La Svizzera tedesca ha detto no e l’iniziativa “per premi meno onerosi” che prevedeva di porre un tetto massimo (pari al 10 per cento del reddito disponibile) ai premi di cassa malati è stata bocciata: dal 55,3% del popolo e da 16 Cantoni. Un risultato più netto di quello che i sondaggi lasciassero presagire e che rivela una profonda divisione del paese, secondo il classico Röstigraben: Romandia e Ticino (con il 57,5% di sì) favorevoli e Svizzera tedesca (con l’eccezione di Basilea Città) contraria, soprattutto nei piccoli cantoni più rurali della Svizzera centrale e orientale. “I premi continueranno a essere la preoccupazione principale della popolazione”, commenta con “delusione” il Partito socialista (PS), promotore dell’iniziativa, ribadendo però la necessità di “prendere sul serio il problema” e annunciando il lancio di un’iniziativa popolare per l’istituzione di una cassa malati pubblica. Nei cantoni dove ha prevalso il sì verranno inoltre promosse iniziative per introdurre dei meccanismi di limitazione dei premi, per cui si impegneranno anche i sindacati, scrive l’USS in una nota. Gli esempi dei cantoni Vaud e Grigioni (che già conoscono il principio del tetto ai premi), “mostrano che lo strumento funziona, in particolare a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, i pensionati e le famiglie”, afferma l’Unione sindacale svizzera, che dopo il no alle urne, chiede anche al Consiglio federale una rapida attuazione del controprogetto indiretto che obbliga i Cantoni ad aumentare i contributi per i sussidi ai premi di cassa malati. Un’accettazione dell’iniziativa “per premi meno onerosi” avrebbe sollevato “in modo significativo le persone con un reddito medio-basso e ora urge aumentare i salari per compensare le perdite di potere d’acquisto subite dai salariati negli scorsi anni e evitare il collasso finanziario di numerose famiglie”, afferma dal canto il suo il sindacato Unia, prendendo atto della bocciatura dell’iniziativa, ma sottolineando “l’urgenza di nuove soluzioni per una ripartizione equa dei costi all’interno della società” nonché l’inadeguatezza del sistema non solidale dei “premi pro capite, per cui sono le persone con un reddito medio-basso a pagare il prezzo più alto”. Di qui la necessità di aumenti salariali immediati e generalizzati, dopo che negli ultimi anni “centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori hanno subito perdite dei salari reali, in parte drastiche”. Si tratta di “scongiurare lo slittamento nella povertà di un numero crescente di persone”, afferma Unia dando appuntamento per una grande manifestazione per i salari che si terrà il 21 settembre a Berna. |
Le votazioni in Ticino Via libera alle misure di compensazione per le pensioni IPCT Come sul piano federale (dove la sconfitta sull’iniziativa sui premi è parzialmente compensata dal a quella sul freno ai costi e dall’approvazione della legge per un approvvigionamento elettrico sicuro attraverso le energie rinnovabili), anche a livello cantonale ticinese è in chiaroscuro il bilancio della domenica di votazione. L’accettazione, seppur risicata (50,5% di sì), delle misure di compensazione per le rendite pensionistiche per i dipendenti pubblici versate dall’IPCT (l’Istituto di previdenza cantonale ticinese) consente di tirare un sospiro di sollievo per la salvaguardia delle condizioni di lavoro di impiegati, docenti, operatori sociosanitari e sociali, agenti di custodia e poliziotti. «Siamo riusciti a convincere prima la politica e poi il popolo – ha commentato Enrico Quaresmini, portavoce della rete ErreDiPi -. Bisogna difendere le rendite, del pubblico, ma anche del privato. Un risultato tiratissimo, certo, ma sono contento per le 17 mila persone che vedono salvate le loro rendite. Un bel risultato per il nostro Cantone».
|