Guardare l’economia al macroscopio termodinamico

Il dubbio di pochi sta diventando l’interrogativo di molti: il nostro sistema economico è in grado di garantire un futuro per le generazioni a venire? Jeremy Rifkin, economista, sociologo e saggista nel suo ultimo libro L’età della resilienza appartiene alla schiera degli scettici: «L’economia tradizionale» (leggi mainstream) − afferma Rifkin − ha un «vizio fatale: essere ancora legata alla concezione Newtoniana dell’equilibrio, della reversibilità».


Rifkin fa suo il pensiero di I. Prigogine, Premio Nobel per la chimica nel 1977 per i suoi studi sulla termodinamica e i processi irreversibili. «L’idea della materia come sostrato immutabile e permanente è stata demolita − spiega Prigogine − la termodinamica porta a una concezione della materia in continuo divenire». Il secondo principio della termodinamica spiega infatti che ogni processo naturale è irreversibile e tende ad aumentare la sua entropia (e quella dell’ambiente in cui si trova). Ovvero i ghiaccioli in un bicchiere, una volta sciolti non ritornano spontaneamente ghiaccio.
La termodinamica ci dice anche che l’energia può assumere due stati qualitativamente diversi: 1) energia utilizzabile (o libera) sulla quale possiamo avere un controllo quasi totale; 2) energia inutilizzabile (o legata).


Un esempio per comprendere: bruciando un pezzo di carbone, questo emette calore, fumo e alla fine rimarrà un mucchietto di cenere. Secondo la termodinamica (legge della conservazione dell’energia) l’energia chimica racchiusa nel carbone non subisce né diminuzione né aumento: si è dissipata, è dispersa ed è inutilizzabile.


Il pensiero di Prigogine è stato cruciale per le scienze tutte, ma poco ascoltato da quella economica, salvo da una minoranza. Nello stesso periodo di Prigogine G. Roegen, matematico ed economista, affermava che da un punto di vista puramente fisico il processo economico non fa altro che trasformare risorse di valore (in termini fisici di bassa entropia) in rifiuti (alta entropia). La materia energetica assorbita dal processo economico è di bassa entropia, mentre la materia che ne esce è di alta entropia. Energia utilizzabile (libera) implica una certa struttura, comparabile − per usare l’esempio di Roegen − a quella d’un supermercato: le varie merci sono deposte in modo ordinato nelle scansie (latticini con latticini, carne con carne, frutta con frutta ecc.). L’energia inutilizzabile (legata) è come un supermercato dopo il passaggio di un tornado: tutta la merce vi è ancora, ma disposta in modo caotico e disordinato. È la ragione per la quale l’entropia si definisce anche come la misura del disordine.


Vi è che nessun organismo, compreso gli esseri umani, può produrre energia. Tutti gli organismi viventi (dai più semplici a quelli più complessi, quindi anche noi umani) vivono solo utilizzando la bassa entropia trovata nel loro ambiente immediato. Ciò significa che l’entropia globale del nostro globo è destinata a crescere. E crescerà più rapidamente, più aumenterà “il consumo” da parte dei viventi.  


E qui arriviamo al dunque. I comportamenti dell’uomo, a differenza di quelli degli altri esseri viventi, sono andati modificandosi nei millenni: dal mangiare roba cruda, al cuocere gli alimenti, addomesticare e allevare animali, costruire oggetti ecc. La rivoluzione industriale, a partire dall’800 (con l’invenzione della macchina a vapore, e le seguenti mosse da risorse fossili − petrolio, gas e uranio-plutonio − accelera il grande salto: sostituzione progressiva del lavoro fisico (umano e animale a bassa entropia) con quello delle macchine. Ovvero: un crescente consumo di risorse naturali ed energetiche che accelera l’aumento dell’entropia.
Nel ’600 Galileo non riuscì a convincere i dottori della chiesa cattolica a guardare il cielo con un telescopio: oggidì la maggioranza della comunità internazionale degli economisti non ha ancora accettato di scrutare l’economia terrestre con il “macroscopio termodinamico”. Per dirla con le parole di Ivan Illich: oggidì a rimpiazzare i preti sono gli economisti tradizionalisti.

Pubblicato il

22.03.2023 14:57
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