L’esercito israeliano (IDF) sta commettendo crimini di guerra a Gaza, come ha confermato Amnesty International. “IDF ha polverizzato strada per strada i palazzi di Gaza uccidendo i civili in massa e distruggendo infrastrutture essenziali. Gli attacchi israeliani hanno decimato famiglie palestinesi, causando una tale distruzione che i familiari hanno poco di più che macerie per ricordare i loro cari”, ha confermato il segretario generale di Amnesty, Agnès Callamard. A criticare gli attacchi israeliani su larga scala che vanno avanti, dopo l’avvio dell’operazione Tempesta di al-Aqsa, lanciata da Hamas il 7 ottobre, sono arrivate le parole, molto criticate da Israele, del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui gli attacchi di Hamas “non sono venuti dal nulla”. I palestinesi sono sottoposti ad una “soffocante occupazione”, ha aggiunto. Fin qui sono 5.800 i morti di cui 2.360 bambini, causati dai raid israeliani a Gaza, mentre 1.400 sono i morti israeliani. Nella Striscia stanno finendo le scorte di acqua, benzina, medicinali ed elettricità. Soltanto 34 camion con aiuti umanitari sono entrati a Gaza dall’Egitto mentre il presidente, Abdel Fattah al-Sisi, ha avvertito che non permetterà uno spostamento di massa dei palestinesi nel Sinai. Già 12 ospedali su 35 non funzionano più nella Striscia, dopo l’attacco del 17 ottobre all’ospedale al-Ahli che avrebbe causato centinaia di vittime, sebbene ci siano versioni opposte di Israele e Hamas sulle responsabilità del raid. Non solo, Israele prepara un’invasione di terra a Gaza, con il sostegno degli Stati Uniti, e con la proposta del presidente francese, Emmanuel Macron, che la coalizione internazionale contro lo Stato islamico (ISIS) appoggi Israele nella guerra contro Hamas. A spendere parole a sostegno del movimento che governa Gaza ci ha pensato il presidente russo. “Gli Usa non hanno mai tenuto in conto gli interessi palestinesi”, ha detto Vladimir Putin, mentre le autorità cinesi hanno aggiunto che il governo israeliano deve “cessare la punizione collettiva del popolo di Gaza”. Non solo, le autorità iraniane hanno continuato a lanciare avvertimenti sui rischi che si perda il controllo del conflitto. Secondo il ministro degli Esteri di Teheran, il “fronte della resistenza” (che include Hamas e Hezbollah) potrebbe lanciare “azioni preventive” se gli israeliani non fermano i “crimini di guerra contro i palestinesi”. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha accusato l’Iran di facilitare gli attacchi contro le basi statunitensi in Medio Oriente avvertendo di una possibile estensione del conflitto. Il Libano è il primo paese che subirebbe questa escalation. Per giorni sono andati avanti lanci di missili del movimento sciita Hezbollah nel Nord di Israele, causando la morte di 7 militari. I raid israeliani nel Sud del Libano hanno ucciso il reporter di Reuters, Issam Abdallah (21 sono i giornalisti morti finora nel conflitto), 27 sono i combattenti di Hezbollah e 11 i militanti palestinesi di altri gruppi uccisi, 20mila gli sfollati mentre è stata evacuata tutta l’area al confine da entrambi i paesi. La guerra per procura tra Israele e Iran va avanti in Siria con gli attacchi israeliani agli aeroporti di Damasco e Aleppo. Anche le basi Usa in Iraq sono state prese di mira, mentre una nave militare statunitense ha intercettato un raid nello Yemen. Non solo, dopo l’attacco del 7 ottobre, l’accordo tra Arabia Saudita e Stati Uniti sembra appartenere al passato perché, al di là della solita retorica anti-israeliana della guida suprema iraniana, Ali Khamenei, è arrivato un colloquio telefonico senza precedenti tra il principe ereditario saudita, Mohamed Bin Salman, e il presidente iraniano, Ebrahim Raisi. Dopo l’avvio dei colloqui per il riavvicinamento tra i due paesi dello scorso marzo, i due leader hanno espresso l’impegno comune per fermare l’escalation del conflitto in corso e il pieno sostegno alla causa palestinese. |