale). In questa categoria domina la spesa sociosanitaria, salita dal 22 per cento al 32 per cento della spesa pubblica complessiva. È paradossale: da quando s’invoca il “meno Stato”, il suo peso non ha cessato di crescere e oggi lo Stato è più sociale! Se n’è accorto anche il Segretariato di Stato all’economia (Seco) che scrive, in un rapporto del 2002: «Non solo la quota dello Stato è aumentata, ma questa tendenza si è manifestata nelle funzioni la cui influenza positiva sulla crescita economica è la più contestabile». È proprio questo duplice fenomeno che non piace a Blocher, Merz e ai loro amici. I loro programmi esigono uno Stato più leggero, più autoritario (rafforzamento della sicurezza e coercizione), più mirato al sostegno dello sviluppo competitivo (funzione di accumulazione), meno orientato alla funzione di legittimazione (dopo la caduta del muro di Berlino il sistema è meno minacciato). Il Parlamento e il Consiglio federale hanno dunque scelto. Ma i cittadini possono bloccarli: con le manifestazioni e con i referendum contro il pacchetto fiscale della Confederazione e l’undicesima revisione dell’Avs, ed altri ancora.

Pubblicato il

19.12.2003 13:00
Martino Rossi